Mons.Nicora contro "Noi Siamo Chiesa"
Un mese dopo l'inizio della raccolta in Italia delle firme di consenso all'Appello dal popolo di Dio" ,il 7-3-'96 Mons. Attilio Nicora, allora Vescovo di Verona (attualmente ha lasciato la Diocesi ed è ritornato ad occuparsi presso la CEI delle questioni che riguardano l'applicazione degli accordi concordatari) ha inviato al clero della Diocesi la lettera qui di seguito integralmente riportata . Questa presa di posizione così esplicita -priva di capacità di dialogo ma densa di disposizioni disciplinari per chi avesse voluto prendere in considerazione l'Appello -non è stata seguita da altre di analogo tenore da parte di altri Vescovi ( a quanto ci risulta).. La CEI ha poi dato l'indicazione -probabilmente con una esplicita direttiva interna- di ignorare "Noi siamo Chiesa" creando su tutti gli strumenti di comunicazione del mondo cattolico una cortina di silenzio attorno alle sue posizioni ed alle sue iniziative che vengono quindi diffuse con grande difficoltà . Ma i problemi posti da "Noi Siamo Chiesa" sono problemi reali di tutti i credenti che partecipano alla vita della comunità ecclesiale ;essi non si eliminano ignorando chi si assume la fatica di porli con schiettezza. Lettera al clero della Diocesi di Verona Carissimo, a) I'iniziativa è inaccettabile nel metodo: come impostata, rivela una mentalità "democraticistica" mutuata da schemi mondani, che contrasta con la logica della "com munio" insegnata dal Concilio Vaticano II, la quale è carismatica e ministeriale ma anche gerarchica. A parte che a una raccolta di firme se ne potrebbe contrapporre un'altra, di esito probabilmente assai più significativo, quando addirittura non capitasse che si muovano gruppi oltranzisti di segno opposto, ciò che deve apparire evidente è che non è questo il modo di vivere e di crescere proprio di una comunità cristiana: la comunione si edifica nella preghiera comune, nell'ascolto della Parola di Dio letta con la grande tradizione della Chiesa, nel riferimento cordiale al Magistero del Papa e dei Vescovi che rendono il servizio della garanzia della retta interpretazione e della traduzione concreta e attualizzata di quella Parola, nell'ap porto derivante da un'autentica passione evangelizzatrice, da un pacato dialogo fraterno, dalla valorizzazione delle diverse strutture di corresponsabilità pastorale e di coordinamento delle aggregazioni di apostolato, dall'umile riconoscimento della propria inevitabile "parzialità" rispetto alla ricca varietà dell'unica Chiesa che ci è madre; e si potrebbe continuare. Esperienza molto positiva - pur con qualche comprensibile limite - è stata in questo senso il recente Convegno ecclesiale di Palermo, che ha provvidamente anticipato questa improvvida iniziativa e in qualche modo l'ha resa marginale e superata. b) L'iniziativa è inaccettabile in molti suoi contenuti: eccezion fatta per un paio di punti (dei quali, peraltro, sarebbero da ben capire la formulazione e l'intenzione), la maggior parte delle questioni poste appella a soluzioni contrastanti con la dottrina della Chiesa o a profili, non meramente disciplinari, sui quali i recenti Sinodi dei Vescovi e diverse Esortazioni post-sinodali ed Encicliche papali hanno in questi anni riconfermato con ampia motivazione gli indirizzi costanti del Magistero cattolico. Spiace poi rilevare lo "spirito" che attraversa molte proposizioni: si ha netta l'impressione che, inconsapevolmente, si finisca per chiedere l'adeguamento del Vangelo alla vita invece che la conformazione, ardua ma limpida e appassionata, della vita al Vangelo dell'unico Salvatore, Gesù Cristo. Non a caso, del resto, l'iniziativa è nata in Paesi che conoscono una forte, dolorosa estenuazione della presenza ecclesiale e nei quali alcuni rischiano di reagire alla crisi "correndo dietro al mondo" invece che rilanciando con umile fierezza la novità originale del Vangelo. Ritengo perciò mio dovere di chiedere a voi, presbiteri e diaconi della Chiesa veronese, miei qualificati cooperatori nell'esercizio della missione apostolica, di operare con saggezza e fermezza perché l'iniziativa di cui si ha notizia non trovi alcuna accoglienza tra noi, illuminando e confermando i fedeli, se occorre, anzitutto con la limpida chiarezza del vostro atteggiamento e poi con un magistero appropriato di discernimento evangelico. In particolare, ai parroci e ai vicari foranei do i seguenti indirizzi: non si ammettano eventuali punti di raccolta delle firme in ambiti di pertinenza parrocchiale; non si accetti che l'iniziativa e i suoi contenuti vengano posti all'ordine del giorno del consiglio pastorale parrocchiale o vicariale; si avvertano le aggregazioni cattoliche e i gruppi di volontariato di ispirazione cristiana di vigilare per non esser implicati nell'iniziativa stessa, l'adesione alla quale renderebbe incompatibile il riconoscimento de1la loro "appartenenza~ alla comunità cristiana. Mi auguro che, grazie anche alla vostra intelligente collaborazione, questo episodio risulti davvero marginale e passeggero, per il bene dell'unità della nostra Chiesa veronese. A seguito della discussione approfondita svolta nel Consiglio Presbiterale diocesano si sta ultimando la definizione dello statuto del nuovo Consiglio pastorale diocesano, che andremo presto a costituire: è questa - unitamente a quella dell'effettiva costituzione dei consigli pastorali parrocchiali e della valorizazione dei consigli pastorali vicariali e delle rispettive commissioni - la strada autentica da seguire per una più ricca partecipazione ecclesiale. Altri problemi potranno trovare il luogo naturale di espressione anche nella prossima Assemblea del Clero diocesano, per la quale mi permetto di sollecitare i contributi preparatori richiesti attraverso il questionario che vi è pervenuto. Il beato Daniele Comboni, la cui formidabile efficacia evangelizzatrice fu pari alla sua fedeltà assoluta alla dottrina cattolica e al suo amore senza misura per la Chiesa e per il Papa, ci insegni la via della verità e della carità e renda fecondo il nostro servizio pastorale. Abbi, con la mia stima e il mio affetto, una larga benedizione dal Signore.
Attilio Nicora, vescovo di Verona. |