"Ma il celibato non sia più un obbligo" di Furio Fania (su "Liberazione" del 30-3-2002) "Finalmente il Papa ha preso posizione contro i ritardi, le omissioni, le omertà che ci sono in larghe fasce delle alte sfere ecclesiastiche". Vittorio Bellavite, esponente milanese del movimento cattolico "Noi siamo Chiesa" saluta con soddisfazione la condanna espressa da Giovanni Paolo II per gli abusi sessuali commessi da sacerdoti e vescovi. "Bisogna naturalmente vedere se alle parole seguiranno i fatti - avverte - ma la vicenda del vescovo di Poznan e quella del vescovo di Palm Beach sembrano andare in questa direzione". Il cattolicesimo critico, che durante l'ultima assemblea sinodale in Vaticano, organizzò a Roma un contro-sinodo internazionale del "popolo di Dio", è sempre stato in prima fila nella richiesta di una Chiesa che, per apertura e "democrazia" interna, ritorni alle origini. Alla soddisfazione per il discorso del Papa, Bellavite aggiunge perciò una constatazione amara. "C'è stato bisogno che esplodesse lo scandalo perché si passasse all'azione, finché invece i fatti restano segreti prevalgono le ipocrisie e il silenzio".
Il pronunciamento del Papa rientra tra i gesti "profetici" compiuti talvolta a dispetto di parte delle gerarchie? Un pochino sì, anche se in questo caso era dovere del Papa intervenire. Gesto propriamente profetico è ad esempio l'incontro tra le religioni ad Assisi che una parte consistente degli ambienti conservatori ha appunto contrastato. Ci sono i reati di abuso sessuale e c'è invece l'omosessualità. Non le pare che emerga una preoccupazione intrecciata? Se questa c'è noi non la condividiamo. Bisogna fare una distinzione molto netta tra l'omosessualità, che è una condizione di natura nei cui confronti la Chiesa e il Papa dovrebbero avere un atteggiamento radicalmente diverso, e la pedofilia che è un fatto gravissimo. La confusione è deprecabile.
E poi c'è il celibato dei preti. Appunto. Il celibato secondo noi deve essere facoltativo, altrimenti si creano più facilmente situazioni di difficoltà per il clero. Come scelta volontaria può invece assumere un alto valore spirituale. La Chiesa è preoccupata anche per la selezione dei sacerdoti. C'è anche questo problema. In occidente le vocazioni sono molto scarse e c'è il rischio di imbarcare tutti. A questo però non si dovrebbe rispondere facendosi prendere dal panico ma aprendosi al ruolo dei laici e della donna, rovesciando il modo di funzionare della Chiesa che adesso è fondato sulla figura maschile, funzionariale e celibe. La scelta del sacerdozio alle donne. Più esattamente del ministero femminile e del ruolo dei laici che già in alcune realtà dell'America latina e dell'Europa gestiscono molte strutture parrocchiali ma sono bloccati sempre sulla soglia.
Il Papa però resta contrario. Sì, su questi temi la sua linea è di conservazione. Ma nella Chiesa vasti settori, spesso senza parlare, aspettano un cambiamento perché si rendono conto che il dovere di offrire l'eucarestia ai fedeli dovrebbe prevalere sull'obbligo del celibato che è una norma canonica esistita soltanto nel secondo millennio. Si sta diffondendo l'opinione che la Chiesa possa essere organizzata in modo diverso proprio perché lo è già stata. E' un processo che non si può bloccare con i decreti. "Noi siamo Chiesa" ha commentato le ultime vicende?
I gruppi in America e in Canada si sono mossi da tempo. Siamo in contatto con organizzazioni come "Call to action" e con il "Cor", coordinamento tra 25 movimenti per il rinnovamento della Chiesa.
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