Giovanni Ricchiuti: “Guerra ucraina, la Nato ha colpe gravi. E il Parlamento non ascolta i pacifisti”
L’arcivescovo – A capo di “Pax christi”: “Secondo me Bergoglio andrebbe a Kiev. Non si può non rammentare che il fuoco di questo conflitto terribile covava sotto la cenere dal 2014. In otto anni non è stato fatto nulla per leggere quegli eventi e incoraggiare altre strade”
Di Tommaso Rodano (da “Il Fatto quotidiano”)
22 Marzo 2022
L’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, il 3 marzo ha scritto un appello pubblico intitolato Tacciano le armi. “La condanna all’aggressione operata da Putin è totale. Ma non possiamo con questo dimenticare, o peggio ancora assolvere, la Nato (di cui l’Italia fa parte) dalle sue gravi responsabilità”.
Monsignore, dopo quasi un mese di guerra è sempre convinto del valore dei distinguo sulla Nato?
Sono ancora del parere che una delle motivazioni per cui oggi Russia e Ucraina sono in questo conflitto drammatico e gravissimo, sia stata proprio l’ipotesi di allargare la Nato fino a Kiev. Penso che se oggi la Nato assicurasse di non avere alcuna volontà di andare a impiantare missili o basi in Ucraina, potrebbe contribuire fortemente a smorzare la tensione.
Le sue riflessioni critiche sono spesso dedicate alle guerre dimenticate dall’Occidente.
Nel mondo c’è già la “terza guerra mondiale a pezzi”, come la chiama Papa Francesco. La nostra miopia è una parte del problema e mi permetta di rimproverare anche la sua categoria, i giornalisti. Chi sta contando i milioni di vittime in Congo? Noto un certo pudore nello scrivere che le bombe dell’Arabia Saudita in Yemen sono anche italiane, fabbricate in Sulcis. Sull’Ucraina per fortuna c’è tanta informazione e questo porta a una splendida solidarietà. Ma perché non ci siamo commossi per i migranti africani? Qualcuno è riuscito a dire che quelli di oggi sono rifugiati veri e quelli di ieri erano falsi.
Tra le guerre ignorate ha citato anche il Donbass.
Non si può non rammentare che il fuoco di questo conflitto terribile covava sotto la cenere dal 2014. Non si può non ricordare che a Odessa i nazisti di Azov mandarono al rogo 50 manifestanti filorussi. In otto anni non è stato fatto nulla per leggere quegli eventi e incoraggiare altre strade.
Lei è contrario all’invio di armi all’Ucraina, ma si può ignorare la richiesta di aiuto di uno Stato aggredito?
È un punto davvero dolente, ma chi crede nel Vangelo non può dimenticare le sue parole: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada”. La Chiesa ha quasi del tutto abbandonato la prospettiva della cosiddetta “guerra giusta”. Sono tante e tali le condizioni perché un conflitto rientri in quella definizione, che per la dottrina cattolica praticamente non esiste una guerra accettabile. Io non ho una soluzione, ma un’idea: perché tutti i leader europei non prendono un aereo per Kiev per promuovere un tavolo di pace?
Il Papa non potrebbe fare lo stesso?
Perché no? Secondo me non aspetterebbe un attimo a partire se insieme a lui ci fosse una “coalizione”, una interposizione di disarmati.
Il Pontefice ha detto parole chiarissime contro il riarmo, il Parlamento invece si prepara a votare a favore dell’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil.
Di fronte ai problemi della fame, dell’ingiustizia sociale, della mancanza di scuole e ospedali, si può aumentare la spesa in armi? La politica sembra sorda. Sorda alle richieste dei giovani e anche all’appello di 50 scienziati premi Nobel, tra cui Carlo Rovelli, che hanno chiesto di ridurre del 2% la spesa militare, calcolando che si potrebbe creare un fondo di solidarietà tra nazioni di due miliardi di dollari.
Tanti politici si riempiono la bocca di valori cristiani, ma sono più sensibili ai lobbisti.
Qualche tempo fa ho incontrato il Papa e mi sono permesso di fargli questa domanda: “Cosa ne pensa del commercio di armi?”. Rispose così: “Fatta eccezione per quelle che servono da deterrenti per l’ordine pubblico, le fabbriche di armi andrebbero riconvertite”. Due sono le lobby che moltiplicano il denaro in maniera spaventosa: quelle dell’industria farmaceutica e bellica. È la grande ipocrisia di nazioni che si dicono pacifiche, ma producono barbarie.
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