Riti, berlusconismo, cattolicesimo e tanti perché

Domenica sera, 11 maggio 2003: mi ritrovo a guardare alla giornata trascorsa, a riflettere sulla celebrazione domenicale e ad ascoltare con paura al TG gli inquietanti proclami di Berlusconi: "La sinistra non dovrà mai andare al governo!". Ripenso al vangelo del giorno (il "Buon Pastore", Gv. 10,11-18) e sfoglio una pagina di Repubblica che, con un titolo cubitale, riporta una delirante affermazione dello stesso premier. "La magistratura: un cancro da estirpare!"

Parola di Dio e misere parole di uomini: quale intreccio e quale punto d'incontro trovare tra l'una e le altre se non nell'identità di un Cristianesimo da collocare dentro un nucleo vitale di trascendenza e di storicità, di annuncio del Regno e di denuncia delle sue distorsioni? Molte volte le nostre assemblee liturgiche appaiono rifugi asettici dove ci si apparta una volta la settimana per consumare un prodotto religioso, facendo di tutto, però, perché queste virtuali oasi domenicali non si lascino sfiorare dal travaglio e dalle contraddizioni del vivere quotidiano.

Mi permetto brevemente di accostare, pur con molto disagio interiore e naturalmente con tutte le inevitabili improprietà del discernimento, la liturgia domenicale all'attuale pesantissima situazione di questi giorni, in cui infuria una violenta campagna di Berlusconi contro i giudici, contro tutti coloro che dissentono, contro i sempre più residui spazi di libertà nella TV, eccetera. Il tutto, con l'arroganza di un uomo che, al grado massimo, concentra nelle sue mani un immenso potere politico, mediatico ed economico.

Durante la messa di stamattina più volte ho rivolto l'invito: "La pace sia con voi!", ad un'assemblea che, più o meno distratta, rispondeva: "E con il tuo spirito"! Mi chiedo come siano state percepite queste logorate formule rituali da un'assemblea composta da tanti (o pochi?) berlusconiani. Mi chiedo anche che cosa questa "pace liturgica" possa significare nel momento in cui la politica nazionale vive una rissosità strumentalmente alimentata da una precisa parte politica nella linea, eticamente molto scorretta, del "tanto peggio, tanto meglio!".

Il fenomeno del berlusconismo si presenta non solo come opzione di un partito ma anche come particolare visione di vita che porta con sé una serie di elementi di carattere sociale, culturale ed etico. Ultimamente, alcuni convulsi e inquietanti interventi contro la giustizia e contro tutti coloro che dissentono dal "pensiero unico", promossi a tamburo battente da un signore che possiede o controlla circa l’80-90% dell’informazione italiana, stanno logorando il sistema istituzionale e democratico del paese.

Di fronte a questa marea montante, che travolge giustizia e legalità, io chiedo all’istituzione ecclesiale di dare un orientamento sui valori, all’interno di un contesto politico in cui sono in pericolo non solo le regole democratiche ma anche i riferimenti etici sui quali la Chiesa stessa da sempre si è proposta come Mater et Magistra.

Perché non gridare fino in fondo l’indignazione a causa dello scempio di leggi fatte su misura a beneficio di un singolo individuo, nel silenzio colpevole di un cattolicesimo italiano che, in questo specifico caso, appare sordo, silente e latitante?

"Guai a voi che fate leggi ingiuste per opprimere il mio popolo. Così negate la giustizia ai poveri e li private dei loro diritti; sottraete alle vedove e agli orfani i loro beni!.. ". Non sono affermazioni arrabbiate di qualche "toga rossa milanese" ma di un grande uomo religioso, fedele a Dio e al suo popolo, vissuto circa 2.700 anni fa nell’antica Palestina, di nome Isaia e profeta per vocazione (Is. 10,1). Come vorremmo che questo "Guai a voi!", a partire appunto dalla Bibbia e dalla Dottrina sociale cristiana, ogni tanto risuonasse profeticamente sulle pagine del quotidiano cattolico o di una lettera episcopale o di uno dei tanti documenti CEI!

Perché il cattolicissimo Antonio Socci, militante CL, nuovo astro emergente della Tv pubblica ed esperto in anticomunismo viscerale e in apparizioni di madonne, "non dice qualcosa di cattolico" quando l’etica civile è palesemente calpestata e spogliata? Perché, se si vuole riascoltare il richiamo profetico di Isaia alla legalità, bisogna, paradossalmente, chiedere soccorso alla cultura laica e ricorrere a giornalisti come Eugenio Scalfari di Repubblica o Furio Colombo de l’Unità oppure Paolo Flores d’Arcais di Micromega e alcuni altri?…

Perché il quotidiano Avvenire, di fronte ad un crescente imbarazzo di molti cattolici italiani per un degrado del senso del bene comune e del senso delle istituzioni democratiche, ogni tanto non rispolvera qualche pagina di famosi e datati documenti della Cei, del tipo: "La chiesa italiana e le prospettive del paese" (1981), "Educare alla legalità" (1991), "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" (2001)?…

Perché la Chiesa italiana, la Mater et Magistra che io amo, oggi sembra stia diventando una nuova "Chiesa del silenzio"? Non si tratta certamente del silenzio imposto, ad esempio, dalla persecuzione nell’Europa comunista di qualche decennio fa, ma di un altro silenzio. Un silenzio e una latitanza della gerarchia e di cristiani che, come gli zelanti uomini del tempio nella parabole del "Buon samaritano" (Luca 10, 25-37), sono portati a girare lo sguardo da un’altra parte per non sentire le grida e non vedere le ferite dell’uomo disteso lungo la strada che da Gerusalemme porta a Gerico.

Evidentemente non si chiede alla Chiesa di interferire nella politica nazionale ma solo di annunciare ed eventualmente denunciare, cioè essere educatrice libera di coscienze libere.

Durante il ventennio fascista la gente se voleva lavorare doveva adeguarsi al progetto del Partito Nazionale Fascista. La stragrande maggioranza degli italiani si adeguò, accettando perfino la guerra coloniale del 1935 e le leggi razziali del 1938. La chiesa stessa, di fronte a quelle due vergogne nazionali, mantenne purtroppo un colpevole silenzio. Certamente, in quegli anni, non fu solo la chiesa a rimanere in silenzio ma anche gran parte del mondo della cultura. Ad esempio, solo dodici docenti universitari, su diverse centinaia, si ribellarono al "pensiero unico" fascista.

Oggi, in un contesto politico-culturale certamente molto diverso, sta crescendo un assopimento etico che fa paura e che qualcuno chiama "dittatura morbida". I circa otto milioni di telespettatori, che per alcuni mesi hanno guardato tutti i giorni "Grande Fratello", un programma trash e becero costruito sul nulla, in questo senso rappresentano un segnale allarmante che mette i brividi.

Un famoso scrittore tedesco (B. Brecht), subito dopo l’orrore nazista del secondo conflitto mondiale, scrisse: "Il sonno della ragione genera mostri!". Per evitare questa terribile e non impossibile eventualità si tratta di trovare spazi di nuova pacifica "resistenza", per tenere sveglia una coscienza etica e civile, senza rassegnarsi.

Dietrich Bonhoeffer, uno dei profeti del secolo XX, giustiziato dai nazisti a Flossemburg il 9 aprile del 1944, poco prima di morire scriveva dal carcere: "Disteso sul tavolaccio fisso la parete grigia. Fuori, un mattino d’estate, ancora non mio, esultando va verso la campagna. Fratelli, finché non giunge, dopo la lunga notte, il nostro giorno, resistiamo".

don Giorgio Morlin – Parroco

Parrocchia di Mazzocco, Cuore Immacolato di Maria

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da "Rocca" , luglio 2003

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