Nella Chiesa permane il dissenso sulla beatificazione di
Il clamore ecclesiastico e mediatico di questi giorni attorno alla beatificazione di
Si dice che la santità che la Chiesa proclama riguarda l’uomo di preghiera e di fede piuttosto che il papa. Giudicare delle sue virtù o della sua coscienza è difficile per la Chiesa, certamente non lo faremo noi, che, peraltro, apprezziamo la grande personalità dell’uomo e il suo evidente appassionato amore per la Chiesa.
Ma contestiamo che questa proclamazione riguardi soprattutto l’uomo; essa riguarda, e tale appare per come viene
Ciò premesso, elementi per una valutazione del pontificato di papa Wojtyla sono già stati ampiamente espressi da “Noi Siamo Chiesa” durante il suo pontificato e, in modo complessivo, alla sua morte; abbiamo poi firmato l“Appello alla chiarezza” del 6 dicembre 2006, condividendo i punti critici in cui si articola, così come i due punti positivi, l’impegno per la
Ai punti dell’Appello dobbiamo aggiungere, perché venuti alla luce soprattutto in seguito, la passività nel perseguire, all’interno della Chiesa, i reati sessuali contro i minori da parte del
Dei sette punti dell’Appello vogliamo sottolineare soprattutto il settimo, che riguarda l’isolamento in cui fu tenuto Mons. Oscar Romero, voce dei “senza voce” in Salvador e nel mondo. La sua causa di beatificazione è congelata da tempo, mentre egli viene ormai considerato santo in un intero continente.
“Noi Siamo Chiesa” diffonde oggi, contemporaneamente con molti altri paesi, un testo in cui credenti di tutto il mondo, teologi e associazioni, affermano che il primo maggio pregheranno San Romero de America. Anche se non si fa alcun riferimento alla cerimonia in
Nell’ambito di queste riflessioni “Noi Siamo Chiesa” infine vuole esprimere il suo netto dissenso sul significato profondo che ha questa beatificazione. Essa vuole “santificare” il Papato prima dell’uomo Wojtyla e proporre un modello di Chiesa non coerente con il ruolo del popolo di Dio, dei vescovi e del vescovo di Roma indicato dal Concilio. La riflessione critica su questa questione è cosa di ieri e di oggi. Lo scrive Giancarlo Zizola (su “La Repubblica” dello scorso 6 aprile), di cui facciamo nostre la parole e le citazioni. Egli ha scritto: “Bisogna contare le preoccupazioni manifestate fin dagli anni Ottanta dai gesuiti di “Civiltà Cattolica”, che dubitavano che le aureole che il Papato decretava su sé stesso potessero infine accentuare l’aura di trascendenza intorno al papa, conferendo al magistero e al governo del pontefice romano un riverbero quasi divino, come se
Non condividiamo inoltre che questa “santificazione” sia stata decisa dall’immediato successore di Wojtyla, suo principale collaboratore e ispiratore. A noi pare che tutto ciò significhi, indirettamente, una specie di solenne suggello dell’opera, molto contestata, del card. Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede.
Lo ripetiamo come valutazione generale: questa beatificazione è la conseguenza di una decisione presa con insufficiente discernimento, poco sensus ecclesiae e nei tempi sbagliati. Su di essa permane un vasto dissenso anche se, in questi giorni, esso è intimorito e silenzioso.
Roma, 28 aprile 2011 NOI SIAMO CHIESA
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