MANIFESTO PER LA CONCORDIA E LA PACE

Leonardo Boff

Che l'11 settembre sia ricordato meno come il giorno della grande
trasformazione nella coscienza dell'umanità


Nessun essere umano è un'isola, per cui non domandate per chi suona la
campana. La campana suona per ciascuno, per ciascuna, per tutta l'umanità.
Se grandi sono le tenebre che scendono sui nostri spiriti, più grande ancora
è la nostra ansia di luce.

Assistiamo da giorni, con stupore e indignazione, all'irrompere della
demenza umana. Non lasciamo che tale demenza abbia l'ultima parola.
La massima e ultima parola che grida in noi e ci unisce a tutta l'umanità è
per la solidarietà e la compassione nei riguardi delle vittime, è per la
pace e il buon senso nelle relazioni internazionali.
Le tragedie ci danno la dimensione dell'inumanità di cui siamo capaci. Ma
lasciano anche venire in superficie l'autentica umanità che abita in noi, al
di là delle differenze di razza, di ideologia e di religione. E questa
umanità in noi fa sì che insieme piangiamo, insieme ci asciughiamo le
lacrime, insieme preghiamo, insieme cerchiamo la giustizia, insieme
costruiamo la pace e insieme rinunciamo alla vendetta.

La saggezza dei popoli e la voce del nostro cuore lo testimoniano: non è il
terrorismo che vince il terrorismo, né è l'odio che vince l'odio. È l'amore
che vince l'odio. È il dialogo instancabile, la negoziazione aperta e
l'accordo giusto che tolgono le basi a qualunque terrorismo e fondano la
pace.
La tragedia che ci ha colpito nel più profondo del nostro cuore ci invita a
ripensare le sfide delle politiche mondiali, il senso della globalizzazione
dominante, la definizione del futuro dell'umanità e la salvaguardia della
Casa Comune, la Terra. Il tempo stringe. Questa volta non ci sarà un'arca di
Noè a salvare alcuni e a lasciar morire gli altri. Dobbiamo salvarci tutti,
la comunità di vita di umani e non umani. Per questo dobbiamo abolire la
parola nemico. È la paura che crea il nemico. Ed esorcizziamo la paura
quando facciamo del distante un vicino e del vicino un fratello e una
sorella. Allontaniamo la paura e il nemico quando cominciamo a dialogare, a
conoscerci, ad accettarci, a rispettarci, ad amarci: in una parola, a
prenderci cura di noi.

A prenderci cura delle nostre forme di convivenza nella pace, nella
solidarietà e nella giustizia. A prenderci cura del nostro ambiente perché
sia un ambiente completo in cui sia possibile la convivenza tra diversi. A
prenderci cura della nostra amata e generosa Madre Terra. Se ci prendiamo
cura di noi come fratelli e sorelle scompaiono le cause della paura. Nessuno
ha bisogno di minacciare alcun altro. Possiamo volare nei nostri aerei
senza paura che si trasformino in bombe per distruggere edifici e decimare
vite.
Che l'11 settembre del 2001 sia ricordato meno come il giorno della tragedia
americana e mondiale e più come il giorno della grande trasformazione nella
coscienza dell'umanità, verso relazioni più inclusive tra tutti, in
direzione di una maggiore compassione e solidarietà tra gli esseri viventi,
umani e non umani, nel cammino del rispetto riverente di fronte alla vita,
dell'impegno per la giustizia, la responsabilità e la pace, nella gioiosa
celebrazione dell'esistenza. Ognuno è chiamato a collocare il suo mattone
nella costruzione di questo santuario della pace, della benevolenza e della
cooperazione mondiale e planetaria. Che lo Spirito Creatore che ci abita e
che guida misteriosamente i cammini della storia ci accompagni con la sua
luce e il suo calore per realizzare tali propositi collettivi e umanitari.
Amen. Così sia




Ritorna alla pagina principale