Appello ai Vescovi per la Chiesa italiana

 

 

Cari fratelli Vescovi,

 

quanto sta avvenendo in Iraq, va al di là dello stesso comportamento di guerra; si è rotto ogni argine alla barbarie. Siamo in presenza, non di una occupazione militare, ma di una distruzione totale e sistematica: un numero impressionante di uccisi, impedimento di portare i soccorsi e i rifornimenti necessari ai superstiti, rasi al suolo case, luoghi sacri, edifici d’arte. Urbicidio.

E’ possibile conoscere la realtà soltanto a operazioni concluse. E’ la crudeltà dei fatti che produce fondamentalismo non le parole.

Come Chiesa, collegati a tutte le altre confessioni cristiane, ci siamo impegnati con grande varietà di modi (veglie, preghiere, digiuno, assemblee, manifestazioni …) prima perché la guerra non iniziasse, poi perché cessasse. Abbiamo invocato e fatto pressione, perché la comunità internazionale rientrasse nelle regole del diritto e ridesse autorità all’ONU. In particolare ci sono stati di esempio e di incoraggiamento tutti gli sforzi concreti di mediazione del Papa per scongiurare l’inizio delle attività belliche e la sua testimonianza quotidiana contro la scelta della violenza.

Ora di fronte all’orrore è calato un silenzio inspiegabile. La società intera vive una grande sofferenza.

Non possiamo accettare né la rassegnazione né l’impotenza. Il nostro silenzio rischia di essere interpretato da parte di tutti i crocefissi come connivenza con i crocefissori. Questo silenzio è peccato. Siamo chiamati ad aver fiducia nel “Regno di giustizia, di amore e di pace” del Crocefisso e denunciare il regno di potenza, di distruzione e di morte.

Vi chiediamo proprio come Conferenza Episcopale Italiana di porre un gesto chiaro, condiviso da tutte le comunità ecclesiali, di richiesta di perdono a tutte le vittime e di presa di posizione contro la violenza indiscriminata perpetrata nelle città irachene ribadendo la scelta responsabile della nonviolenza e del dialogo per raggiungere la riconciliazione e la pace tanto desiderate.

Come segnale concreto per esprimere la sincerità di questo atteggiamento vi chiediamo di ritirare i cappellani militari, che in questo momento assieme ai soldati italiani che appartengono di fatto alla coalizione responsabile di quanto sta avvenendo.

Sono tante le persone , anche quelle che non appartengono alla comunità ecclesiale, che aspettano con ansia dalla Chiesa un vostro gesto di verità e di coraggio.

 

Al 18 dicembre i firmatari sono più di mille

 

 

 

Padova, 21.11.04