32646. ROMA-ADISTA. È morto
in un ospedale romano in seguito ad
un'emorragia celebrale, lo
scorso 28 dicembre, p. Jacques Dupuis,
teologo gesuita da anni
sotto "osservazione" da parte della
Congregazione per la
Dottrina della Fede, che nel 1998 lo aveva
anche sospeso
dall'insegnamento all'Università Gregoriana per le sue
idee in materia di
pluralismo religioso.
Nato in Belgio nel 1923,
entra nel noviziato della Società di Gesù
nel 1941, e nel 1948 si
trasferisce in India, dove vive fino al
1984, insegnando alle
Facoltà teologiche di Kurseong e di Dehli,
rette dai gesuiti. Nel
maggio 1984, p. Pedro Arrupe, superiore
generale dei gesuiti, lo
chiama a Roma, affidandogli l'insegnamento
di Cristologia
all'Università Gregoriana, dove assume anche la
direzione della rivista
"Gregorianum". In questi anni ricopre pure
l'incarico di consulente del
Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso (dal 1985 al
1995) e della Commissione per la
Missione e
l'Evangelizzazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese
di Ginevra.
I guai, per il teologo
gesuita, iniziano nel giugno 1998, quando la
Congregazione per la
Dottrina della Fede - guidata dal card. Joseph
Ratzinger - lo mette sotto
inchiesta e lo sospende dall'insegnamento
alla Gregoriana per le tesi
espresse nel suo libro (edito dalla
Queriniana) “Verso una
teologia cristiana del pluralismo religioso”:
un modello teologico che, si
legge nel libro di Dupuis, "mostri come
l'affermazione dell'identità
cristiana sia compatibile con un
genuino riconoscimento
dell'identità delle altre comunità di fede in
quanto costituenti di
diritto aspetti differenti
dell'autorivelazione del
mistero assoluto in una singola e unitaria,
e tuttavia complessa e
articolata, economia divina" (v. Adista nn.
79 e 85/98). Nel dicembre
dello stesso anno, il teologo invia al
card. Ratzinger un documento
di 188 pagine in cui prova a difendersi
dalle contestazioni che
erano state mosse al suo libro, ma il
prefetto dell'ex
Sant'Uffizio si dichiara insoddisfatto e sottopone
a Dupuis altre questioni. Il
gesuita risponde di nuovo (1 novembre
1999) ma Ratzinger esprime
ancora insoddisfazione e, alla vigilia
della pubblicazione della
Dichiarazione Dominus Iesus (il documento
che riafferma l'unicità e
l'universalità salvifica di Cristo e della
Chiesa cattolica, v. Adista
n. 64/00), convoca per la prima volta il
teologo chiedendogli di
firmare una Notificazione che denuncia
gli "errori
dottrinali" del suo libro. Dopo una serie di trattative
e di modifiche al testo, nel
dicembre del 2000 p. Dupuis accetta di
sottoscrivere la
Notificazione, nella quale si afferma che nel
libro "vi sono notevoli
ambiguità e difficoltà su punti dottrinali
di portata rilevante, che
possono condurre il lettore a opinioni
erronee o pericolose".
La Notificazione, datata 24 gennaio 2001,
viene poi pubblicata
sull'"Osservatore Romano" il 26 febbraio 2001
insieme ad un "articolo
di commento" non firmato e da molti
attribuito allo stesso
Ratzinger. Si tratta però di un testo diverso
da quello sottoscritto da
Dupuis, come lui stesso denuncia in una
conferenza stampa: in quello
originario si affermava che il teologo
accettava di "tener
conto" della Notificazione nel suo futuro
lavoro, in quello pubblicato
è invece scritto che si impegna
ad "assentire alle tesi
enunciate" (v. Adista nn. 10 e 26/99, 19/01
e 76/03).
"Un suo intimo amico,
che ha chiesto di restare anonimo, subito dopo
la notizia della morte di p.
Dupuis, ha dichiarato ad Uca news -
scrive Gerard O'Connel,
corrispondente vaticano dell'agenzia di
stampa cattolica -: 'alla
fine la morte è arrivata come una felice
liberazione per questo
grande teologo'".