A Detroit dal 10 al 12 giugno l’American Catholic Council
A Detroit nel 1976 si svolse una specie di grande Congresso della Chiesa cattolica americana. Il suo leader era il Card. Dearden, vescovo della città e Presidente dei vescovi USA. In questo incontro 1300 furono i delegati ed altrettanti osservatori. Fu chiamato “Call to action” ( invito all’azione) e vi si fecero grandi progetti per il rinnovamento della Chiesa, prendendo atto che molte affermazioni del Concilio erano in sintonia con
A fronte delle difficoltà della struttura ufficiale sta invece una certa crescita delle organizzazioni di base, indipendenti dalla gerarchia, tutte esplicitamente legate alle ispirazioni conciliari e dotate di strumenti organizzativi e di presenze diffuse sicuramente ben più rilevanti di quelle che conosciamo in Europa. Esse hanno organizzato a Detroit nella festività di Pentecoste (10-12 giugno) l’American Catholic Council (ACC) con esplicito richiamo all’incontro di 35 anni fa non solo nei contenuti ma convocandolo nella stessa città, nello stesso centro Congressi e con un numero simile di partecipanti, circa 1800 da tutti gli States.
La differenza radicale rispetto al 1976 è stata che, in questo caso, la gerarchia era del tutto assente, lontana e ostile tanto che il vescovo di Detroit Mons. Allen H. Vigneron ha invitato i cattolici della diocesi a non partecipare, a non mettere alcuna sede a disposizione dell’incontro e ha diffidato i preti dal partecipare all’Eucaristia conclusiva, con la minaccia di sanzioni disciplinari. Le principali organizzazioni promotrici, che dovremmo imparare a conoscere meglio, sono state Voice of the Faithfull (sorta a Boston a partire dallo scandalo pedofilia) , Future Church (impegnata su problema dei ministeri, in particolare quelli femminili) e Corpus (associazione dei preti sposati).
L’incontro iniziato il venerdì 10 si è svolto, con ritmi serrati ma organizzati benissimo, alternando incontri assembleari a 19 workshops di massa su tutto l’arco delle tematiche del cattolicesimo conciliare. Inoltre 27 “reforms in action groups” sono serviti a studiare modalità concrete di possibili iniziative. Gli oratori sono stati molto seguiti e tutti efficaci e appassionati; tra questi i più noti erano Matthew Fox,
Quanto ha sorpreso noi europei è stato una esplicita e forte dichiarazione di appartenenza alla Chiesa cattolica, in una situazione dove, per i delusi, è molto facile trovare altre confessioni cristiane o, addirittura, nuove Chiese indipendenti , anche di notevole consistenza, che si proclamano cattoliche. Questo legame permane e tende a esprimersi mediante una accusa-rimprovero alle strutture ecclesiastiche di avere abbandonato la linea del Concilio e quindi di essersi poste quasi fuori da una autentica posizione evangelica. I rapporti coi vescovi sono quasi inesistenti. I richiami, per esempio, a papa
L’asse principale delle relazioni e degli interventi riguardava soprattutto il problema della democrazia nella Chiesa o, meglio, del protagonismo in ogni aspetto del singolo credente nella comunità, dalla “gestione” dei sacramenti fino all’organizzazione della pastorale e delle attività di educazione ed animazione. Non è difficile supporre che un’attenzione di questo tipo è anche la conseguenza del DNA della cultura presente in modo diffuso negli USA per quanto riguarda i diritti del singolo individuo. Essi si scontrano nella vita delle parrocchie e delle diocesi con il sistema gerarchico-autoritario che ben conosciamo.
Il momento centrale dell’ACC è stata la proclamazione del “Catholic Bill of Rights and Responsabities” . Esso è stato elaborato in un centinaio di assemblee nell’ultimo anno e questo testo, approvato per acclamazione in assemblea, è considerato ancora un testo in progress, suscettibile di ulteriori integrazioni. La lettura dei suoi dieci punti del Bill e il testo introduttivo testimonia, al meglio, la sensibilità di questo Council e di questa area del cattolicesimo. Si può dire che la tematica della giustizia sociale è solo accennata all’ultimo punto (“social justice in the world”) e che non ci sono riferimenti espliciti al problema
La celebrazione eucaristica ha concluso domenica l’incontro. Il ritmo dell’azione liturgica non è stato molto diverso dallo schema rituale tradizionale (è stata anche fatta la consueta preghiera per
Era presente una delegazione europea di nove persone, due inglesi, tre olandesi, due tedeschi e due italiani, io
Il progetto prevede la sua conclusione con un incontro mondiale a Roma nel dicembre
2. Community. Every Catholic has the right and responsibility to participate in a Eucharistic community and the right to responsible pastoral care.
3. Universal Ministry. Every Catholic has the right and responsibility to proclaim the Gospel and to respond to the community’s call to ministerial leadership.
4. Freedom of Expression. Every Catholic has the right to freedom of expression and the freedom to dissent.
5. Sacraments. Every Catholic has the right and responsibility to participate in the fullness of the liturgical and sacramental life of the Church.
6. Reputation. Every Catholic has the right to a good name and to due process.
7. Governance. Every Catholic and every Catholic community has the right to a meaningful participation in decision making, including the selection of leaders.
8. Participation. Every Catholic has the right and responsibility to share in the interpretation of the Gospel and Church tradition.
9. Councils. Every Catholic has the right to convene and speak in assemblies where diverse voices can be heard.
10. Social Justice. Every Catholic has the right and the responsibility to promote social justice in the world at large as well as within the structures of the Church.
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