Le critiche di "NOI SIAMO CHIESA al discorso del Papa ai Vescovi tedeschi Il "Movimento internazionale 'Noi siamo Chiesa'" (IMWAC, in sigla inglese) non condivide le affermazioni fatte da Giovanni Paolo II nel suo discorso del 20 novembre ad un gruppo di vescovi tedeschi. Un discorso che, per i temi affrontati, e per lo stile di diktat con cui è Il papa, ancora, riafferma che il suo no alla ordinazione sacerdotale della donna "riveste il carattere di quella infallibilità che è legata al magistero ordinario e universale della Chiesa, del quale già parlava la 'Lumen gentium' (Concilio Vaticano II) ed al quale ho dato forma giuridica nel motu proprio 'Ad tuendam fidem' (1998):'Ogni qual volta i vescovi, presi ad uno ad uno, o anche dispersi per il mondo, ma conservando il vincolo della comunione tra di loro e con il successore di Pietro, si accordano per insegnare autenticamente che una dottrina concernente la fede e i costumi si impone in maniera assoluta, allora esprimono infallibilmente la dottrina di Cristo'". Noi condividiamo le parole del Concilio, ma non quelle del motu proprio, ed osserviamo che papa Wojtyla non ha affatto chiesto espressamente, a ciascuno ed a tutti i vescovi, il loro parere sul problema della donna-prete. Infatti, senza ascoltare coralmente l'episcopato, il pontefice il 22 maggio '94 ha pubblicato la lettera apostolica "Ordinatio sacerdotalis", in cui afferma: "Dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale, e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa". Con il suo discorso il papa ha dunque tentato una volta ancora di spegnere in modo autoritario un dibattito che deve invece proseguire alla luce del sole, nella libertà e nella responsabilità. Per parte nostra, per quello che possiamo, continueremo a sollevare questo problema, come tutti gli altri su cui da tempo ci interroghiamo, partendo dal principio - antichissimo, pacifico nella Chiesa indivisa del primo millennio, ma stranamente sempre dimenticato da un papa pur legato alla "tradizione" - che anche nella Chiesa "ciò che tutti tocca, da tutti deve essere discusso". Il nostro movimento non presume di avere la verità in tasca. Per questo lavoriamo per una Chiesa romana ove siano approntati modi e strumenti per dibattere insieme sui problemi che sorgono, ciascuno con la sua sensibilità, i suoi orientamenti, i suoi carismi. Solo da un tale confronto, con l'aiuto dello Spirito santo, potranno scaturire orientamenti condivisi per riformare le strutture storiche e la prassi disciplinare della Chiesa romana che non rispondono più alle esigenze dei tempi. Compiere questo lavoro non è negare il "mistero" della Chiesa, ma assumersi in prima persona responsabilità non delegabili per cercare di discernere oggi la volontà del Signore per la sua Chiesa. Sotto questo pontificato le porte di San Pietro appaiono chiuse ad un dibattito reale sullo stato della Chiesa cattolica romana, e aperte solo per manifestazioni trionfalistiche, come quelle che si prevedono per l'imminente Giubileo. Ma noi abbiamo fiducia che, in un prossimo futuro, queste porte si apriranno, e l'intero popolo di Dio, in un Sinodo o in un Concilio, certo presieduto dal papa, potrà interrogarsi per sapere "che cosa oggi dice lo Spirito santo alle Chiese", per chiedere a Dio la grazia di attuarlo. NOI SIAMO CHIESA Roma Novembre 1999 |