La critica del Sinodo valdese al Giubileo Cattolico

 

 

Roma (NEV), 1 settembre 1999 - Sul tema del "Grande Giubileo del 2000" il

Sinodo delle chiese valdesi e metodiste,svoltosi come di consueto a Torre Pellice dal 22 al 27 agosto, ha approvato un ordine del giorno eun documento predisposto dalla Commissione consultiva per le relazioniecumeniche. Nell'ordine del giorno si approva il documento della Commissione, inviandolo alle comunita' "alle quali spetta la responsabilita' di intrattenere rapporti ecumenici locali", con l'invito a "verificare con attenzione l'opportunita' o meno della partecipazione a liturgie ecumeniche che direttamente o indirettamente possano essere

associate al Giubileo-Anno Santo" e a promuovere una riflessione sulle

"conseguenze ecumeniche" di questo evento della Chiesa cattolica. Nello

stesso tempo, il Sinodo "conferma l'impegno delle nostre chiese nel cammino

ecumenico" e la "solidarieta' a quei settori del cattolicesimo che insieme

a noi intendono esprimere il loro disagio nei confronti del clima giubilare

romano".

Il documento approvato si articola in quattro paragrafi. Nel primo,intitolato

"Una valutazione protestante del Grande Giubileo del 2000" si sottolinea che questo evento "unisce almeno tre elementi, di diversa

origine e di diversa universalita'": il giubileo biblico (prescritto

dall'Antico Testamento e richiamato da Gesu' all'inizio del suo ministero),

la ricorrenza dei duemila anni dalla nascita di Cristo, e l'anno santo

centrato sul pellegrinaggio e le indulgenze. Il documento rileva il divario

teologico fra i diversi documenti ufficiali che hanno accompagnato il

Giubileo: "il dissenso evangelico e' stato sollevato soprattutto dalla

bolla di indizione 'Incarnationis Mysterium', in cui "il discorso

tradizionale sull'indulgenza emerge a tutto tondo".Il secondo paragrafo, intitolato

"Un giubileo ecumenico? Il giubileo come

ostacolo ecumenico?" esprime le perplessita' dei protestanti sulla

possibilita' di celebrare ecumenicamente questo evento: "Non si puo'

mettere il 'vino nuovo' dell'ecumenismo negli 'otri vecchi' dell'anno santo

cattolico romano. Il 'Grande giubileo del 2000' e' e rimane una iniziativa

confessionale", una "occasione mancata" dal punto di vista ecumenico.

Nonostante cio', il documento esclude la proposta di un "digiuno ecumenico"

durante il 2000: da un lato ricorda "ai fratelli e alle sorelle cattolici

che fa parte dell'ecumenismo non rivolgerci inviti (ad esempio a

partecipare a celebrazioni legate all'anno santo e all'indulgenza) che per

noi sono solo fonte di imbarazzo, perche' ci viene chiesto di partecipare

ecumenicamente a qualche cosa che noi non possiamo condividere". D'altro

lato si afferma che se "non ci possiamo 'inserire' nel quadro giubilare,

neppure vogliamo accettare che questo quadro comprometta irreversibilmente

i rapporti che abbiamo fin qui costruiti. Le comunita' locali sapranno

discernere, nelle specifiche situazioni, le occasioni e le caratteristiche

della loro presenza ecumenica".Il terzo paragrafo,

"Pluralismo e giubileo", esprime preoccupazioni per il

carattere pluralista e laico dell'informazione pubblica durante il 2000,

facendo riferimento alle "notizie di stampa relative all'allineamento dei

palinsesti RAI alle forme di presentazione del Giubileo-Anno Santo decise

dal Vaticano".Infine, nel paragrafo conclusivo su

"Il giubileo biblico, una dimensione da

riscoprire", si ricordano alcuni tratti del giubileo cosi' come viene

inteso nella Bibbia (giustizia sociale, azzeramento dei debiti, equa

ridistribuzione della terra), si esprime apprezzamento per il

coinvolgimento della Federazione delle chiese evangeliche nella campagna

"Jubilee 2000" per la cancellazione del debito dei paesi poveri e si

invitano le chiese a riflettere sul rapporto fra etica ed economia.

 




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