Firmata Intesa tra la Repubblica italiana e l'Unione buddista

 

Con l'approvazione dell'Intesa cesserà di avere afficacia nei confronti dell'Unione Buddhista Italiana la normativa risalente al 1929, sui c.d. "culti ammessi": viene quindi riconosciuta l'autonomia dell'Unione e la non ingerenza dello Stato nelle nomine dei ministri di culto e nell'organizzazione comunitaria. Agli appartenenti all'Unione è garantita, nel rispetto delle norme sull'obiezione di coscienza, l'assegnazione al servizio civile, in quanto contrari all'uso delle armi; l'assistenza spirituale negli ospedali e negli istituti penitenziari; il diritto di non avvalersi di insegnamenti religiosi, il diritto di rispondere ad eventuali richieste degli studenti relative al fenomeno religioso, nonchè di istituire proprie scuole. Con l'approvazione dell'Intesa sarà esteso all'Unione Buddhista il sistema dei rapporti finanziari tra lo Stato e la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose che hanno già stipulato un'Intesa, e cioè la partecipazione alla ripartizione della quota dell'8 per mille dell'IRPEF e la deducibilità delle offerte destinate all'Unione Buddhista. L'Unione, fondata a Milano nel 1985 riunisce 34 centri italiani di tutte le tradizioni buddiste. Si tratta del primo accordo firmato tra uno Stato dell'Unione Europea e la rappresentanza della religione buddista . L'Intesa è stata firmata il 21 ottobre; deve poi passare all'approvazione del Consiglio dei Ministri e successivamente deve essere ratificata dal Parlamento.




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