Omofobia due rischi sventati e un problema
(da l’Avvenire del 14 ottobre)
Ora qualcuno si avventurerà ad affermare che c’è libertà di aggressione nei confronti degli omosessuali. E qualcun altro, in un impeto di esecrazione, magari si spingerà a sostenere che lo "scellerato" via libera (se non l’incitamento) è venuto addirittura dalla Camera dei deputati, con un voto trasversale che starebbe lì a testimoniare la sostanziale cultura omofobica dei nostri rappresentanti. Si tratta di falsità, dalle quali qui – per quanto ci è possibile – vogliamo mettere in guardia.
Proviamo a ricostruire i fatti nella loro nuda verità, e nella consapevolezza che non è assolutamente in discussione la dignità degli omosessuali come persone, e in quanto tali portatrici degli stessi diritti garantiti dalla Costituzione italiana a tutti i cittadini del nostro Paese.
Ieri è semplicemente accaduto che alla Camera, con un voto bipartisan, è stata ritenuta fondata la pregiudiziale di costituzionalità sollevata dall’Udc in relazione alla proposta di legge che porta il nome dell’onorevole Paola Concia e che è più nota come legge anti-omofobia.
È indiscutibile che la materia sia in queste ore incandescente, a causa di ripetute aggressioni contro coppie di omosessuali, verificatesi soprattutto a Roma. Aggressioni violente e del tutto immotivate che hanno suscitato unanime condanna nel mondo politico, oltre che la riprovazione, senza se e senza ma, dell’opinione pubblica. E se non fosse abbastanza chiaro, anche noi – ancora una volta – esprimiamo una ferma condanna per questa come per ogni altra forma di violenza, tanto più se gratuita, irrazionale o mossa da motivazioni abiette.
Ma torniamo al cuore della questione:
Qualcuno dirà che il legislatore ha visto male. A noi sembra che questa volta il Parlamento si sia accorto della vera posta in gioco: non introdurre una sanzione di legge che già c’è, ma aprire la via, al di là della stessa lettera della legge, alla cosiddetta «cultura di genere» nel nostro ordinamento. Una «cultura» che porta con sé una serie di richieste, a nostro parere, irricevibili: dal matrimonio omosessuale alla procreazione artificiale e all’adozione di bambini da parte di persone delle stesso sesso.
Forse non placherà la polemica neppure l’evidenza del fatto che già oggi il nostro ordinamento indica nei cosiddetti «motivi abietti» un’aggravante e che, infatti, la magistratura ha già rigorosamente sanzionato le aggressioni a persone bersagliate per il loro essere omosessuali.
Eppure, vogliamo sperare in un soprassalto di saggezza anche in chi, ieri, si è spinto scompostamente a parlare di «vergogna». È opportuno che tutti si facciano carico della prudenza necessaria quando, nella creazione di "nuovi diritti", si vanno a intaccare i pilastri della comune antropologia. E una dose di lucidità in più aiuterebbe tutti noi a collocare il tema della violenza, compresa quella contro gli omosessuali, là dov’è il suo posto elettivo: al centro dell’azione educativa. Non sarà un’aggravante specifica, portatrice di ambigue e pericolose interpretazioni e applicazioni, a strappare la violenza dal cuore dei violenti. E questo resta il problema.
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