Sintesi dell’incontro su Buonaiuti del 27 aprile a Bologna

 

                Nei confronti di Ernesto Buonaiuti in tutto il mondo cattolico c’è ancora una  completa damnatio memoriae, tanto impietosa quanto fu l’accanimento nei suoi confronti da vivo fino alla sua morte sessant’anni fa, il 20 aprile 1946 a Roma. In questa ricorrenza l’unica occasione di ricordo è stata quella organizzata a Bologna il 27 aprile dalla Fondazione “Romolo Murri” e da “Noi Siamo Chiesa” con l’adesione delle Comunità di base, di “Adista”, di Confronti e di “Tempi di fraternità”. Significativo il titolo del ricordo del principale protagonista del modernismo italiano: “Ernesto Buonaiuti, un profeta inascoltato nella Chiesa” . Dopo l’introduzione di Alfonso Botti, Vittorio Bellavite di “Noi Siamo Chiesa” ha fatto presente che c’è nel mondo cattolico una sovrabbondanza di anniversari, di proposte di santi, di trionfalismi sui “modelli” che qualche volta cercano di “inquinare” anche il ricordo di quanti furono emarginati in vita ( Milani, Mazzolari, La Pira….); e poi c’è il silenzio indecente su quanti furono allontanati (Buonaiuti appunto) o costretti alla rottura.

                Lorenzo Bedeschi ha poi fatto una magistrale ricostruzione del circuito di discepoli di cui fu circondato Buonaiuti,  ricordando che egli  non va riscoperto solo per quanto ha detto ma anche per la sua santità .Lo storico Rocco Cerrato ha tenuto la relazione centrale. I punti centrali del pensiero di Buonaiuti sono la centralità del Regno di Dio nell’esperienza cristiana, la caratteristiche escatologiche del Regno, il confronto con la Parola e il confronto tra la Chiesa e le prospettive del Regno. Cerrato si è poi soffermato sul rapporto tra fede e politica nel modernismo e in Buonaiuti (la denuncia profetica della fede rispetto alla politica) ed il suo rifiuto del fascismo  che lo privò definitivamente della cattedra universitaria. Tutti i problemi posti da Buonaiuti  sono ancora i problemi di fronte ai quali si trova oggi il credente consapevole.  Franco Barbero, dopo aver ricordato l’importanza del Buonaiuti nella sua formazione personale,  ha poi affermato che il messaggio di Buonaiuti è ancora indigesto ( lo stesso Gibellini nella sua storia della teologia del ventesimo secolo lo ignora) e che sono ancora aperte le questioni da lui poste come il rapporto con la modernità, l’uso del metodo storicocritico, l’autonomia della ricerca storica, la storicità delle formule dogmatiche, il problema della transustanziazione , la libertà della ricerca teologica. Infine Sergio Ribet , della chiesa valdese, ha ricordato discussioni ed interventi di Buonaiuti in relazione con alcune pubblicazioni della ricerca teologica evangelica. Il dibattito successivo è stato privo di qualsiasi spirito agiografico ma però espressione di grande stima per la ricchezza e l’attualità del pensiero e del percorso di Buonaiuti, ritenuto un maestro da riprendere e riscoprire.

Tra gli interrogativi emersi quello del suo fortissimo senso di appartenenza alla Chiesa cattolica che gli impedirono di pensare a un passaggio al protestantesimo, le cui chiese però molto lo aiutarono, anche materialmente, ascoltandone il messaggio con grande attenzione.