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Nós somos Igreja

 

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Noi siamo Chiesa

 

Mouvement international

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Internationale Bewegung

Wir sind Kirche

 

International Movement

We are Church

 

Chair at present:

Raquel Mallavibarrena

Penuelas 17

28005 Madrid

SPAIN

Tel.: +34-649332654 

eMail: rmallavi@mat.ucm.es

 

Internet: www.we-are-church.org

 

Comunicato stampa                                                                                                                                 Roma,  17 aprile 2007

 

Wir Sind Kirche di Germania,  aderente all’International Movement We Are Church, in occasione dell ’ottantesimo compleanno di papa Benedetto XVI (16 aprile) e del secondo anniversario della sua elezione (19 aprile) ha diffuso il seguente comunicato :

 

Due anni dopo l’elezione di papa Benedetto ancora non sono in vista soluzioni a questioni di centrale importanza

 

Il movimento Wir Sind Kirche augura a papa Benedetto XVI, in occasione del suo ottantesimo compleanno,

salute e benedizione divina, ma anche il coraggio  di muovere finalmente passi concreti per risolvere problemi pastorali di fondamentale importanza a lungo rinviati. Il movimento cattolico internazionale di riforma deplora con forza il fatto che Benedetto XVI, papa intellettualmente e spiritualmente assai stimato, ma a quanto pare privo di esperienza pastorale e politica, persista con troppa paura in una visione della Chiesa che appartiene ormai al passato.

 

Due anni dopo la sua elezione, nel popolo di Dio si fa strada la delusione, anche in coloro che all’inizio speravano ancora che Ratzinger, da papa, avrebbe agito con maggiore coraggio e apertura a livello teologico e pastorale nei confronti delle riforme rispetto a quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Finora non è stata data risposta alla speranza, fondata sul Concilio Vaticano II e propria di milioni di cristiani, uomini e donne, che avvengano riforme interne e autentici progressi ecumenici, mentre perdura l’immobilismo teologico e pastorale che è sorto sotto l’egida di Ratzinger, quando era supremo custode della fede, e che dura da 23 anni.

 

I comunicati romani degli ultimi tempi fanno persino pensare a una sorta di ritorno a irrigidimenti e a formule dottrinarie sorpassate. Questo vale ad esempio per le posizioni sull’omosessualità, l’aborto, l’eutanasia e la genetica e per l’atteggiamento nei confronti dell’ecumenismo. Anche riguardo al celibato, alla posizione della donna nella Chiesa e all’esclusione dei divorziati risposati dalla celebrazione dell’Eucarestia, ci si è strettamente ancorati alle vecchie posizioni. La recente censura dottrinaria del teologo della liberazione centroamericano Jon Sobrino mostra che le posizioni di Ratzinger sono rimaste quelle vecchie. I successi di vendita dei suoi numerosi libri non devono illudere circa il fatto che sono poche le persone che oggi comprendono e trovano orientamenti nella dottrina della Chiesa cattolica, come mostrano diversi studi e sondaggi. Ma là dove si sente abbastanza forte per questo, la Chiesa cattolica romana continua a immischiarsi direttamente nella politica dello Stato, come è il caso dell’Italia.

 

Il Movimento popolare cristiano rileva in particolare il deficit strutturale di una teologia moderna e attuale, ad esempio circa il problema di Dio dinanzi alla sfida della neurofisiologia e dell’evoluzione, la riformulazione delle antiche verità di fede (Figlio di Dio, Trinità, nascita da una  vergine, rivelazione, Chiesa, ordine sacro) o nell’accoglimento dei risultati dell’esegesi storico-critica. È anche urgentemente necessaria la revisione della dichiarazione Dominus Jesus della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’unicità e universalità della salvezza in Gesù Cristo, un documento redatto dal cardinal Ratzinger nel 2000 che, con severità dogmatica, ha ribadito la superiorità – creduta superata dopo il Concilio Vaticano II – della Chiesa cattolica romana sia nei confronti delle altre chiese cristiane che nei confronti delle altre religioni.

 

*****

 

Secondo l’opinione di Wir Sind Kirche sono soprattutto i seguenti esempi a mostrare che papa Benedetto, nei primi due anni del suo pontificato, non ha ancora indicato né ammesso alcuna strada percorribile per il futuro del cristianesimo del terzo millennio:

 

1.        Il fondamentale rinnovamento della curia, annunciato da Benedetto stesso, non è ancora avvenuto. Il papa ha invece messo negli uffici di curia alcuni suoi vecchi collaboratori: il cardinale William Joseph Levada come suo successore a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede ed il cardinal Tarcisio Bertone come nuovo Segretario di Stato.

 

2.        Benedetto ha forse imparato qualcosa dalla lezione di Ratisbona (nel frattempo corretta in 30 punti e apparsa in terza revisione con 13 note chiarificative), avendo evitato, durante il suo viaggio in Turchia, di irritare i musulmani. Ma il rapporto con la Chiesa ortodossa, cui la visita in Turchia dell’autunno 2006 era in origine dedicata, è migliorato ben poco.

 

3.        La conferenza sul celibato, avvenuta nel novembre 2006 in Vaticano, non ha apportato alcun ripensamento circa l’immagine del sacerdote e i presupposti del servizio gerarchico all’interno della Chiesa cattolica romana. L’insistenza del Vaticano sul celibato obbligatorio, biblicamente non fondato, e la carenza di sacerdoti, aumentata drammaticamente, metteranno sempre più a rischio il diritto della comunità alla celebrazione eucaristica domenicale, fissato dal diritto canonico (c. 213 CIC). Già soltanto guardando ai numeri la Chiesa cattolica romana dovrà porsi questo problema di carattere mondiale: secondo l’annuario vaticano del 2005 ci sono oggi 2700 fedeli per sacerdote, mentre nel 1978 (anno di elezione di Giovanni Paolo II) nel mondo erano in media 1800. In Africa, nel 2002, c’erano 4700 fedeli per sacerdote, in America centrale e meridionale 7000.

 

4.        Il brutto tira-e-molla avvenuto nel gennaio 2007 intorno al vescovo Stanislaw Wielgus, designato come successore del primate polacco, ma anche altre problematiche nomine vescovili degli anni passati, dovrebbero avere per il Vaticano il senso di un avvertimento urgente: esso, in futuro, dovrà scegliere le persone in modo molto più accurato e con una partecipazione più attiva delle Chiese locali.

 

5.        La lettera apostolica postsinodale pubblicata il 13 marzo 2007, Sacramentum Caritatis («il sacramento dell’amore»), soprattutto se paragonata all’enciclica di esordio Deus Caritas est, è deludente sia per contenuto che per struttura. Nell’ampio documento in cui papa Benedetto XVI ha riassunto i risultati del Sinodo mondiale dei vescovi dell’ottobre 2005 non si fa essenzialmente che ripetere e acuire in modo nuovo le vecchie e ben note posizioni. Con il ritorno alla messa in latino, papa Benedetto va incontro soprattutto ai tradizionalisti. È da temere che in breve anche il rito tridentino preconciliare venga ammesso da Roma senza necessità di speciali regolamentazioni.

 

6.        Il 14 marzo 2007 la Congregazione per la Dottrina della Fede, con esplicita approvazione di Benedetto, ha censurato gli scritti del teologo della liberazione P. Jon Sobrino SJ, famoso in tutto il mondo, in El Salvador, perché con le sue tesi minerebbe la dottrina della divinità di Cristo. È la prima condanna dottrinale di questo pontificato. Non è ancora chiaro se ci saranno altre sanzioni.

 

7.        Per gli uomini e le donne cattolici di tutto il mondo è deludente anche il persistente eurocentrismo teorico e pratico di Benedetto e di tutto il Vaticano. Non è un buon segno che Benedetto, con il suo viaggio in Brasile nel maggio 2007, visiti il continente con il maggior numero di uomini e donne cattolici solo più di due anni dopo la sua elezione.