Suor Gramick: "Ho subito un processo ingiusto, un processo alla coscienza"

"Sono angosciata e profondamente turbata per il fatto che la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha deciso che mi debba essere permanentemente vietato qualsiasi lavoro pastorale con persone lesbiche o gay e con i loro genitori. Molti miei amici, colleghi e consorelle sono feriti, confusi e profondamente addolorati dall'azione della CDF. Questa dichiarazione intende chiarire la mia situazione a loro e a tutta la comunità cattolica che amo intensamente. Mi sono sentita chiamata al ministero rivolto a gay e lesbiche fin dal 1971, quando ho incontrato un gay durante i miei studi all'Università di Pennsylvania. La sua domanda: "Che cosa sta facendo la Chiesa per i miei fratelli e sorelle gay e lesbiche?" è diventato per me l'invito di Dio a contribuire a correggere le ingiustizie della nostra società e della Chiesa nei confronti di questo gruppo di esclusi. Essa ha cambiato l'intero orientamento della mia vita. Il giudizio severo della CDF mi porta ad una nuova fase della mia vita riguardo a questo ministero. Credo fermamente nella necessità dell'autorità e rispetto coloro che sono impegnati nell'esercizio di essa. Allo stesso tempo, la mia esperienza in questa investigazione è stata che non si è reso un servizio alla giustizia per una assenza di procedure eque e aperte. Il popolo di Dio merita udienze e processi imparziali per ogni accusato. C'è un conflitto di interesse quando un'istituzione ricopre i ruoli di accusatore, giuria e giudice nello stesso caso giudiziario, come è accaduto con l'investigazione vaticana sul mio ministero. Ciò che è iniziato come un'inchiesta sulle mie affermazioni pubbliche e sui miei scritti riguardo all'omosessualità si è trasformato, alla fine, in un'interrogazione sulle mie personali convinzioni interiori sul tema. Le mie convinzioni interiori sono state accantonate, nelle udienze della Commissione vaticana dopo che il cardinale Adam Maida, presidente della Commissione, che mi ha rivolto domande su di esse, riconobbe subito che "forse non è corretto chiedere questo". Sono pronta a proclamare il mio assenso a tutte le dottrine centrali della nostra fede. Ma la mia condizione di religiosa che ha preso i voti, e di ministro pastorale con una veste pubblica, non dovrebbe privarmi del diritto che ha ogni credente di mantenere la privacy della propria coscienza morale in questioni che non sono centrali nella nostra fede. Intromettersi, senza invito, nel santuario della coscienza di un`altro è sia irrispettoso sia sbagliato. Mi sono astenuta dal fare dichiarazioni pubbliche sulle mie posizioni personali sul comportamento e l'orientamento omosessuali perché queste sono i settori di disputa tra il Magistero e i cattolici gay e lesbiche. In quanto costruttrice di ponti, ho cercato di tenere le mie convinzioni personali sui temi controversi il più possibile sullo sfondo. Ho cercato di seguire il modello di ricerca di un"terreno comune"del Card. Bernardin. Ho cercato di presentare gli insegnamenti del Magistero in modo responsabile e rispettosoEssi sono contenuti in primo luogo nel libro "Voices of Hope: a Collection of Positive Catholic Writing on Gay and Lesbian Issues".

Allo stesso tempo, ho cercato di esporre le preoccupazioni e le posizioni di gay e lesbiche cattolici contenute principalmente nel libro "Building Bridges: Gay and Lesbian Reality and the Catholic Church". La mia speranza era, ed è ancora, di fare da mediatrice. Enfatizzare l'insegnamento sull'orientamento e gli atti omosessuali oscurando l'insegnamento della nostra Chiesa sulla dignità umana delle persone gay e lesbiche e sui loro diritti di cristiani battezzati fa perdere di vista il messaggio fondamentale del Vangelo di Gesù di amore e dicompassione. L'insegnamento della Chiesa sull'immoralità della violenza, del pregiudizio, della discriminazione e sui diritti umani, civili ed ecclesiali di gay e lesbiche è ben più importante per la realtà vissuta delle persone omosessuali ed eterosessuali di qualsiasi dichiarazione sull'attività o l'orientamento omosessuale. Da coloro che oggi rivolgono il loro ministero ai divorziati risposati non ci si attende che proclamino continuamente l'immoralità del divorzio e di un nuovo matrimonio. Dai cappellani degli ospedali non ci si attende che proclamino in continuazione l'immoralità del trascurare e mettere in pericolo la salute di una

persona. Dai cappellani carcerari non ci si attende che proclamino continuamente l'immoralità degli atti criminali. Dai cappellani militari non ci si attende che proclamino continuamente l'immoralità della guerra. Analogamente dovrebbe essere per coloro che rivolgono il loro ministero a lesbiche e gay. I cattolici non si sentirebbero fieri se i vertici della Chiesa condannassero la violenza anti-gay ogni volta che parlano di omosessualità, invece di parlare degli atti omosessuali come fanno di solito? Lesbiche e gay cattolici non sentirebbero l'inizio della riconciliazione in quest'anno giubilare se noi, come Chiesa, chiedessimo perdono alle nostre sorelle lesbiche e ai nosti fratelli gay per il nostro silenzio e la nostra complicità di fronte alla loro oppressione? Sono preoccupata che lesbiche e gay cattolici e le loro famiglie siano in collera per questa decisione della CDF. A loro dico: usate la vostra rabbia in modo creativo. Non abbandonate la Chiesa. E' la vostra casa spirituale. Il popolo di Dio vi dà il benvenuto nelle nostre parrocchie e si sta rendendo conto che tutta la comunità viene diminuita quando escludiamo lesbiche e gay dal tavolo dell'Eucaristia e dal dialogo. Credete a ciò che i nostri vescovi hanno detto nel loro messaggio pastorale "Always our children": "In voi si rivela l'amore di Dio". Ho imparato e ricevuto molto dalle lesbiche e dai gay cattolici. Sono grata in particolare per il dono dell'aiuto ad accettare la diversità. L 'immagine di S. Paolo della Chiesa come corpo di Cristo è diventato molto tangibile nella mia vita: "Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse invece tutto udito, dove sarebbe l'odorato? Ora invece Dio ha posto le membra, distribuendo ciascuna di esse nel corpo, come ha voluto" (1 Cor 12,17-18). Sono profondamente grata alla Congregazione delle School Sisters of Notre Dame, e alla Provincia di Baltimora in particolare. La loro difesa di questo ministero per più di due decenni, specialmente quando era nuovo nella Chiesa, è stata una testimonianza del loro impegno nella sequela di Gesù nel consolare e liberare gli oppressi ed emarginati di questo mondo. Ora mi trovo a dover decidere se accettare o no l'esito di un processo che credo sia stato fondamental mente ingiusto. Mi sento ancora chiamata da Dio al ministero rivolto a lesbiche e gay. Mi sento anche chiamata a servire il popolo di Dio come membro fedele delle School Sisters of Notre Dame nella Chiesa cattolica. Quindi, la censura del Vaticano rappresenta per me un dilemma. Il 14 luglio 1999 ho cancellato i miei impegni ministeriali per un mese per poter prendermi il tempo necessario per discernere dove Dio mi sta chiamando per il futuro. Nelle vie misteriose di Dio, credo che questo tempo di prova sarà occasione di molte grazie. Siamo stati assicurati che "Ogni cosa concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28). Chiedo le vostre preghiere."

 

Timonium, Maryland,USA, luglio 1999




Ritorna alla pagina principale