Anno
dell’Eucaristia: indulgenza plenaria a chi partecipa ad atti di culto al
Sacramento
Secondo quanto stabilisce un decreto della Penitenzieria Apostolica
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 14 gennaio 2005 (ZENIT.org).-
Giovanni Paolo II ha disposto che durante l’Anno dell’Eucaristia è possibile
ottenere l’indulgenza plenaria partecipando ad atti di culto e venerazione del
Santissimo Sacramento, così come pregando davanti al tabernacolo i Vespri e la
Compieta dell’Ufficio Divino.
Lo stabilisce un decreto della Penitenzieria Apostolica datato 25 dicembre 2004
e pubblicato questo venerdì dalla Sala Stampa della Santa Sede, che reca la
firma del cardinal James Francis Stafford e di padre Gianfranco Girotti,
O.F.M.Conv., rispettivamente Penitenziere maggiore e Reggente della
Penitenzieria Apostolica.
La disposizione pontificia, secondo il documento, ha l’obiettivo di “esortare i
fedeli, nel corso di questo anno, ad una più profonda conoscenza e ad un più
intenso amore verso l'ineffabile ‘Mistero della fede’, e affinché ne ricavino
sempre più abbondanti frutti spirituali”.
Il decreto ricorda che per poter ottenere l’indulgenza plenaria è necessario
rispettare le “solite condizioni”: “Confessione sacramentale, Comunione eucaristica
e preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice, con l'animo totalmente
distaccato dall'affetto verso qualunque peccato”.
Nell’Anno dell’Eucaristia – iniziato nell’ottobre 2004 e che si concluderà
nell’ottobre 2005, in occasione del Sinodo mondiale dei vescovi su questo
Sacramento – l’indulgenza plenaria verrà concessa per due motivi particolari.
In primo luogo, secondo il decreto, “ogniqualvolta partecipino con attenzione e
pietà a una sacra funzione o ad un pio esercizio svolti in onore del SS.mo
Sacramento, solennemente esposto o conservato nel Tabernacolo”.
In secondo luogo, “al Clero, ai membri degli Istituti di Vita Consacrata e
delle Società di Vita Apostolica e agli altri fedeli tenuti per legge alla
recita della Liturgia delle Ore, nonché a quelli che sono soliti dire l'Ufficio
Divino per pura devozione, ogniqualvolta, a conclusione della giornata,
recitino davanti al Signore presente nel tabernacolo, o in comune o
privatamente, il Vespro e la Compieta”.
Il decreto prevede anche che possano ottenere l’indulgenza plenaria quelle
persone che a causa di una malattia o di altri motivi giustificati non possano
partecipare ad un atto di culto al Sacramento dell’Eucaristia in una chiesa o
in un oratorio.
Queste persone potranno ottenere l’indulgenza se “compiranno spiritualmente con
il desiderio del cuore la visita, in spirito di fede nella reale presenza di
Gesù Cristo nel Sacramento dell'Altare, e reciteranno il Padre Nostro e il
Credo, aggiungendo una pia invocazione a Gesù Sacramentato (p.e. ‘Sia lodato e
ringraziato ogni momento il SS.mo Sacramento’)”.
In tutti i casi, ovviamente, è richiesto che vengano rispettate le condizioni
stabilite per ricevere l’indulgenza plenaria.
“Se non potessero fare neppure questo, otterranno l’indulgenza plenaria se si
uniranno con desiderio interiore a coloro che praticano nel modo ordinario
l'opera prescritta per l'Indulgenza e offriranno a Dio Misericordioso le
infermità e i disagi della loro vita, avendo anch'essi il proposito di
adempiere non appena possibile le tre solite condizioni”.
Il decreto chiede ai sacerdoti, soprattutto ai parroci, di informare i fedeli
su queste disposizioni e di prestarsi con generosità ad “ascoltare le loro
confessioni” e, “nei giorni da determinarsi per l'utilità dei fedeli”, di
guidare “in modo solenne pubbliche recite di preghiere a Gesù Sacramentato”.
Si chiede quindi ai fedeli di “dare spesso aperte testimonianze di fede e di
venerazione verso il SS.mo Sacramento”.
Le disposizioni sono state approvate dal Santo Padre durante l’udienza concessa
il 17 dicembre al cardinal Stafford e a padre Girotti.
Il decreto sarà in vigore durante l’Anno Eucaristico a partire dalla data della
sua pubblicazione su “L’Osservatore Romano”, che avverrà questo sabato, 15
gennaio, nella edizione italiana del quotidiano.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 1471, spiega che “l’indulgenza
è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi
quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a
determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come
ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro
delle soddisfazioni di Cristo e dei santi”.
Il numero 1479 aggiunge: “Poiché i fedeli defunti in via di purificazione sono
anch'essi membri della medesima comunione dei santi, noi possiamo aiutarli, tra
l'altro, ottenendo per loro delle indulgenze, in modo tale che siano sgravati
dalle pene temporali dovute per i loro peccati”.