Il pastore valdese Paolo Ricca sul dopo-Harare -

Una conferenza a Milano

 

Il pastore valdese Paolo Ricca invitato dal S.A.E. ( Segretariato Attività Ecumeniche) ha tenuto il 31 maggio a Milano una conferenza presso i gesuiti di S. Fedele dei Gesuiti su "Dopo l'Assemblea di Harare" .

Ricca ha preliminarmente ringraziato il S.A.E. per aver dato visibilità alla "comunità ecumenica" e per l'attenzione nei confronti del C.E.C. ( Consiglio Ecumenico delle Chiese).

L'Assemblea del CEC tenutasi in dicembre ad Harare (Zimbabwe) - ha detto Ricca- è stata caratterizzata dalla sobrietà dei risultati e dall'assenza di euforia . Essa ha segnato la fine delle speranze ecumeniche che erano sorte con il Concilio Ecumenico Vaticano II ed ha constatato molte difficoltà e molti ostacoli . Ricca ha ricordato quali erano state le speranze degli anni '60 :

- la conversione all'ecumenismo della Chiesa cattolica ,ultima a porsi veramente in questa prospettiva ;

- il riconoscimento dell'unicità del movimento ecumenico da parte della Chiesa cattolica ( "il mio cristianesimo è oltre me " );

- il riconoscimento generale che il CEC era lo strumento privilegiato, la struttura più importante del movimento ecumenico;

- la convinzione diffusa che ogni cristiano, ogni Chiesa dovesse "ecumenizzare la propria identità"

Alla fine degli anni '70 la situazione cambia ed il CEC ha difficoltà serie nello svolgere la sua funzione per cause sia esterne che interne. La Chiesa cattolica decide di non entrare nel CEC ; è una prima incrinatura nelle speranze . Inoltre si verifica una crescita tumultuosa delle chiese e dei movimenti di tipo pentecostale che sono in gran parte allergici per natura a discorsi di tipo ecumenico ; o perlomeno hanno come preoccupazione secondaria quella dell'ecumenismo perché -sostengono- prima bisogna annunciare la Parola ed affermarsi, poi eventualmente dialogare.
Le cause interne delle difficoltà del CEC ( e indirettamente di tutto il movimento ecumenico) sono le accuse che gli vengono rivolte di essere sotto l'egemonia delle Chiese protestanti e di essere troppo "liberale" soprattutto in materia di etica. Inoltre dopo il 1989 ed il crollo dei regimi comunisti si è sviluppato nei paesi dell'Est tradizionalmente ortodossi un forte proselitismo sia cattolico che protestante. Ciò ha comportato il tentativo di insediare in quei paesi le istituzioni (parrocchie, ordini religiosi ....) delle Chiese dell'Ovest .E' esistito ed esiste il rischio che le Chiese ortodosse lascino il CEC e si allontanino dal movimento ecumenico come si era sviluppato nella seconda metà del secolo.

Per affrontare queste difficoltà ad Harare è stata istituita una Commissione mista (evangelici ed ortodossi) che dovrà anzitutto discutere della struttura del CEC e rivederne lo stile . In relazione a questo tentativo di mediazione le Chiese ortodosse si riservano di decidere la loro maggiore o minore presenza nel CEC .
L'Assemblea di Harare si è conclusa - secondo Ricca- senza una comune visione del CEC sia per dissensi teologici ( l'apostolicità delle Chiese) che missionari ( il problema del proselitismo e del rapporto con le culture diverse) ed etici ( per esempio sul problema della bioetica).

La riformulazione dei compiti del CEC dovrà fare emergere che i veri soggetti dei rapporti ecumenici sono le Chiese ed il CEC è il loro strumento ( in questo senso esso perderà il protagonismo avuto in passato) L'iniziativa ecumenica partirà dalle Chiese che si caricheranno di responsabilità.

Il CEC dovrà essere di più una struttura di servizio e di promozione della ricerca.

Questo itinerario potrebbe dare vita a un Forum come nuova forma per dare visibilità alla comunità ecumenica e per andare oltre le prigionie istituzionali delle varie Chiese .
Ricca ha concluso sostenendo che, dopo Harare, si possono ipotizzare e proporre tre tappe : quella dell'accoglienza ( degli uni verso gli altri , per portare il peso ed il dono dell'altro, per l'ospitalità eucaristica ), quella del riconoscimento ("dopo secoli di separazione non ci conosciamo", accettazione dei reciproci ministeri, della diversità della cena e del battesimo)

e quella della riconciliazione ( assunzione comune della nostra storia passata e assoluzione reciproca ,comunione di fede nell'essenziale per darci un futuro di opere buone insieme ).




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