Lettera 2004 da Taizé
Alle sorgenti della vita
Tradotta in 57 lingue (di cui 24 asiatiche),
questa lettera, scritta da frère
Roger di Taizé, è stata pubblicata per
l'incontro europeo dei giovani ad
Amburgo. Sarà poi ripresa e meditata
durante l'anno 2004 negli incontri di
giovani che avranno luogo sia a Taizé,
settimana dopo settimana, sia in altre
parti del mondo.
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Tanti giovani attraverso la terra portano in loro una sete di
pace, di comunione, di gioia.
Sono attenti anche all'insondabile sofferenza degli innocenti.
In modo particolare, non ignorano l'aumento della
povertà nel mondo.1
Non sono soltanto i responsabili dei popoli che costruiscono
il futuro. Il più umile fra gli umili può contribuire a
realizzare un avvenire di pace e di fiducia.
Per quanto possiamo essere sprovvisti, Dio ci consente di
portare la riconciliazione là dove ci sono degli scontri e la speranza
là dove c'è l'inquietudine.
Con la nostra vita, ci chiama a rendere accessibile la sua
compassione per l'essere umano.2
Se dei giovani con la loro vita diventano focolari di pace, ci
sarà una luce là dove si trovano.3
Un giorno, chiesi ad un giovane che cosa era più essenziale, ai
suoi occhi, per sostenere la sua vita. Ha risposto: "La gioia e la
bontà del cuore".
L'inquietudine, la paura di soffrire, possono portar via la
gioia.
Quando sorge in noi una gioia attinta dal Vangelo, porta
un soffio di vita.
Non siamo noi a creare questa gioia, essa è un dono di Dio.
Ed è incessantemente ravvivata dallo sguardo di fiducia di
Dio sulla nostra vita.4
Lungi dall'essere ingenua, la bontà del cuore comporta
una vigilanza. Essa può condurre ad assumere dei rischi. Non
lascia posto a nessun disprezzo verso l'altro.5
Rende attenti ai più sprovvisti, a quelli che soffrono, alla
pena dei bambini. Attraverso il viso, con il tono della voce,
riesce ad esprimere che ogni essere umano ha bisogno di essere
amato.6
Sì, Dio ci consente di andare avanti portando, nel fondo
dell'anima, una scintilla di bontà che chiede solo di diventare
fiamma.7
Ma come andare alle sorgenti della bontà, della gioia, ed anche
a quelle della fiducia?
Abbandonandoci a Dio, troviamo la strada.
Risalendo anche lontano nella storia, moltitudini di credenti
hanno colto che, nella preghiera, Dio donava una luce,
una vita interiore.
Già prima di Cristo, un credente pregava: "La mia anima
anela a te di notte, Signore; anche il mio spirito nel mio intimo
ti cerca".8
Il desiderio di una comunione con Dio è deposto nel
cuore umano da tempi infiniti. Il mistero di questa comunione
raggiunge ciò che è più intimo, la profondità stessa
dell'essere.
Così possiamo dire a Cristo: "Signore, da chi andremo se
non da te? Tu hai le parole che rendono la nostra anima alla
vita".9
Rimanere davanti aDio in un'attesa contemplativa non va al di
là della nostra dimensione umana.
In questa preghiera, un velo si alza su ciò che è inesprimibile
della fede, e l'indicibile conduce all'adorazione.
Dio è presente anche quando il fervore si dissipa e quando
le risonanze sensibili svaniscono. Mai siamo privati della sua
compassione.Non èDio che rimane lontano da noi, siamo noi
talvolta assenti.
Uno sguardo di contemplazione coglie segni del Vangelo
negli avvenimenti più semplici.
Discerne la presenza del Cristo anche nel più abbandonato
fra gli uomini.10
Scopre nell'universo le radiose bellezze della creazione.
Molti si pongono la domanda: che cosa Dio si aspetta da me?
Leggendo il Vangelo ecco che arriviamo a comprenderlo: in ogni
situazione,Dio ci chiede di essere un riflesso della sua presenza; ci
invita a rendere la vita bella a coloro che lui ci affida.
Chi cerca di rispondere ad una chiamata di Dio per tutta
l'esistenza, può far sua questa preghiera:
Spirito Santo, anche se nessuno sembrerebbe fatto per realizzare
un sì per sempre, tu vieni ad accendere in me un focolare di
luce. Illumini le esitazioni ed i dubbi, nei momenti in cui il sì ed il
no si scontrano.
Spirito Santo, tu mi permetti di accettarmi con i miei limiti.
Se c'è inme una parte di fragilità, la tua presenza venga a trasfigurarla.
Ed eccoci portati all'audacia di un sì che ci conduce molto
lontano.
Questo sì è una limpida fiducia.
Questo sì è amore di ogni amore.
Cristo è comunione. Non è venuto sulla terra per creare una
religione in più, ma per offrire a tutti una comunione in lui.11
I suoi discepoli sono chiamati ad essere umili fermenti di
fiducia e di pace nell'umanità.
In quest'unica comunione che è la Chiesa, Dio offre ogni
cosa per andare alle sorgenti: il Vangelo, l'Eucaristia, la pace
del perdono. E la santità di Cristo non è più irraggiungibile,
è presente, è molto vicina.
Quattro secoli dopo Cristo, un cristiano africano di nome
Agostino scriveva: "Ama e dillo con la tua vita".
3
Quando la comunione tra cristiani è una vita vissuta e non
è solo una teoria, diffonde una speranza luminosa. Ed ancor
più: può sostenere l'indispensabile ricerca di una pace nel
mondo.
Allora, per quale motivo i cristiani potrebbero rimanere
ancora separati?
Nel corso degli anni, la vocazione ecumenica ha provocato
scambi ineguagliabili. Sono le primizie di una comunione viva
fra i cristiani.12
La comunione è la pietra di paragone. Nasce innanzitutto
al cuore del cuore di ogni cristiano, nel silenzio e nell'amore.13
Nella lunga storia dei cristiani, moltitudini di persone si
sono un giorno scoperte separate, talvolta senza neppure
conoscerne la ragione. Oggi è essenziale fare tutto il possibile
affinché il maggior numero possibile di cristiani, spesso non
colpevoli delle separazioni, si scoprano in comunione.14
Sono innumerevoli quelli che hanno un desiderio di riconciliazione
che tocca il fondo dell'anima. Aspirano a questa
gioia infinita: uno stesso amore, un solo cuore, una sola e
medesima comunione.15
Spirito Santo, vieni e deponi nei nostri cuori il desiderio di
avanzare verso una comunione, sei tu che ci guidi.
La sera di Pasqua, Gesù accompagnava due dei suoi discepoli
che andavano al villaggio di Emmaus. Lì per lì non si
resero conto che egli camminava al loro fianco.16
Anche noi incontriamo dei periodi in cui non riusciamo a
renderci conto che il Cristo, attraverso lo Spirito Santo, rimane
vicinissimo a noi.
Instancabilmente ci accompagna. Illumina le nostre anime
di una luce inattesa. E scopriamo che, se anche può rimanere
in noi qualche oscurità, in ciascuno c'è soprattutto il mistero
della sua presenza.
Cerchiamo di tener presente una certezza. Quale? Cristo
dice a ciascuno: "Ti amo di un amore che non finirà. Io non ti
lascerò mai. Attraverso lo Spirito Santo sarò sempre con te".17
1 Un approfondimento della vita
interiore, lungi dal condurre a chiudere
gli occhi sulla situazione delle società
contemporanee, ci chiama ad interrogarci.
Siamo abbastanza coscienti, per
esempio, che 54 paesi del mondo sono
più poveri oggi che nel 1990 ? Kofi
Annan, segretario generale delle
Nazioni Unite, ci scriveva l'anno
scorso, in occasione dell'incontro europeo
di Parigi: "Ci sono nel mondo tanti
giovani privi di prospettive per l'avvenire.
Per loro, ogni giorno è una dura
battaglia contro la fame, la malattia, la
miseria. Numerosi poi sono coloro che
vivono in regioni in preda a conflitti
armati. Dobbiamo fare di tutto per
render loro la speranza".
2 L'amatissimo papa Giovanni XXIII
scriveva: "Ogni credente, in questo
nostro mondo, deve essere una scintilla
di luce, un centro di amore, un
fermento vivificatore nella massa: e
tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità
di se stesso, vive in comunione
con Dio. Infatti non si dà pace fra gli
uomini se non vi è pace in ciascuno di
essi" (Pacem in terris, 1963, 88).
3 L'apostolo Paolo, incoraggia i
credenti ad essere "focolari di luce" che
brillano come astri nell'universo (vedi
Filippesi 2,15-16).
4 "Quando il Signore verrà, . gli
umili gioiranno ancora nel Signore e i
poveri esulteranno" (Isaia 29,18-19).
"Consola il tuo cuore, tieni lontana la
malinconia, da essa non si ricava nulla
di buono" (Siracide 30,21-25).
5 In una vita di comunità, la bontà del
cuore è un valore inestimabile. È forse
uno dei più limpidi riflessi della
bellezza di una comunione.
6 Quando è ancora piccolo, un
bambino coglie ciò che significa la
bontà del cuore di una madre o di un
padre, di una sorella o di un fratello. È
una chiara realtà del Vangelo. Per un
bambino, sapere di essere amato è
molto importante, questo gli consente
per tutta la vita di andare avanti, di
comprendere un giorno che Dio ci
chiama, a nostra volta, ad amare.
7 Durante una visita a Taizé, il filosofo
Paul Ricoeur diceva: "La bontà è
più profonda del male più profondo.
Per quanto il male sia radicale, non è
così profondo come la bontà".
8 Isaia 26,9.
9 Quando alcuni cominciarono ad
abbandonare Cristo, egli disse ai suoi
discepoli: "Forse anche voi volete
andarvene?" Gli rispose Simon Pietro:
"Signore, da chi andremo? Tu hai
parole di vita eterna" (Giovanni 6,67-
68).
> 3
2
10 Vivere in comunione con Dio,
conduce a vivere in comunione con gli
altri. Più ci avviciniamo al Vangelo, più
ci avviciniamo gli uni agli altri. Il
teologo ortodosso Olivier Clément
scrive: "Più si diventa persone di
preghiera, più si diventa persone di
responsabilità. La preghiera non libera
dagli obblighi di questo mondo: rende
ancora più responsabili. Non c'è nulla
di più responsabile del pregare... questo
può prendere la forma concreta di una
presenza accanto a coloro che soffrono
per abbandono, per povertà - com'è il
caso, per esempio, di una ventina di
fratelli di Taizé che vivono in quartieri
poveri di altri continenti -, questo ci
chiama anche a essere persone inventive,
creatrici in ogni campo, compreso
quello economico, quello di una civiltà
planetaria, quello culturale..." (Taizé,
un senso alla vita, Ed. Paoline, 1998).
11 Ancor giovane, a 21 anni, il
teologo tedescoDietrich Bonhoeffer ha
forgiato l'espressione "Cristo che esiste
in quanto comunità". Egli scrisse che
"attraverso Cristo l'umanità è realmente
integrata nella comunione in
Dio" (Sanctorum communio, Berlino
1930).
12 Interrogandosi sulla vocazione
ecumenica, il patriarca ortodosso
d'Antiochia, Ignazio IV, scriveva recentemente
da Damasco: "Abbiamo bisogno
con urgenza di iniziative profetiche
per fare uscire l'ecumenismo dai meandri
nei quali temo si stia impantanando.
Abbiamo un urgente bisogno di
profeti e di santi per aiutare le nostre
Chiese a convertirsi attraverso il
perdono reciproco". Il patriarca invitava
a "privilegiare il linguaggio della
comunione piuttosto che quello della
giurisdizione". L'anno scorso il papa
Giovanni Paolo II diceva, ricevendo a
Roma dei responsabili della Chiesa
ortodossa greca: "Con i santi, contempliamo
l'ecumenismo della santità: esso
ci porterà verso la piena comunione,
che non è né assorbimento né fusione,
ma un incontro nella verità e
nell'amore".
13 La riconciliazione inizia già ora,
dentro la persona. Vissuta nel cuore di
un credente, la riconciliazione acquista
una credibilità e può portare ad uno
spirito di riconciliazione in questa
comunione di amore che è la Chiesa.
Questa strada presuppone che non ci
sia umiliazione per nessuno.
14 Potrà la Chiesa mostrare dei segni
di un'ampia apertura, così ampia da
poter riconoscere che coloro che erano
divisi in passato, non sono più separati
ma vivono già in comunione? Un passo
verso la riconciliazione sarà fatto nella
misura in cui si constaterà una vita di
comunione, già realizzata in certi
ambienti attraverso il mondo. Occorrerà
del coraggio per constatarlo ed
adattarvisi. I testi verranno dopo. Privilegiare
i testi non finisce forse per allontanarci
dalla chiamata del Vangelo:
senza tardare, riconciliati?
15 Vedi Filippesi 2,2.
16 Vedi Luca 24,13-35.
17 Vedi Geremia 31,3 e Giovanni
14,16-18.