ASSEMBLEA MONDIALE DI HARARE:

MALESSERE, PROBLEMI E GIOIE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE

HARARE-ADISTA. (dall'inviato) "Rivolgetevi a Dio. Rallegratevi nella speranza>. Questo il tema della VIII Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), svoltasi ad Harare, Zìmbabwe, dal 3 al 14 dicembre, presenti 966 delegati - con diritto di voto - di 331 Chiese del mondo e poi, a vario titolo, rappresentanti delle Chiese associate (collaborano, ma non sono membri del Cec), ospiti, osservatori (tra questi, 23 della Chiesa cattolica romana, guidati da mons. Mario Conti vescovo di Aberdeen, Scozia, co-moderatore del gruppo misto di lavoro Chiesa cattolica-Cec), consiglieri, assistenti, staff di Ginevra, e circa 300 giornalisti. Complessivamente, quasi 4.000 persone. Dopo il solenne culto (non eucaristico) di apertura, hanno introdotto i lavori in assemblea plenaria il segretario generale del Cec, Konrad Raiser, luterano tedesco, ed Aram I, catholicos di Cilicia degli Armeni (Libano), moderatore del Comitato centrale (150 persone che tra un'Assemblea e l'altra rappresentano il "vertice" del Consiglio che ha sede a Ginevra). Nei loro rapporti, Raiser ed Aram hanno esposto problemi, realizzazioni, difficoltà, aspettative del Cec, a cinquant'anni dalla sua fondazione (Amsterdam, 1948), ed in particolare le questioni sorte dall'ultima Assemblea generale, la VII (Canberra, 1991). Tutti i convenuti - delegati e no - si sono quindi suddivisi in circa seicento padare (in shona, una lingua dello Zimbabwe, luogo di incontro), che per alcuni giorni hanno discusso, liberamente e informalmente, di moltissimi temi ecclesiologici, sociali, culturali. Quindi è ripresa la parte ufficiale e formale dell'Assemblea, con dibattiti in aula, discussione ed approvazione di vari documenti e risoluzioni. In plenaria è stata anche presentata la "Lettera~ - che denuncia il persistente maschilismo diffuso nelle Chiese - inviata all'Assemblea dalle mille donne convenute in un Festival ad Harare, dal 27 al 30 novembre, per celebrare la conclusione del "Decennio di solidarietà delle Chiese con le donne", iniziativa varata proprio dal Cec nel 1988. Dei vari documenti approvati dall'Assemblea, pubblichiamo, quì di seguito, tre integralmente, in una nostra traduzione: il messaggio finale e i documenti sull'Africa e sul debito estero. Ad Harare altre otto Chiese d'Asia e d'Africa, legate alla tradizione protestante, sono state accolte come membri del Cec, che ora è quindi composto da 339 Chiese. Non ammessa, invece, la "Celestial Church of Christ> della Nigeria - sei milioni di fedeli, legata alle Chiese indipendenti africane - perché consentirebbe la poligamia. Quello dell'aumento delle Chiese-membro del Cec è uno dei problemi che alimentano il malessere delle Chiese ortodosse contro il Consiglio. Contrastandone la linea "politica" ed "ecclesiologica", due Chiese ortodosse sono già uscite dal Cec (quella georgiana nel '97 e quella bulgara nell'aprile '98). Tra l'altro, le Chiese ortodosse uscite, e quelle rimaste, dicono appunto che nel suo insieme l'Ortodossia sarà sempre, e in crescendo, minoranza nel Cec, perché il loro numero non può aumentare, mentre sono centinaia le Chiese di tradizione protestante, o vicine alle Chiese indipendenti, che possono chiedere di entrare nel Cec. Ancora, la Chiesa russa, con i suoi cento milioni di fedeli, è la più numerosa tra le Chiese del Cec; eppure essa nel Comitato centrale e nelle Assemblee generali ha solo qualche delegato in più di una Chiesa con cinquantamila fedeli, rappresentata da un delegato. Così ad Harare, complessivamente, le due famiglie ortodosse (quelle di rito bizantino, e in comunione con il patriarca di Costantinopoli,primus inter pares, e le antiche Chiese orientali, non in comunione con le prime, e cioè l'armena, la copta, la sira con i loro vari rami) avevano circa 130 delegati, contro gli 830 appartenenti a Chiese di tradizione protestante o anglicana, o ad alcune Chiese indipendenti. Il 13 dicembre l'Assemblea di Harare ha avuto un ospite di eccezione: Nelson Mandela. Il presidente sudafricano ha ringraziato il Cec che nel '69 avviò il "Programma di lotta contro il razzismo" per sostenere i movimenti di liberazione contro il regime razzista di Pretoria. ed ha aggiunto: "Oggi il Cec è chiamato a mostrare lo stesso impegno nella nuova e più difficile battaglia per lo sviluppo ed il rafforzamento della democrazia... La distanza tra i ricchi ed i poveri nel mondo sta aumentando invece di diminuire. Mentre entriamo in un nuovo millennio, centrale è la sfida per sradicare la povertà ed il sottosviluppo. Il Cec fa parte del quadro dei leaders che possono attuare questo formidabile compito".

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