NATALE: ATTEGGIAMENTO DI PENTIMENTO, SEGNI DI RICONCILIAZIONE

di Konrad Raiser

Pubblichiamo il "Messaggio di Natale 1999" del pastore Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).

Le celebrazioni della nascita di Gesù di Nazaret che le chiese cristiane del mondo stanno preparando quest'anno sono inevitabilmente segnate dall'avvicinarsi della fine di un secolo e dall'alba di un nuovo millennio.

Betlemme sarà scenario di una importante commemorazione dei duemila anni passati dalla nascita di Gesù, trasmessa dalle TV in tutto il mondo.

Innumerevoli pellegrini cristiani sono attesi a Nazaret, Gerusalemme e molti altri luoghi legati alla vita di Gesù. Ma questo sarà un Natale speciale ovunque. Persino persone che non appartengono ad alcuna chiesa saranno attratte dalla luce che brilla da colui che i cristiani confessano come Figlio unigenito di Dio, entrato nella storia umana.

Poiché il cambio di secolo e di millennio ha un cosi' forte potere simbolico, pubbliche celebrazioni rumorose e scintillanti intorno a questa pietra miliare finiranno per mettere in ombra, in molti luoghi, il ricordo della natività di Gesù. Tuttavia, nonostante le celebrazioni, molti entreranno nel nuovo millennio con ansietà e paura dell'ignoto. Anche dopo duemila anni, la vita e il messaggio di questo figlio del popolo ebraico continuano ad attrarre donne e uomini che cercano in lui la fonte di speranza e certezza per le loro esistenze. E mentre la storia é continuata, con tutte le sue glorie e le sue vergogne, il suo annuncio della venuta del regno di Dio ha reso la gente capace di affrontare il futuro con fiducia, ponendo al tempo stesso una sfida a tutte le forme di potere umano.

Ma ogni commemorazione fedele e onesta della nascita di Gesù da parte delle chiese cristiane - le comunità di coloro che si sono impegnati a seguire la vita di Gesù - deve essere accompagnata da un atteggiamento di pentimento. Perché, mentre i cristiani hanno portato il suo messaggio, il Vangelo, fino alle estremità della terra, nelle loro vite spesso sono

stati tentati di seguire altre vie. Il millennio che sta per chiudersi é stato un periodo di divisione cristiana, di conflitto e condanna reciproca.

Il desiderio di diffondere o difendere una cultura e civiltà cristiana ha generato violenza e guerra, ingiustizia e oppressione. E il secolo che sta terminando, che ha visto l'emergere del movimento ecumenico e la crescita di un senso di comunione fra i seguaci di Gesù Cristo, é stato tuttavia il periodo più violento della storia umana. Non possiamo commemorare questa nascita a Betlemme senza riflettere sulla "Shoah" che resterà per sempre impressa nella memoria del popolo da cui Gesù venne.

Nello spirito di Gesù di Nazaret il nostro messaggio a Natale, quest'anno, dovrebbe essere un messaggio di riconciliazione: riconciliazione fra cristiani, ebrei e musulmani in Israele e

Palestina, in un momento in cui il processo di pace sta entrando nella fase finale; riconciliazione fra cristiani e musulmani in Indonesia, Nigeria, Pakistan, Bosnia e Kosovo; riconciliazione tra cristiani, musulmani e indù in India; e riconciliazione tra i membri della famiglia cristiana in tutto il mondo. Passi significativi sono stati intrapresi durante gli ultimi anni di questo

secolo verso il superamento delle fonti di divisione dei cristiani. Questi passi devono continuare. Poiché a loro é stato affidato un ministero di riconciliazione, le chiese devono iniziare da casa loro. Solo allora saranno capaci di portare agli altri la luce che hanno ricevuto in Gesù Cristo. Poiché in lui "era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La

luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta" (Giovanni

1,4-5). Possa questa luce risplendere mentre celebriamo il Natale, quest'anno.




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