Il
punto di vista di "NOI SIAMO CHIESA" sul ministero petrino oggi
Milano 31-3-’98
In
occasione della tavola rotonda su " Come si potrebbe fare il Papa"
con la partecipazione del Padre Salvatore Manna, del Pastore valdese Fulvio
Ferrario e del padre Traian Valdman della chiesa ortodossa romena.
Come
"Noi Siamo Chiesa" non abbiamo ancora fatto una riflessione
approfondita di tipo teologico sul ministero petrino ma tutti i punti del
nostro "Appello” si confrontano o si " scontrano" con questo
problema. Infatti ponendo il problema di un modo diverso di essere comunità di
credenti si finisce sempre per confrontarsi col problema del pontificato perchè
esso rappresenta ora la summa di tutta la struttura della Chiesa cattolica e di
tutta l’ecclesiologia . Sia che questo piaccia sia che questo non piaccia.
Ma
non partiamo da zero. Noi siamo un `espressione operativa ultima ( contestativa
se il termine è ancora usabile ) di un grande movimento che negli ultimi
decenni nella Chiesa cattolica ha criticato, ha fatto proposte, ha ricercato
nella Scrittura e nella storia con passione e fede le strade per un modo
diverso di comunicare l’Evangelo, per diradare la nebbia che oscura la parola
di Cristo quando viene conosciuta anche attraverso la pochezza degli apparati,
delle Curie, della disciplina, del Codex juris canonici ; di tutto ciò il Papa
è il punto di riferimento ultimo. Noi vorremmo andare oltre lo stesso Concilio
Vaticano secondo e ci dobbiamo riferire invece a chi vuole ad esso voltare le
spalle, naturalmente senza dirlo apertamente.
Nel
dopo-Concilio si pose in modo esplicito (senza i silenzi o le pazienze di oggi)
quale fosse un possibile "alternativo" ruolo del primato del Vescovo
di Roma. La luce di Giovanni XXIII faceva balenare la possibilità concreta di
strade diverse. Il declino del Pontificato di Paolo VI e le dinamiche presenti
nella Chiesa aprivano le porte alla speranza. Nel `75 un numero speciale di
"Concilium" riassumeva in modo coraggioso e solido queste
aspettative. Esso proponeva un Papa che ritornasse ad essere Vescovo della
Diocesi di Roma, che cancellasse il suo ruolo di potere nei rapporti con gli
Stati e con ogni istituzione, che si fondasse sulla collegialità che il
Vaticano secondo aveva indicato ( da "societas perfecta " a popolo di
Dio ), che praticasse la povertà, che abbandonasse l’eurocentrismo. Era
necessario un "programma di pontificato" espressione di tutta
di essa, era necessaria una desacralizzazione della figura del papa, una sua
deistituzionalizzazione .
Nella
storia i modi di gestione del ruolo del Papa hanno risentito moltissimo delle
ideologie e dei modelli socioculturali da cui il potere politico era
condizionato nel governo della cosa pubblica.
Il
pontificato si è modellato negli ultimi secoli secondo le logiche del potere
monarchico assoluto.
Questo
modello nella Chiesa è sostanzialmente rimasto mentre è cambiato in modo
radicale nella società. Parlare di "comunione " nella Chiesa e non di
democrazia nella Chiesa come ha fatto il Card. Martini (in indiretta polemica
con il nostro Appello) ci sembra un modo evasivo di affrontare il problema; o
meglio potrebbe forse andare bene se storicamente questa "comunione"
significasse una rete di sedi di discussione e di decisione anche se fortemente
collegate tra di loro.
Siamo
ben lontani da una simile situazione .
proprio interno continuare come prima ? Non sarebbe ora di ricercare
pazientemente e con fatica strade nuove che pratichino il policentrismo
nell’organizzazione della Chiesa e che facciano del Vescovo di Roma un simbolo
di unità a cui possano fare riferimento comunque molti credenti nell’Evangelo,
anche molti ortodossi e anche molti seguaci della Riforma, pur nella permanenza
di differenti modi teologici di organizzare la comunità dei credenti e di
vivere il rapporto con l’Evangelo ?
Il
soffio dello Spirito ha contestato il pontificato quando, per opera di chi
(ed
ha a lungo direttamente e violentemente contrastato), ha voluto la soppressione
del potere temporale ed ha affermato i valori della democrazia politica, della
libertà di coscienza, dei diritti dell’uomo e della donna a prescindere dalla
fede praticata o dal suo rifiuto. La rivoluzione del `89 e la breccia di Porta
Pia sono momenti fondamentali nella storia della Chiesa e non solo della storia
tout court .Sono valori che ora
Chiesa
contraddizioni.
Essi
(diritti dell’uomo, tolleranza, denuncia delle dittature) sono nella società
civile l’espressione di un’etica dalle radici cristiane per intere fasi
storiche dimenticata o addirittura negata dai Papi, dalla teologia ufficiale,
da gran parte degli ordini religiosi .
Dopo
vent’anni di pontificato di Giovanni Paolo Il -diciamolo chiaramente- la
situazione è complessivamente peggiorata, le nostre speranze sono andate
deluse. Le attese che potevamo avere negli anni `70 non sono le stesse di oggi
. Ci sembra che pur tra tante luci ed ombre in una situazione complessa, nella
Chiesa cattolica si stia arretrando e che le possibilità di continuare su
questa strada negativa siano maggiori di quelle di un’inversione di tendenza.
Inoltre
le nuove possibilità della comunicazione di massa ed il ruolo dell’immagine
hanno molto accentuato il ruolo del Papa nell’immaginario collettivo. A volte
ci chiediamo con sofferenza e preoccupazione dove sia il soffio delle Spirito.
Dove spira? Nella Chiesa o fuori ? oppure nella Chiesa ma in luoghi fatti e
credenti che dobbiamo cercare con pazienza e fede. L’identificazione
Papa=Chiesa =Vangelo ci sembra che sia sulla bocca e nella coscienza di troppi.
Abbiamo più volte sostenuto che la papolatria è un’eresia . Siamo da soli a
dirlo ? Siamo da soli a pensarlo ?
Per
questo anche cerchiamo, come nell’incontro di questa sera, di parlarne. Se ne
parli nella Chiesa cattolica e fuori apertamente, schiettamente. Ci sembra che
al di fuori degli addetti ai lavori che discutono della "Unum sint"
se ne parli poco o niente. Non ci va l’atteggiamento dei nostri amici
progressisti, che si professano di ispirazione conciliare, che aspettano.
Aspettano la fine del pontificato sperando per il dopo. E intanto tutto il
disagio, a volte profondo, viene sussurato , oralmente raccontato, sempre
sopportato . Anche se comprendiamo che in certe strutture (parrocchie, ordini
religiosi, pubblicazioni….) il controllo gerarchico-disciplinare è troppo
forte nei confronti delle posizioni critiche.
Tutti
i punti dell’Appello, sul quale è sorto "Noi siamo Chiesa", contestano
l’attuale gestione della Chiesa cattolica : da quello che chiede nuovi modi di
nominare i Vescovi (diciamo cose antiche, diciamo quanto sosteneva il Rosmini),
a quello che rifiuta l’esclusione per i divorziati, per gli omosessuali (siamo
in compagnia di Mons. Gaillot), a quello che propone un nuovo ruolo della donna
nella Chiesa (siamo in compagnia di chi tiene in piedi 1′ attività di tante
parrocchie e di tante opere di volontariato, che fa catechesi), a quello che
propone il celibato non obbligatorio per i sacerdoti ed un diverso ruolo dei
laici ( il recente documento del Vaticano sui laici è scandaloso ), a quello
che vorrebbe che tutta
Chiesa
vorrebbe lasciare alla coscienza i comportamenti sessuali (siamo in compagnia
anche di tanti preti che ignorano la casistica ed i divieti di fronte ai
"casi" dell’uomo concreto……..).
Una
Chiesa " facile" ? No piuttosto una Chiesa più misericordiosa per un
verso e più esigente per un altro (per esempio in materia di morale sociale, di
etica professionale). E’ la fede che si propone di alimentarsi direttamente
alla parola di Dio nella Bibbia.
Quello che ci preoccupa di più è la difficoltà di
leggere il Vangelo quando viene proposto e visto con le lenti deformate di una
predicazione petrina che ha sì un ruolo nel porre i grandi problemi che
1’umanità ha oggi di fronte ma che, per tanti versi, oscura la fondamentale
semplicità del messaggio di Gesù salvatore morto e risorto
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