Conferenza Episcopale Italiana 51a Assemblea Generale Roma, 19-23 maggio 2003 COMUNICATO FINALE La 51a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana si è svolta in Vaticano dal 19 al 23 maggio 2003. Vi hanno partecipato: 220 Presuli, tra ordinari, ausiliari ed emeriti; il Nunzio Apostolico in Italia, S.E. Mons. Paolo Romeo; 14 rappresentanti di Conferenze Episcopali dei paesi europei; 11 delegati in rappresentanza dei presbiteri, degli istituti di vita consacrata e delle aggregazioni ecclesiali; 10 esperti. Il Santo Padre ha ricevuto in udienza i Vescovi martedì 20 maggio nell’Aula Paolo VI e ha rivolto loro parole di incoraggiamento e fraterna sollecitudine, con particolare riferimento al mistero dell’Eucaristia. L’Assemblea ha affrontato la tematica dell’iniziazione cristiana, con una relazione fondamentale e con lavori nei gruppi di studio. È stato definito il titolo del prossimo Convegno ecclesiale nazionale del 2006; sono state date comunicazioni sulla 44a Settimana Sociale dei cattolici italiani, sulla riforma della scuola e sul documento Mutuæ relationes, a venticinque anni dalla sua promulgazione. Particolare attenzione è stata riservata alla promozione dei disabili nella comunità ecclesiale, nell’anno europeo del disabile. Momento di grande intensità e di preziose indicazioni pastorali è stato l’incontro con il Santo Padre nell’Aula Paolo VI, martedì mattina 20 maggio. Nel porgere il saluto, il Cardinale Presidente, a nome dei Vescovi italiani, ha espresso al Pontefice gli auguri per il XXV di pontificato e per la ricorrenza dell’ottantatreesimo genetliaco. Alla gratitudine per la predilezione con cui Giovanni Paolo II segue il cammino dell’Italia, il Card. Camillo Ruini ha voluto aggiungere un particolare ringraziamento per la testimonianza incessante e per l’impegno straordinario in favore della pace nel mondo e per la richiesta alle religioni di essere "educatrici dell’umanità alla cultura della pace e della comprensione reciproca". Il Pontefice nel suo discorso ai Vescovi ha auspicato che la costruzione dell’autentica pace in ogni angolo del mondo possa costituire l’impegno dei credenti e di tutti i popoli, seguendo la strada della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà, così come è indicato magistralmente nell’enciclica Pacem in terris, ancora attuale, a quarant’anni dalla sua promulgazione. Giovanni Paolo II, inoltre, nel richiamare come la situazione presente richieda un decisivo impegno di nuova evangelizzazione, ha sottolineato come opportunamente l’Assemblea abbia deciso di approfondire il tema dell’iniziazione cristiana, in continuità con gli orientamenti pastorali offerti alle Chiese in Italia per il presente decennio, nei quali si esprime l’intendimento di voler "configurare la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana". Giovanni Paolo II, nel riproporre l’enciclica Ecclesia de Eucharistia, pubblicata il Giovedì Santo di quest’anno, ha invitato i Presuli a "entrare sempre più profondamente, attraverso l’Eucaristia, nel Mistero della Pasqua", quali testimoni primi di una salvezza che è donata a tutti. Il Pontefice, infine, ha espresso piena condivisione per le problematiche che stanno a cuore ai Vescovi italiani: la coesione interna del Paese; la centralità della famiglia; la risoluzione urgente della piaga della disoccupazione, specialmente nelle regioni meridionali; la priorità educativa, con riferimento alla riforma del sistema scolastico, all’insegnamento della religione cattolica e alla scuola cattolica, per la quale ha auspicato l’attuazione di un’effettiva parità. I Vescovi, nel corso dell’Assemblea, hanno ribadito che l’annuale celebrazione della Giornata della carità del Papa dovrà essere occasione, anche quest’anno, per una catechesi sul peculiare ruolo del ministero petrino e sull’intensa attività pastorale e di carità del Santo Padre, che va sostenuta anche economicamente con generosità.
Nella sua prolusione il Cardinale Presidente, facendo memoria dell’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris, ne ha enucleato le indicazioni fondamentali e ne ha riaffermato l’immutata validità circa la costruzione di rapporti di pace tra gli uomini e tra i popoli, con riferimento all’istituzione di un’autorità mondiale; circa il riconoscimento della persona, soggetto di diritti e di doveri scaturenti immediatamente dalla sua natura e dalla sua inviolabile dignità, che ha Dio come suo ultimo e oggettivo fondamento; circa l’incidenza della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà, pilastri indispensabili per costruire la pace, "anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi". Non è mancata, nelle parole del Card. Ruini e negli interventi dei Vescovi, una riflessione attenta e preoccupata sulle vicende internazionali, a partire dalla situazione in Iraq, e al sempre più emergente e gravissimo problema del terrorismo. Oltre a ribadire con il Papa un più forte impegno educativo sulla pace, i Vescovi hanno invocato la ricostituzione di una vasta solidarietà internazionale, che sappia porre fine alle molteplici situazioni di guerra e ai conflitti che segnano tanta parte dell’umanità. Particolare richiamo è stato riservato agli svariate casi di violenza e di oppressione spesso trascurati dai mezzi di comunicazione e dall’opinione pubblica: tra questi sono stati ricordati la sorte dei cristiani nel Sudan; le violenze nella Repubblica Democratica del Congo, le disastrose condizioni di vita in Eritrea, il riarmo della Corea del Nord, la preoccupante situazione per la libertà a Cuba. Un’attenzione preoccupata e solidale è stata rivolta alla precaria condizione della Terra Santa, per la quale i Vescovi auspicano un positivo esito del processo di pace, con riferimento ai contatti ripresi recentemente tra palestinesi e israeliani. I Vescovi hanno avvalorato questi voti riaffermando l’impegno della Chiesa italiana per una concreta sollecitudine verso i cristiani di Terra Santa. Segno tangibile di tale sollecitudine è stato il pellegrinaggio che una delegazione di Vescovi italiani, guidata dal Segretario Generale della CEI, S.E. Mons. Giuseppe Betori, ha compiuto nella settimana dopo Pasqua. Anche grazie a questo incontro diretto, la Chiesa italiana ha individuato possibili forme di cooperazione per incoraggiare e sostenere la permanenza dei cattolici in Terra Santa, sia favorendo la ripresa dei pellegrinaggi, sia avviando gemellaggi e assicurando interventi di sostegno su specifici settori: costruzione di case; circolazione in Italia di prodotti artigianali là realizzati; sostegno all’istruzione nelle scuole, da quelle di base fino all’università; azione assistenziale nei confronti delle famiglie, delle parrocchie, degli ospedali e delle case di accoglienza per specifiche situazioni di disagio (minori abbandonati, ragazze madri, disabili…). A questo articolato impegno sono chiamate le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le aggregazioni ecclesiali. Il cammino dell’Unione Europea, verso una più precisa configurazione istituzionale e una più organica unità, è seguito dai Vescovi con attento interesse e viva partecipazione. In questo contesto, durante l’Assemblea, essi hanno accolto le testimonianze di alcuni rappresentanti di Conferenze Episcopali dei paesi dell’Europa e un aggiornamento sull’impegno del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, nonché una comunicazione di S.E. Mons. Giuseppe Merisi, Delegato della CEI presso la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE). Guardando ai lavori per l’elaborazione del Trattato costituzionale dell’Europa, in pieno accordo con le richieste più volte formulate da Giovanni Paolo II, i Vescovi hanno ribadito il convincimento che nel Trattato costituzionale "vi siano precisi e adeguati riferimenti alle Chiese e alle istituzioni religiose, alla loro libertà e al loro ruolo, oltre che allo statuto giuridico di cui esse già godono negli Stati membri dell’Unione". A fondamento di questo riconoscimento dovrà essere posto anche il riferimento al ruolo che il cristianesimo ha avuto, e continua ad avere, per l’identità stessa dell’Europa. In questa prospettiva va pure collocato l’allargamento dell’Unione a dieci nuovi Paesi, che costituisce un ulteriore passo verso l’unità dell’Europa. Una costante attenzione è stata chiesta per i risvolti etici della legislazione comunitaria, nella convinzione che i principi della morale cristiana e le prospettive della dottrina sociale della Chiesa possono essere di giovamento alla promozione dell’autentico bene di tutti i popoli d’Europa.
I lavori dell’Assemblea hanno impegnato i Vescovi prevalentemente nella riflessione circa il tema dell’iniziazione cristiana e, conseguentemente, circa il ripensamento della prassi pastorale al riguardo nel quadro più ampio della nuova evangelizzazione. La scelta di ripartire dall’iniziazione cristiana nasce dalla consapevolezza che la stessa immagine di Chiesa dipende dal processo di iniziazione alla fede, dalle modalità di accoglienza dei nuovi membri e dalle figure di accompagnamento. Il Cardinale Presidente, nella sua prolusione, ha rilevato che le difficoltà della trasmissione della fede e della pratica di vita cristiana vanno individuate non solo sul versante ecclesiale ma soprattutto nel mutato contesto socio-culturale, fortemente secolarizzato e scristianizzato. "Siamo in presenza – ha ricordato il Card. Ruini – di un agnosticismo diffuso, che fa leva sulla riduzione dell’intelligenza umana a semplice ragione calcolatrice e funzionale, non idonea a porsi le domande ultime, mentre una sorta di progressivo alleggerimento corrode i legami più sacri e gli affetti più degni dell’uomo, con risultati di sradicamento e di instabilità che compromettono – già a livello umano – il formarsi di solide personalità e di relazione serie e profonde, e a maggior ragione contraddicono l’invito a farsi discepoli di Gesù Cristo". Diventa urgente, quindi, prestare attenzione all’istanza veritativa, riproponendo i contenuti della fede con un linguaggio nuovo, senza dimenticare che l’approccio alla verità di Dio va realizzato con grande attenzione al contesto concreto della vita della persona, e quindi non può prescindere dall’incontro personale con Cristo che ciascuna comunità e specifiche figure di riferimento devono favorire. La relazione fondamentale sul tema, affidata a S.E Mons. Adriano Caprioli, Presidente della Commissione Episcopale per la liturgia, ha messo in evidenza che la riflessione sull’iniziazione cristiana, con i suoi nodi problematici e con le prospettive di una nuova progettualità, deve partire da un convinto ritorno alla "maternità" della Chiesa. Oggi la sfida che dobbiamo affrontare – ha concluso Mons. Caprioli nel suo intervento – è quella di rendere le nostre comunità ancora capaci di essere un grembo materno che dà vita. Occorre preoccuparci perché le nostre Chiese mancano di preti, ma più ancora perché esse mancano di cristiani, e pensare che sia urgente generarne di nuovi. Solo nell’evangelizzazione la Chiesa scopre la propria ragione d’essere, e questo comporta la priorità dell’annuncio, l’attenzione e la cura dell’esistenza dei singoli e della società, la capacità di ricezione delle potenzialità di apertura e di sviluppo del "lievito" evangelico. La nozione di iniziazione cristiana deve perciò trovare il suo riequilibrio tra il riferimento ai riti e a ciò che li precede, accompagna e sviluppa (catechesi, catecumenato…), in costante collegamento con la comunità ecclesiale. Infatti, il cammino di iniziazione cristiana ha luogo nella comunità e davanti alla comunità, la quale, tra l’altro, non può sottrarsi all’evangelizzazione ed educazione delle richieste che sorgono da una religiosità diffusa presente nella società. L’iniziazione cristiana suppone pertanto un rinnovamento dell’immagine della Chiesa: più evangelizzatrice, capace di iniziare ai sacramenti in quanto è iniziata dai sacramenti, ferma nel suo volto popolare e accogliente di tutti, in dialogo e collaborazione con la società in cui è chiamata a rendere testimonianza del nome cristiano. La frattura che separa fede e cultura trova riscontro nella rottura del "patto religioso" tra le generazioni: è venuta meno, infatti, la naturalità del processo di trasmissione della fede non solo nella famiglia, ma anche nella scuola, nei luoghi della festa, del lavoro. Da una precisa riflessione sui nodi problematici e sulle attese dell’azione pastorale in merito all’attuale prassi ordinaria di iniziazione cristiana, con particolare riferimento alle difficoltà che si incontrano in età minorile, il relatore è passato a "identificare i luoghi attorno ai quali si stanno già concentrando o è utile che si concentrino le nostre pastorali dell’iniziazione cristiana, perché possano scaturire le risorse, i percorsi e le sinergie utili a disegnare l’iniziazione cristiana come sarà domani": la centralità dell’Eucaristia nel giorno del Signore e l’impegno di primo annuncio per coloro che intercettano la vita ecclesiale sporadicamente o in speciali occasioni; la comunità parrocchiale quale volto oggettivo, profondo, della Chiesa che accoglie; la scelta strategica della pastorale degli adulti, per gli adulti e con gli adulti, con una particolare attenzione alla soggettività e ai tempi della vita della famiglia; un raccordo più stretto con i ritmi del calendario liturgico. Nei gruppi di studio che sono seguiti alla relazione e nel successivo dibattito in Assemblea, i Vescovi hanno chiesto l’approfondimento delle problematiche concernenti l’iniziazione cristiana continui nella prossima Assemblea Generale straordinaria di novembre, che avrà come tema la parrocchia, e nell’Assemblea Generale ordinaria del 2004. Nella relazione sui lavori di gruppo S.E. Mons. Francesco Lambiasi, Presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, ha posto l’accento su alcune convergenze e prospettive emerse. Innanzi tutto ha sottolineato la rilevanza teologica, pastorale e culturale del tema dell’iniziazione cristiana che, oltre a sollecitare disposizioni comuni a livello nazionale, impone maggiori responsabilità alla famiglia e alla parrocchia. Un’importanza non secondaria assume l’istanza di approfondire talune questioni: l’unitarietà dell’itinerario di iniziazione cristiana e il collegamento tra i sacramenti celebrati, la connotazione catecumenale da dare al processo di iniziazione, la possibilità di attuare sinergie tra la comunità ecclesiale e i vari soggetti educativi, come la famiglia, la scuola, associazioni e movimenti. A questi ultimi, in particolare, viene chiesto di inserirsi in spirito di comunione nel tessuto parrocchiale e diocesano, per esserne fermento vivificante e per consentire una efficace presenza evangelizzatrice negli ambienti di vita e di lavoro.
4. La definizione del titolo del Convegno ecclesiale nazionale di Verona nel 2006 e la 44a Settimana Sociale dei cattolici italiani di Bologna nel 2004 L’Assemblea Generale ha definito il titolo del Convegno ecclesiale nazionale di metà decennio, che si terrà a Verona nel 2006. Il titolo scelto dai Vescovi è: "Testimoni di Gesù risorto speranza del mondo". Il Comitato preparatorio, che sarà costituito prossimamente, avrà il compito di dare concreta articolazione al Convegno, tenendo in conto le diverse suggestioni presentate dai Vescovi e gli ulteriori apporti che perverranno dalle comunità ecclesiali. Con riferimento ad altri appuntamenti significativi, i Vescovi hanno confermato che la 44a Settimana Sociale dei cattolici italiani si terrà nell’ottobre del 2004 a Bologna, sul tema: "Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri". L’evento sarà preceduto da quattro seminari di studio (il primo dei quali si è già svolto a Roma a fine marzo sul tema "Dove vanno le istituzioni?"), intesi come tappe tematiche di avvicinamento. Il prossimo seminario, intitolato: "Speranze e timori della scienza e della tecnologia", si terrà il 21 giugno a Firenze; il terzo avrà luogo a Milano il 18 ottobre sul tema: "Come stanno cambiando l’economia e la finanza?"; l’ultimo, sul tema: "La governance globale: regole e procedure nel governo delle entità istituzionali", si svolgerà a Napoli il 31 gennaio 2004. I Vescovi hanno ribadito l’importanza delle Settimane Sociali che, in sintonia con il Progetto culturale, si configurano come "uno spazio, uno strumento, una iniziativa coerente capace di tematizzare problemi, sfide, eventi a forte valenza sociale affinché diventino condivise nel mondo cattolico e coscienza nel dibattito pubblico". La tematizzazione della prossima Settimana Sociale – come ha illustrato il Presidente del Comitato Scientifico-Organizzatore S.E. Mons. Lorenzo Chiarinelli – muove dalla consapevolezza che la trasformazione in atto nella società, in politica e nelle istituzioni ridisegna nuove responsabilità. Oggi, infatti, la molteplicità dei processi sociali, in un mondo reso villaggio globale, sembra sfuggire a ogni regolamentazione e di fatto elude le forme istituzionali attualmente vigenti; i processi di globalizzazione stanno ponendo nuove problematiche agli Stati e alla loro capacità di controllo; anche all’interno della società civile si assiste a fenomeni di destrutturazione/ristrutturazione istituzionale che denunciano uno stato di crisi delle tradizionali forme di organizzazione politica. A questo si deve aggiungere, allargando lo sguardo agli scenari internazionali, il crescente proliferare di nuovi centri di potere (economico, scientifico-tecnologico, mass-mediale…) che ampliano la richiesta di autorità sovranazionali e di norme in grado di organizzare, disciplinare, garantire i diversi interessi in gioco, con particolare attenzione alle parti deboli. Lo sviluppo della società politica, nell’orizzonte di una molteplicità di livelli (locale, nazionale, sovranazionale, internazionale), ha conseguenze di rilievo anche per la Chiesa, impegnata a ricercare nuovi modi e nuovi strumenti attraverso cui incarnare i fondamenti della dottrina sociale cristiana. Compito dei cattolici italiani, che le Settimane Sociali vogliono approfondire e divulgare, è la condivisione dei cammini della società, cercando di coglierne tendenze e significati, per far emergere in essi la centralità della persona umana, la dimensione etica dei processi e il profilo alto della democrazia.
La ricorrenza dei venticinque anni dalla promulgazione del documento Mutuæ relationes ha offerto ai Presuli l’opportunità di riflettere sulla presenza del carisma della vita consacrata nelle Chiese particolari e sulla relazione tra religiosi-consacrati e Vescovi, a partire da una comunicazione di S.E. Mons. Italo Castellani, Presidente della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata. Ancora oggi, confermano i Vescovi, è necessario ribadire la comunione vitale all’interno della comunità cristiana tra i diversi doni vocazionali, perché la presenza della Chiesa nella storia sia più efficace, e sia evidente che ogni dono dell’unico Spirito deve essere in comunione e in reciprocità con tutta la Chiesa. Tutte le vocazioni sono insieme "necessarie e relative" per edificare il corpo di Cristo che è la Chiesa, e ciò dà ragione di quella comunione che, come ha ricordato il Santo Padre nella Novo millennio ineunte (n. 45), "deve rifulgere nei rapporti tra Vescovi, presbiteri e diaconi, tra pastori e intero popolo di Dio, tra clero e religiosi, tra associazioni e movimenti ecclesiali". Se la specificità del carisma della vita consacrata è quella di offrire alla Chiesa intera e al mondo una testimonianza luminosa del primato assoluto di Dio e del valore delle realtà ultime, al Vescovo viene chiesto di accogliere, orientare e valorizzare quanto lo Spirito ha suscitato nella porzione di popolo di Dio affidatagli. Il ministero e il carisma di comunione deve poi aiutare a innestare questa presenza nella prospettiva della corresponsabilità ecclesiale e della collaborazione pastorale, così come indica Giovanni Paolo II: "Bisogna fare di tutto affinché la vita consacrata si sviluppi nelle singole Chiese locali, contribuendo alla loro edificazione spirituale e all’unità tra le diverse sue componenti" (Discorso ai Superiori generali del 24 novembre 1978). A venticinque anni dal documento Mutuæ relationes si possono riconoscere alcuni ambiti che maggiormente interpellano i rapporti tra Vescovi e Istituti di vita consacrata: la missione e il servizio dei religiosi nella vita delle Chiese locali e il loro concorso a tenere viva nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo; le modalità con cui far sì che la vita fraterna appaia sempre più come segno che manifesta l’intima natura della Chiesa che è comunione; la presenza della donna consacrata quale risorsa di particolare efficacia per l’evangelizzazione e la testimonianza della carità; la pastorale vocazionale da promuovere con un’azione adeguata e concorde.
6. La riforma scolastica, lo stato giuridico degli insegnanti di religione, la pastorale universitaria Tenendo presenti le innovazioni che interessano oggi il mondo della scuola e dell’università, i Vescovi hanno riaffermato il contributo che la comunità ecclesiale intende offrire a tutta la società sul piano culturale ed educativo. Su questi temi ha relazionato S.E. Mons. Cesare Nosiglia, Presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. Il prossimo Forum europeo sull’educazione, in programma nel 2004, costituirà un punto di arrivo di diverse iniziative (seminari e incontri tra esperti…) che affronteranno le grandi sfide e i nodi cruciali che oggi interpellano la famiglia, la scuola e l’intera comunità ecclesiale e civile sotto il profilo dell’educazione. È necessario – sostengono i Vescovi – considerare la scuola e l’università come luoghi privilegiati di evangelizzazione e di educazione umana e cristiana, nei quali impegnare risorse di personale e di mezzi, qualificate e adeguate alle crescenti esigenze. In tale prospettiva occorre fare attenzione a talune priorità: favorire la presenza di sacerdoti nella scuola attraverso l’insegnamento della religione; rafforzare il raccordo e dialogo tra parrocchia e scuola nel territorio, fruendo delle opportunità offerte dall’autonomia; curare una pastorale della scuola e dell’università che possa contare su persone e strutture ben definite (Consulte diocesana e regionale di pastorale scolastica, che sostengano il lavoro dei rispettivi Uffici, raccordati con l’Ufficio di pastorale familiare e con il Servizio di pastorale giovanile). Di particolare importanza, in questo passaggio di attuazione della riforma scolastica, è il riconosciuto contributo offerto dall’insegnamento della religione cattolica nella costruzione della personalità dei singoli alunni all’interno di una prospettiva di "convivenza civile". L’auspicata prossima conclusione dell’iter legislativo concernente lo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica impegna, inoltre, la comunità ecclesiale a incrementare l’attenzione e la cura pastorale verso tutti gli insegnanti in servizio, con una specifica azione di sostegno verso la loro spiritualità e l’inserimento ecclesiale. Nel corso dell’Assemblea è stato consegnato l’annuario 2003 dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali italiane, da cui emergono la tenuta dell’alta percentuale degli studenti che si avvalgono di tale insegnamento (93%), e la prevalenza di laici tra gli insegnanti (81%). L’Assemblea dei Vescovi ha poi ribadito il ruolo e la funzione della scuola cattolica e, dopo aver denunciato il gravissimo ritardo nella erogazione dei finanziamenti dovuti per legge, ha ribadito con fermezza che "la riforma della scuola in Italia non sarà piena e completa senza la soluzione del problema della parità che ne rappresenta un pilastro portante, in quanto attiene ai diritti fondamentali di libertà della persona e della famiglia". Alla comunità ecclesiale spetta, da parte sua, il compito di operare perché la qualità della proposta educativa e culturale della scuola cattolica sia sempre più idonea a svolgere il suo ruolo di servizio pubblico nel sistema scolastico nazionale. A tale proposito è quanto mai urgente che ogni diocesi, oltre a promuovere una Giornata annuale della scuola cattolica, elabori un Progetto sulla scuola cattolica che favorisca ogni possibile sinergia e collegamento tra le scuole cattoliche della stessa diocesi, individuando una strategia unitaria complessiva. Il Simposio europeo su "Chiesa e Università in Europa", che si svolgerà a Roma nel prossimo mese di luglio, dovrà costituire un’occasione propizia per avviare o consolidare la pastorale universitaria. Anche in questo settore è infatti urgente destinare risorse di personale e di mezzi: occorre individuare un incaricato diocesano per il coordinamento degli organismi, dei soggetti, delle istituzioni, delle associazioni e dei movimenti che operano nell’Università; è necessario avviare un lavoro di costante presenza culturale e pastorale dentro l’Università, attraverso incontri di studio e di spiritualità per i docenti; bisogna favorire un raccordo sempre più stretto tra Vescovo e autorità accademiche. Un particolare ruolo di animazione svolgono in Italia l’Università Cattolica del Sacro Cuore e le facoltà ecclesiastiche, alle quali si chiede di distinguersi per l’alta qualità della ricerca scientifica, per l’apertura al dialogo scientifico e per l’apporto alla crescita integrale delle persone e allo sviluppo armonico della società.
In concomitanza con la proclamazione, da parte dell’Unione Europea, del 2003 come anno per le persone disabili, i Vescovi italiani hanno voluto dedicare una specifica riflessione e verifica su come la Chiesa in Italia si impegna per promuovere la partecipazione di questi fratelli e sorelle nella comunità ecclesiale, a partire dalla stessa iniziazione cristiana. Ha introdotto la riflessione S.E. Mons. Francesco Lambiasi, Presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Il numero complessivo dei disabili in Italia si aggira attorno a tre milioni e nonostante sia stata varata un’apprezzabile legge contro l’esclusione e in favore dell’assistenza, dell’integrazione sociale e dei diritti delle persone disabili, non sono pochi i casi in cui le norme di tutela vengono disattese o mal gestite. Quando, poi, si legalizza l’aborto in base a "previsioni di anomalie o malformazioni del concepito" (art. 4 della legge 194/78) è evidente che si continua a esprimere un rifiuto sociale del portatore di handicap, valutato come elemento di disturbo e di peso. I Vescovi italiani hanno, perciò, ribadito che il disabile è a pieno titolo "persona", soggetto umano con corrispondenti diritti innati, sacri e inviolabili fin dal suo concepimento e in ogni stadio del suo sviluppo e "deve essere facilitato a partecipare alla vita della società in tutte le sue dimensioni e a tutti livelli, che siano accessibili alle sue possibilità". Da ciò nasce per la comunità cristiana l’impegno, senza riserve e senza risparmio, per scardinare con la forza del Vangelo gli atteggiamenti di egoismo, utilitarismo, edonismo che stanno alla base della logica di emarginazione più o meno morbida, di assistenzialismo paternalista, di delega deresponsabilizzante, di retorica pietistica. Anche nella comunità ecclesiale, ammettono i Vescovi, resta ancora molto da fare per ridurre la distanza tra le acquisizioni di principio e le realizzazioni pratiche, tra le quali vanno segnalate una speciale premura verso questi fratelli, una cultura dell’accoglienza nei loro confronti, una spiritualità di comunione, un sostegno nel loro cammino di santità, il rendere ciascuno di loro "soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza". Occorre che ovunque nelle comunità queste persone siano realmente accolte e occorre passare dall’agire per loro ad agire con loro, riconoscendone la piena soggettività ecclesiale, come segno per tutti del senso salvifico della croce e della dignità di ciascun figlio di Dio. In riferimento all’iniziazione cristiana l’impegno è quello di aiutare le comunità cristiane a superare pregiudizi e resistenze, a diventare case aperte a tutti, a esprimere maggiore premura verso le famiglie che assistono persone disabili, a saper adattare gli itinerari di iniziazione cristiana alle attese della persona. Al riguardo sono state fatte alcune puntualizzazioni circa la partecipazione liturgico-sacramentale dei disabili, in quanto diritto-dovere di ogni battezzato; circa la partecipazione dei disabili mentali alla Comunione eucaristica, valutando le diverse forme con cui la consapevolezza e le disposizioni interiori – il percepire "con il cuore" – possono manifestarsi, nel rispetto del mistero del dialogo che la grazia di Cristo instaura con ciascuna persona umana; circa il diritto a un’educazione cristiana integrale e al sostegno spirituale. In definitiva, sottolineano i Vescovi, la comunità ecclesiale deve essere esemplare nell’accoglienza premurosa di tali fratelli e sorelle, ponendo segni di giustizia e di amicizia e attivando la fantasia della carità.
Presentando ai Vescovi le diverse iniziative realizzate nel campo della comunicazione sociale, la comunicazione preparata da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, ha anzitutto segnalato il buon esito del Convegno nazionale "Parabole mediatiche: fare cultura nel tempo della comunicazione", promosso dalla Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e con il Servizio Nazionale per il Progetto culturale. Ha inoltre riferito che è in fase di elaborazione il "Direttorio per le comunicazioni sociali nella missione della Chiesa in Italia", con il quale si intendono fornire indicazioni per una collocazione puntuale ed efficace delle comunicazioni sociali all’interno della pastorale organica della Chiesa italiana. Ha rilevato altresì che il ripristino della Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali in concomitanza con il calendario universale – che per l’Italia coincide con la solennità dell’Ascensione – potrebbe favorirne una migliore valorizzazione. Circa i media cattolici, continua la campagna di sensibilizzazione per il rilancio di Avvenire, per il quale risulta accresciuto l’apprezzamento, mentre si registra un incremento di vendite di almeno cinque mila copie giornaliere, traguardo confortante nel quadro generale. Una crescente attenzione stanno riscuotendo diverse iniziative: "Pagine di classe", nelle scuole; il progetto "Portaparola", nelle parrocchie. L’agenzia Sir, attiva ormai da quindici anni, prosegue il suo servizio ai 146 settimanali cattolici locali, con uno sguardo attento alle vicende europee, nonché alle attività delle Conferenze Episcopali regionali e delle Regioni. Sat 2000 arricchisce il suo palinsesto di nuovi programmi e la sua proposta è apprezzata nel panorama televisivo nazionale. Cresce anche il progetto radiofonico In Blu, avviato nel giugno 2002, che riunisce 200 emittenti locali, iscritte all’Associazione "Corallo", e che sta sviluppando una concreta sinergia tra le medesime. Sul fronte dei progetti Internet e Intranet si segnala il costante e progressivo interesse delle realtà diocesane per l’uso delle nuove tecnologie nella pastorale e per l’amministrazione. È stata accolta con compiacimento la recente costituzione dell’Associazione "Webcattolici italiani", punto di riferimento per i siti informatici d’ispirazione cattolica. L’attenzione pastorale della Chiesa sul versante dei media impegna a guardare anche il quadro complessivo che si sta delineando nel Paese alla luce dei continui sviluppi normativi e tecnologici e imprenditoriali. Il Cardinale Presidente, nella sua prolusione, ha auspicato che la nuova legge sul riassetto del sistema radiotelevisivo produca un netto miglioramento della qualità morale e culturale delle trasmissioni, garantendo partecipazione e pluralismo. Una particolare attenzione è stata richiesta, inoltre, per le categorie più indifese, perché vengano effettivamente rispettate, in conformità ai tanti pronunciamenti espressi soprattutto in materia di tutela dei minori. Ai Vescovi è stato consegnato il "Rapporto annuale" della Caritas italiana, nel quale sono descritte le attività realizzate nel corso del 2002: quelle unitarie (Convegno nazionale, incontri con le Delegazioni regionali, partecipazione al Progetto Policoro), attività di sostegno alle Caritas diocesane e a quelle di Chiese sorelle in altri Paesi; impegno nelle aree di bisogno sul territorio nazionale, collegando le Caritas diocesane (disagio minorile, disagio mentale, lavoro per ex-carcerati, emergenze nazionali, servizio civile, volontariato, politiche sociali…), interventi internazionali. Tra le molte iniziative, riassunte dalla comunicazione di S.E. Mons. Benito Cocchi, Presidente uscente della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, si segnalano: progetti per l’abbattimento delle barriere architettoniche nei "luoghi della carità"; giornate seminariali tra Vescovi e delegati regionali della Caritas finalizzate a ripensare la pastorale della carità. Anche la Fondazione "Migrantes" ha presentato un dossier contenente le attività dello scorso anno nei diversi settori (emigrazione, immigrazione, Rom e Sinti, fieranti e circensi, marittimi), con una comunicazione di S.E. Mons. Alfredo M. Garsia, Presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni. La vita della Migrantes è stata in particolare arricchita dal Convegno nazionale "Tutte le genti verranno a te: La missione ad gentes nelle nostre terre", celebrato lo scorso febbraio a Castelgandolfo con la partecipazione di oltre seicento convegnisti, in rappresentanza della maggior parte delle diocesi italiane. Il Convegno, organizzato dalla Commissione Episcopale per le migrazioni, in collaborazione con altre Commissioni e Uffici della CEI, ha ribadito la centralità del compito di evangelizzazione verso gli immigrati che bussano alle nostre porte: a costoro siamo debitori non solo di un sostegno materiale, ma anche e soprattutto del dono del vangelo di Gesù.
Con riferimento alla vita politica italiana e ai rapporti tra le istituzioni, l’Assemblea ha vivamente auspicato la moderazione delle polemiche e la più precisa attenzione di ciascuno alle responsabilità che gli competono, trovando peraltro soluzioni per garantire l’autonomia reciproca tra vita politica e amministrazione della giustizia, nel pieno rispetto del dettato costituzionale e delle regole proprie di uno Stato di diritto. I Vescovi hanno manifestato preoccupazione per i segnali di ripresa del terrorismo politico, cui hanno dato pronta ed esemplare risposta le forze dell’ordine, e il crescente fenomeno di atti intimidatori di tipo terroristico contro la CISL. Circa la riorganizzazione dello Stato in senso federale è stato rilevato che essa rappresenta una importante opportunità di rinnovamento della società, a condizione però che non venga compromessa l’unità e la solidarietà dell’intera nazione; infatti in presenza di una congiuntura economica stagnante, che accomuna l’Italia e gran parte dell’Europa, occorre favorire un reale sviluppo soprattutto delle aree più deboli, come il Meridione, che denuncia un numero di disoccupati "intollerabilmente alto". I Vescovi hanno espresso gradimento per i recenti interventi in favore della famiglia e della natalità, contenuti nella legge finanziaria, e per le dichiarazioni d’intenti presenti nel Libro bianco sul welfare presentato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. In quest’ultimo si prende atto della centralità della questione demografica e viene affermato che occorre "inserire la famiglia fondata sul matrimonio al centro dell’azione politica, riconoscendo la sua insostituibile funzione di solidarietà sociale". È però indispensabile procedere ora a conseguenti scelte politiche coerenti ed organiche. Un problema rilevante nella vita quotidiana delle persone e delle famiglie riguarda la cura della salute, l’assistenza sanitaria e i progetti di razionalizzazione dei servizi. Questa, pur doverosa, non può tuttavia compromettere la qualità e la tempestività delle cure, facendo venir meno il principio etico del primato della persona e della solidarietà fra le varie comunità del territorio nazionale. L’impegno delle istituzioni ecclesiali, o di matrice cattolica, nel campo della sanità e della pastorale della salute – hanno ribadito i Vescovi – deve esprimersi in forme di sempre più alta qualità, professionale e pastorale, e mediante una collaborazione stretta e cordiale sia al loro interno sia in rapporto all’intero sistema sanitario. I Vescovi hanno richiesto ancora una volta che sia approvata definitivamente la legge sulla procreazione medicalmente assistita la quale, pur avendo in sé indubbie carenze etiche, colma nondimeno un vuoto legislativo che permette gli abusi più inaccettabili.
Con riferimento alle "Disposizioni" concernenti la concessione di contributi finanziari per l’edilizia di culto, oltre alla modifica della denominazione della "Commissione per l’edilizia di culto" in "Comitato per l’edilizia del culto", ne sono state approvate altre che danno unitarietà alle "Disposizioni" medesime. Anche per ciò che concerne l’erogazione alle diocesi di contributi per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali sono state approvate alcune modifiche alle relative "Disposizioni", compresa la stessa denominazione dell’organo preposto all’istruttoria delle pratiche che da "Commissione" diviene "Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici". In seguito all’approvazione da parte del Consiglio Episcopale Permanente di uno schema di convenzione che regola la permanenza in Italia per motivi di studio di sacerdoti stranieri provenienti da territori di missione o in stato di necessità e che svolgono un servizio pastorale a tempo parziale, l’Assemblea Generale ha approvato la costituzione di un fondo da destinare alle diocesi che li accolgono. È stata inoltre approvata una determinazione che pone a carico della CEI, attraverso l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, il versamento dei contributi previdenziali al Fondo clero dell’INPS in favore dei sacerdoti Fidei donum incardinati in diocesi italiane ma sprovvisti della cittadinanza italiana. In questo contesto, S.E. Mons. Flavio Roberto Carraro, Presidente della Commissione Episcopale. per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese, ha presentato il quadro completo degli schemi di convenzione e di altri atti, con cui il Consiglio Permanente ha inteso disciplinare il servizio pastorale di sacerdoti stranieri nelle diocesi italiane, riguardanti: il clero proveniente da territori di missione, presente tra noi con finalità di cooperazione missionaria o per l’assistenza spirituale degli immigrati; i presbiteri diocesani profughi dal proprio pese o rifugiati politici; sacerdoti presenti in Italia per motivi di studio e che collaborano alla pastorale diocesana a tempo parziale. Egli ha fatto presente che questi interventi completano quelli a suo tempo attuati a favore di sacerdoti italiani "fidei donum" presso Chiese di missione e sono un segno dell’accoglienza rivolta a presbiteri, consacrati, diaconi e laici di altre Chiese tra noi, il cui inserimento nella pastorale italiana può contribuire a un proficuo scambio di doni spirituali e pastorali e a dare nuovo slancio e vigore alla cooperazione missionaria. È stata decisa la ripartizione delle somme derivante dall’otto per mille dell’IRPEF che, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, registra per il corrente anno – anche grazie alla crescente adesione dei contribuenti alla destinazione per la Chiesa cattolica – un incremento di circa € 106 milioni e 800 mila rispetto all’anno 2002. È stato, infine, approvato il bilancio consuntivo della Conferenza Episcopale Italiana per l’anno 2002 ed è stato presentato altresì ai Vescovi il bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero per l’anno 2002.
L’Assemblea ha approvato il calendario delle riunioni dei suoi organismi: Anno 2003: 16 giugno Presidenza 22 settembre Presidenza 22-25 settembre Consiglio Episcopale Permanente 17 novembre Presidenza 17-20 novembre Assemblea Generale Straordinaria (Assisi) Anno 2004: 19 gennaio Presidenza 19-22 gennaio Consiglio Episcopale Permanente 22 marzo Presidenza 22-25 marzo Consiglio Episcopale Permanente 17 maggio Presidenza 17-21 maggio Assemblea Generale 15 giugno Presidenza 20 settembre Presidenza 20-23 settembre Consiglio Episcopale Permanente Attività a livello europeo nell’anno 2003: 24-28 maggio Incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali Europee (Berlino) 2-5 ottobre: Incontro dei Presidenti delle Conferenze Episcopali Europee (Vilnius-Lituania) Nel corso dell’Assemblea, i Vescovi hanno eletto S.E. Mons. Francesco Montenegro, Vescovo ausiliare di Messina - Lipari - Santa Lucia del Mela, Presidente della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, in sostituzione di S.E. Mons. Benito Cocchi, Arcivescovo di Modena - Nonantola, che ha chiesto di essere sollevato dall’incarico.
Martedì 21 maggio 2003 si è riunito, in sessione straordinaria, il Consiglio Episcopale Permanente. Nel corso della riunione sono stati espressi pareri e suggerimenti, ai sensi dell’art. 23, lett. r) dello statuto della CEI, circa lo schema di intesa tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Governo italiano in merito ai programmi per l’insegnamento della religione cattolica nel contesto della riforma scolastica. Il Consiglio ha quindi proceduto alla seguenti nomine e conferme:
La Presidenza della CEI, nella riunione del 19 maggio 2003, ha nominato Don Ambrogio Pisoni, dell’Arcidiocesi di Milano, Assistente spirituale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano.
Roma, 3 giugno 2003 |