"Più democrazia ? Il Vangelo non ne ha bisogno"
Il vescovo di fiducia di Wojtyla boccia la richiesta di Martini di maggiore collegialità
di MARCO POLITI (da "La Repubblica",12 ottobre 1999)
CITTA' DEL VATICANO - Papa Wojtyla serra il catenaccio. Alla richiesta di maggiore democrazia nella Chiesa - avanzata dal cardinale Martini, appoggiata in cuor loro da molti vescovi, rilanciata dai movimenti di base ecclesiali - il pontefice risponde no su tutta la linea.
L'angelo di Wojtyla, il messaggero di un rifiuto totale a qualsiasi riforma, ha le sembianze di un vescovo polacco colto, arguto, brillante. Si chiama Jozef Zycinski ed è vescovo di Lublino, la città che è sede dell'importante Università cattolica di Polonia, ancora più importante perchè Karol Wojtyla ne è stato uno dei professori negli anni Cinquanta. In inglese perfetto, dagli accenti oxfordiani, monsignor Zycinski smonta le richieste di Martini con un attacco frontale (tanto più letale in quanto secondo la migliore tradizione ecclesiatica l'avversario non è nominato). "L'idea che nuove strutture della Chiesa possano risolvere i problemi sul tappeto - ha dichiarato ieri, facendo il bilancio degli interventi in assemblea al Sinodo dei vescovi europei - risponde ad una visione di tipo magico piuttosto che teologico".
Monsignor Zycinski non è solo un connazionale del Papa, Ë soprattutto il vescovo scelto dal pontefice a svolgere il ruolo di segretario speciale del Sinodo. Un incarico di tutta fiducia, che dà un suono particolare alle sue parole. L'arcivescovo di Milano aveva chiesto giovedì scorso in assemblea uno "strumento collegiale più universale ed autorevole", un organismo più decisionale del Sinodo, per risolvere i grandi problemi della Chiesa contemporanea: carenza di preti, ruolo dei laici e della donna, sessualità, rapporti ecumenici.
La risposta di Zycinski è stata tagliente: "Sono scettico sul fatto che qualcuno possa pensare di risolvere il problema di come predicare oggi il Vangelo, cercando nuove strutture". Certo - ha soggiunto il segretario speciale del Sinodo con soave malizia - nelle diverse Chiese d'Europa i "fratelli cristiani hanno varie strutture, ma essi devono fronteggiare egualmente la crisi della secolarizzazione". Pensare che nuove strutture siano risolutive sa "più di magia che di teologia". Naturalmente, ha continuato, la richiesta di riforme strutturali suscita sensazione nei mass media, ma non bisogna andare in cerca di "facili consolazioni".
Roma locuta, "Roma ha parlato, il caso è chiuso", dice un antico detto ecclesiastico. Le parole di Zycinski rivelano che durante il regno di Giovanni Paolo II di nuove riforme non ce ne saranno. Ma ciò nonostante i problemi restano sul tappeto. Al Contro-Sinodo, promosso a Roma dal movimento internazionale "Noi siamo Chiesa" (che negli anni scorsi ha raccolto quasi 3 milioni di firme in favore di cambiamenti all'interno del cattolicesimo), è emersa la richiesta unanime di una svolta. "I fedeli cattolici non sono più bambini", afferma Isaac Wust un ex prete olandese: "Siamo adulti e vogliamo condividere il peso e la responsabilità dei processi decisionali nella Chiesa". Il Contro-Sinodo, cui hanno partecipato centoventi rappresentanti di tutta Europa, ha scritto al Papa invocando nell' anno giubilare "mutamenti coraggiosi nelle strutture ecclesiali e in alcune delle posizioni papali, che tante sofferenze causano a tanti cristiani". Si chiede un pontefice che "serva la Chiesa invece di dominarla". La lettera, chiusa in una busta gialla, è stata consegnata ad una perplessa guardia svizzera, all'ingresso in Vaticano accanto a piazza san Pietro. Elezione dei vescovi, preti sposati, sacerdozio femminile, contraccezione sono tra i punti elencati nel documento. "Non vogliamo abolire i vescovi o il Papa - spiega Elfriede Harth, portavoce del movimento - vogliamo soltanto rendere più umani i loro compiti, vogliamo partecipare attivamente alle decisioni".
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