I cattolici e il futuro Papa Indagine demoscopica internazionale promossa dai proff. ANDREW GREELEY e MICHAEL HOUT (USA) in collaborazione con gli Istituti: SWS (Filippine); MRBI (Irlanda); EURISKO (Italia); GALLUP (USA); ASEP (Spagna) Consenso e innovazione Solo di recente si è venuti a conoscenza che nel marzo aprile del 1996 due studiosi dell’Università di Chicago e di Berkeley avevano realizzato negli Stati Uniti, con l’intenzione di effettuare poi confronti in altri paesi, un sondaggio sui cattolici inteso a verificare i livelli di consenso verso alcune innovazioni nella Chiesa cattolica. Naturalmente l’interesse suscitato da questo sondaggio è particolarmente acuto per i gruppi cattolici che propugnano lo stesso tipo di innovazione. In particolare il Movimento internazionale "Noi siamo Chiesa" ha riscontrato nei temi del sondaggio americano gli stessi temi che sono contenuti nell’APPELLO "Noi siamo chiesa", anche se alcuni mancano (come quello relativo ai ministeri e sacramenti nella Chiesa e quello sulla paternità e maternità responsabile). Problemi metodologici Riportare i risultati di questo sondaggio comporta naturalmente l’accettazione del metodo che è stato adottato. Come molte ricerche effettuate con scarse risorse finanziarie, questo sondaggio di opinione è stato realizzato per telefono. Il campione telefonico presenta vantaggi e qualche limite: il campione può essere estratto da una lista di indirizzi, anziché "quote", all’interno di un campione di primo stadio per aree geografiche ed ampiezze dei centri abitati. Ciò consente di avere, almeno a livello di famiglie, un campionamento abbastanza rigoroso; all’interno di ogni famiglia va tuttavia intervistato l’individuo che risponde alle caratteristiche socio-demografiche volute. E’ noto, anche, che il sondaggio via telefono non può contenere un certo numero di domande, e che è preferibile che le risposte ammesse siano sostanzialmente due (sì-no, favorevole-contrario ecc.); ma in questo caso i requisiti erano rispettati. Per quel che riguarda la conduzione dell’intervista, inoltre una certa garanzia viene dagli istituti che hanno effettuato il sondaggio, tra i quali GALLUP negli Stati Uniti e la società EURISKO in Italia. Questa società, specializzata da vent’anni in ricerche su valori e comportamenti della popolazione, garantisce effettivamente uno standard soddisfacente nelle sue ricerche. In estrema sintesi i risultati del sondaggio sono stati riportati nel bollettino periodico dell’EURISKO "Social Trends" (Gennaio 1997), ma abbiamo avuto l’autorizzazione a riportare qui i risultati più in esteso. Ancora sul metodo occorre anche considerare il contenuto e la formulazione delle domande. In un certo senso la scelta fatta può sembrare contraddittoria: si voleva verificare il consenso verso una Chiesa più democratica e partecipata, ma tutte le sette domande sono state rivolte con riferimento al prossimo Papa. Dal punto di vista metodologico, tuttavia, questa scelta sembra corretta: è infatti più facile ricevere risposte a domande che si riferiscono ad una realtà concreta e visibile come il Papa. Per doverosa informazione si riporta qui il testo delle domande nell’ordine in cui esse sono state sottoposte al campione italiano, mentre nell’esposizione dei risultati sono stati adottati accostamenti diversi.
Le domande dell’intervista Dopo la frase stimolo "stiamo cercando di capire quale tipo di leader i cattolici vorrebbero che venisse eletto Papa dopo Giovanni Paolo II", seguivano i quesiti:
Il campione Come si può vedere le risposte erano sempre binarie, anche se in forma diversa. In tre casi si trattava di rilevare semplicemente "favorevole" o "contrario". Nelle altre domande vi è invece espressa la controrisposta (per es. al "papa più aperto ai cambiamenti" è contrapposto "le cose vanno bene così", che è un’espressione piuttosto impegnativa). Anche la selezione del campione può contenere un limite. Sono stati infatti considerati cattolici quelli che si sono dichiarati tali, anche se la pratica religiosa all’interno del campione così selezionato presenta una gamma piuttosto estesa: si va dalla messa frequentata tutte le domeniche ai riti frequentati una o due volte al mese, alla frequenza "ogni tanto", a nessuna frequenza . Nel riportare i risultati è doveroso dunque precisare come il campione è stato selezionato in Italia, tenendo presente che la metodologia è stata la stessa negli altri quattro paesi. Su 1200 persone intervistate in prima battuta, 993 hanno accettato interviste su temi religiosi (abbiamo dunque un 22% che si presume in gran parte indifferente alla religione). Fatto uguale a 100 le 993 persone che hanno accettato l’intervista, di queste il 92,4% si è dichiarato cattolico, il 2,3% appartenente ad altra religione, il 5,3% di nessuna religione o senza risposta. Le sette domande che ci interessano, sono dunque state rivolte, in Italia, a 862 persone che si sono dichiarate cattoliche, anche se il 13% di esse non frequenta riti religiosi. Sarebbe interessante naturalmente incrociare le risposte anche secondo la frequenza alle pratiche religiose; tuttavia i dati in nostro possesso sono incrociati soltanto per sesso, classi di età, quattro zone geografiche, e scolarità. Volendo ulteriormente approfondire, la società di ricerca ha anche effettuato la disaggregazione del campione per ampiezza di centri, professione, e come si è detto, frequenza alle pratiche religiose. La gran parte dei risultati saranno riportati con le voci sintetiche (ad es. vescovi eletti, o più potere ai vescovi ecc.). Ma sarà bene tener sempre presente il modo esteso in cui sono state formulate le domande e le risposte ammesse. Ai fini comparativi il modo più pratico di confrontare sia i diversi paesi, sia le diverse categorie all’interno del campione italiano, è quello di riferirsi ad un solo dato, il consenso alla innovazione domanda per domanda. E’ doveroso tuttavia premettere che ha un diverso significato una percentuale di consensi all’innovazione a seconda di come si distribuiscono gli altri intervistati (non consenzienti) tra la posizione conservatrice e gli incerti, Possiamo comunque, con riferimento all’Italia, fare tutte e tre le classifiche: le istanze di innovazione in ordine di consenso, in ordine di esplicito dissenso, e infine nell’ordine in cui gli intervistati non hanno risposto.
Le istanze innovative in Italia Per quel che riguarda i consensi espressi, le diverse istanze innovative si pongono nella seguente graduatoria: interesse per i problemi della gente comune 71,2; preti sposati 62,6; donne prete 52,2; vescovi elettivi 49,1; più cambiamento nella Chiesa 46,9; più potere ai vescovi 41,5. Come si vede da questa prima graduatoria abbiamo, in Italia, quattro voci su sette in cui il favore per l’innovazione raggiunge una maggioranza assoluta (cioè supera il 50%di un campione di cattolici) ed altri due in cui tale percentuale di consenso raggiunge una cospicua maggioranza relativa. Solo la domanda relativa al maggior potere ai vescovi rispetto a quello del papa vede il consenso leggermente inferiore al dissenso. La graduatoria degli items in ordine di dissenso (ovvero esplicita preferenza per la posizione contrapposta all’innovazione) è la seguente: sfavore a un maggior cambiamento 44,4; il potere del Papa deve restare come è adesso 43,3; rifiuto dell’ordinazione sacerdotale per le donne 36,1; i vescovi devono continuare ad essere nominati dal Papa e non eletti da preti e laici della diocesi 34,5; rifiuto del matrimonio ai preti 28,7; rifiuto di un maggior ruolo dei laici 27,3; maggior interesse ai temi religiosi piuttosto che ai problemi della gente comune 16,3. Ne consegue così la terza graduatoria di un certo interesse considerando, l’importanza dell’incapacità di esprimersi di fronte ad alcuni argomenti: la domanda su il ruolo dei laici e i consiglieri laici del Papa trova incerto il 20,3% del campione; seguono gli incerti con riferimento ai vescovi elettivi 16,4; ad un maggior potere dei vescovi 15,2; agli interessi della gente comune 12,5; all’ordinazione delle donne 11,6; infine sui preti sposati ove si ha la minima percentuale di incerti 8,7. Volendo essere particolarmente rigorosi sui livelli di consenso alle istanze di innovazione possiamo calcolare il "saldo", ovvero la differenza tra favorevoli e contrari, sempre in punti percentuali, conseguendo la seguente graduatoria: interessi per i problemi della gente comune 54,9; preti sposati 33,9; consiglieri laici 25,1; ordinazione delle donne 16,1; vescovi eletti 14,6; maggior cambiamento nella Chiesa 2,5. Addirittura negativo è il saldo tra favorevoli e contrari per quel che riguarda il maggior potere ai vescovi (- 1,8). Differenze per età, sesso, scolarità, aree geografiche Considerando ora qualche differenza tra categorie socio-demografiche, è evidente che il peso delle diverse variabili è molto diverso. (Grafico A) L’escursione tra le percentuali all’innovazione è anzitutto molto contenuta tra uomini e donne, con differenze tutte al disotto degli 8 punti percentuali (il risultato inaspettato è semmai la maggior propensione innovativa degli uomini che si registra su tutte le domande, compresa quella relativa all’ordinazione delle donne). Contenuti sono anche gli scarti tra le quattro aree geografiche, ove le sole differenze che raggiungono i 13-14 punti percentuali riguardano i preti sposati e l’ordinazione delle donne, (questioni sulle quali l’area più conservatrice è quella centrale e non quella meridionale); per gli altri cinque punti, le differenze sono al disotto dei 9 punti percentuali. E’ evidente invece il maggior peso delle altre due variabili considerate: età e istruzione. Le differenze per titolo d’istruzione sono accentuate su due questioni: maggior cambiamento della Chiesa (29 punti) e ordinazione delle donne (21 punti), mentre sulle altre risposte gli scarti sono compresi tra i 5 ed i 13 punti percentuali. Per quel che riguarda l’età va precisato che le differenze si concentrano notevolmente sulla classe più anziana (65 anni ed oltre) che porta talune differenze a livelli molto elevati (34 punti sull’ordinazione delle donne, 27 sul cambiamento nella Chiesa e tra i 26 e i 20 punti sulle altre questioni con la sola eccezione del ruolo consultivo dei laici). Se invece escludiamo questa classe più anziana, le differenze si collocano tutte al disotto dei 15 punti percentuali, con la sola eccezione dell’item "preti sposati" (19,7%). Inoltre, osservando i diagrammi qui riprodotti, è anche evidente che l’andamento non è lineare, e che le opzioni più innovative non sono proprie della classe più giovane (14-24 anni), ma di altre fasce di età a seconda della domanda.
Cattolici di 5 nazioni a confronto Una valutazione di questi dati è certo favorita da un confronto con altri paesi. I promotori dell’indagine devono aver compreso l’interesse di questo confronto perché, dopo una analoga rilevazione in Spagna, hanno esteso la ricerca all’Italia, poi alle Filippine (unico paese dell’Asia a maggioranza cattolica e considerate il luogo della massima ortodossia), e più di recente all’Irlanda. Sarebbe naturalmente interessante stabilire ulteriori confronti, ad es. con le aree di lingua tedesca (ove più vivace e agevole è la raccolta di firme intorno a mozioni contro il potere ecclesiastico centrale) o, per contro, in Polonia, in America Latina ecc.. Accontentiamoci tuttavia dei cinque paesi per i quali i dati sono per ora disponibili, stabilendo un primo confronto tra gli indici relativi alle istanze di innovazione. (Tabella C) Come la stessa società Eurisko sottolinea, il dato medio dell’ultima colonna è leggermente improprio, trattandosi di medie non ponderate in base al numero di interviste e alla loro rappresentatività nel rispettivo paese. Resta tuttavia un dato abbastanza indicativo che consente di stabilire una graduatoria di consenso tra le diverse innovazioni proposte: da un massimo di 71 a un minimo di 54, nell’insieme dei 5 paesi considerati, la graduatoria di consenso è la seguente: consiglieri laici; interessi della gente comune; preti sposati; maggior cambiamento; vescovi eletti; più potere ai vescovi; ordinazione delle donne. Si noterà come per tutti gli items l’indice, nell’insieme dei cinque paesi, resta al di sopra di 50, nonostante l’abbassamento della media apportato dalle Filippine. Analogamente si è voluto calcolare un "indice di innovatività" comparativo tra i cinque paesi. Si è voluto escludere da questo calcolo proprio un item che riceve elevati consensi ("un Papa più attento alla vita e ai problemi della gente comune") perché, in termini di innovatività, esso ci è sembrato ambiguo e, forse, doppiamente ambiguo in Italia, ove l’occuparsi da parte della Chiesa di problemi non strettamente religiosi può essere interpretato sia come un atteggiamento conservatore sia come un atteggiamento innovativo. Precisato ciò, l’indice di innovatività vede in testa l’Irlanda (73),seguita dalla Spagna (72), dagli Stati Uniti (66), dall’Italia (51) e per finire alle Filippine (39). Solo in quest’ultimo paese, dunque, le istanze innovative presentano un indice, rispetto ad un massimo teorico di 100, inferiore a 50. Il confronto tra paesi è riportato nei grafici successivi per ciascuna domanda sottoposta ai campioni. Come valutare la collocazione dell’Italia in questo confronto? (Grafico D) E’ agevole rilevare come il nostro paese si collochi sempre al penultimo o ultimo posto della graduatoria, con una sola eccezione: la domanda, che noi giudichiamo ambigua, sugli interessi per la vita della gente comune, contrapposti alle "questioni religiose"; item per il quale, di misura, l’Italia si colloca al terzo posto, prima degli Stati Uniti. La valutazione, dunque , è abbastanza difficile, ma potrebbe essere tarata considerando il sistema dell’informazione religiosa in Italia, la forte polarizzazione dell’informazione sulla Chiesa intorno alla figura del Papa, vista quasi sempre in modo positivo, ed anche sulla base dello scarso dibattito che, nella Chiesa italiana, si verifica sui temi più controversi, sia nelle strutture ecclesiastiche territoriali che nell’associazionismo. Se consideriamo questi fattori (ad esempio in un confronto con gli Stati Uniti e la Spagna) i risultati italiani sono in qualche modo sorprendenti. Il consenso all’innovazione è infatti molto superiore a quanto farebbe pensare la resistenza dei cattolici italiani ad esporsi pubblicamente in dibattiti, articoli, mozioni, ecc. -sui temi toccati dal sondaggio. Resta dunque la curiosità di sapere se ai cattolici -soprattutto a quelli associati, impegnati, "militanti"- piacerebbe discutere liberamente di questi argomenti, sia da posizioni conservatrici, sia da posizioni favorevoli al cambiamento. Potrebbe anche essere confermata e spiegata la posizione tiepida dei più giovani, diffusamente impegnati in un volontariato di "servizio", ma non "di volontariato". Tutto ciò richiederebbe, naturalmente, verifiche ad hoc. Un altro risultato italiano meritevole di riflessione è l’interesse relativamente scarso verso uno "spostamento di potere" dal Papa ai vescovi. Gioca probabilmente un’accentuazione -nel sistema informativo italiano- dell’immagine della Chiesa polarizzata sulla figura del Papa: fenomeno al quale non si sottrae la stampa laica. Non è da escludere, tuttavia, che in molte realtà italiane la figura del Vescovo risulti non meno distante di quella del Papa, e molto meno presente nei Media. In questo contesto, il fatto che la metà dei cattolici veda con favore la designazione dal basso dei vescovi, lascia pensare ad una volontà di avvicinamento e di coinvolgimento nella vita della diocesi.
Dr. Nino Cascino
Grafici a cura del Geom. Egidio Barghiglioni |