NOI SIAMO CHIESA
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Dalla solidarietà con le sorelle ed i fratelli d’Ucraina a una riflessione più generale sullo stato del mondo. Per la pace attiva fondata sulla giustizia e la fraternità tra tutti i popoli.
La nostra partecipazione dalla parte del popolo ucraino invaso è senza “se” e senza “ma” . E’ soprattutto densa di sofferenze condivise e di ricordi di quanto la situazione fu simile in Italia in un periodo che qualcuno ancora ricorda e che dovrebbe fare parte della memoria collettiva del nostro paese. I coraggiosi reportages dei nostri giornalisti sono particolarmente efficaci e sono seguiti con passione . La testimonianza di tutto ciò è l’attivazione che si sta avendo per raccogliere aiuti e l’intervento di organizzazioni cattoliche (parrocchie, ecc…) in ogni forma e modo oltre a quello delle Ong. Esemplare è l’intervista di Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente di Pax Christi (si legga il testo sulla home page del sito di Noi Siamo Chiesa). La guida di questo coinvolgimento è data da papa Francesco, le cui prudenze iniziali sono state solo determinate dalla speranza nell’efficacia di un approccio diplomatico che fino ad oggi è stato deluso. “Noi Siamo Chiesa” partecipa a questo movimento di solidarietà in continuità con una lunga storia di appoggio alle vittime delle guerre e di riflessione sulla tematica della nonviolenza attiva e partecipando ora alla Rete Pace e Disarmo.
La geopolitica coinvolta
Ciò premesso, la situazione ci coinvolge in una riflessione più generale sulle grandi questioni dell’assetto geopolitico del mondo, sulla questione ambientale, sul rapporto tra il Sud dell’indigenza ed il Nord della sufficienza (e dell’abbondanza), sul rapporto tra le superpotenze fino al problema dei problemi, quello del riarmo nucleare. Questa guerra, anche se geograficamente localizzata, tutto condiziona, alleanze, commerci, riarmi, e non solo in Europa. Una situazione più che preoccupante che dà grande ragione nel nostro piccolo, alla proposta di una “Costituente della Terra” che, insieme ad altri, abbiamo collaborato a lanciare tre anni fa e che dovrebbe fornire strutture istituzionali che, a partire dall’ONU, dovrebbero dare nel tempo una guida efficace all’umanità. Solo utopia? Sì, ma il realismo è fatto di utopie e le utopie sono servite a ragionare in modo alternativo e più umano rispetto al pensiero corrente (Kant ha indicato il percorso) ed anche a creare ottime ed efficaci pratiche.
La solidarietà a senso unico
Questa riflessione generalizzata dovrebbe contribuire a modificare i modi correnti di ragionare o, almeno, dovrebbe porre a tutti delle domande. Per esempio come si può essere nel nostro paese tanto pronti ad aiutare i profughi di questa guerra ed avere una parte dell’opinione pubblica direttamente ostile all’accoglienza dei migranti provenienti dal Nordafrica? Oppure avere un Parlamento che ha ancora recentemente rifinanziato la guardia costiera libica che compie le peggiori nefandezza nel Mediterraneo? Oppure votare mercoledì 16 (391 a favore e 19 contro) l’aumento delle spese militari (da 25 a 38 miliardi annui fino al 2% del PIL!), oppure ignorare che l’intero associazionismo cattolico chiede da tempo, senza ottenere alcuna risposta neanche formale, l’adesione dell’Italia al Trattato dell’ONU del 7 luglio 2017 che interdice la fabbricazione, la detenzione e l’uso delle armi nucleari?. Per il forte complesso militare-industriale ogni occasione è buona per ottenere di più dalle casse dello Stato, perché esso non trova mai interlocutori capaci di rifiutare i diktat della Nato. C’è una debolezza intrinseca della politica. Questa guerra dissennata dovrebbe fare riflettere, non basta inviare ai profughi container con generi di prima necessità.
La Chiesa ortodossa divisa
L’altra questione che è venuta a galla con veemenza è quella relativa all’area di opinione e di fede del popolo russo e dell’atteggiamento delle Chiese che sono coinvolte fino in fondo per il ruolo che esse hanno sia in Russia che in Ucraina. Siamo a fianco anche del popolo russo, costretto a subire questa situazione assurda. È nota la pesante scissione nel 2019 tra le parrocchie che fanno riferimento al patriarca di Costantinopoli oppure a quello di Mosca. Il patriarca Kirill nell’omelia del 6 marzo ha confermato il suo appoggio a Putin con parole sorprendenti per la loro gravità. Egli ha detto, tra l’altro, “il perdono senza giustizia è capitolazione e debolezza. Tutto ciò indica che siamo entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico. In questa maniera avviene una forma di sacralizzazione di questa lotta, cioè della guerra in corso, a cui si attribuisce addirittura un valore trascendente. Siamo ancora al punto in cui la luce di Cristo, la Sua Parola, il Suo Vangelo si devono imporre con le armi”. A queste parole Kirill ha aggiunto giudizi severi sull’Occidente (dove si fanno i Gay pride!). Si ritorna alla ”metafisica” dell’alleanza tra la fede, la nazione e lo Stato, un vecchio vincolo che è il male di gran parte dell’Ortodossia.
Quando il patriarca Kirill critica con forza l’allargamento della Nato ad Est si potrebbe anche convenire con la sua analisi (molti osservatori lo fanno, in Occidente); ma non si può assolutamente concordare con lui, quando di fatto approva la decisione di Putin di “punire” l’Ucraina. Il patriarca di Mosca avrebbe dovuto levare alta la voce, denunciando una guerra sciagurata che in nessun modo può essere approvata. Tanto meno sarebbe possibile “benedire” una tale guerra: essa è contraria al Vangelo e totalmente immorale.
Tanti pope contro Kirill
A Kirill hanno risposto 270 esponenti del clero della sua Chiesa: “Noi, presbiteri e diaconi della Chiesa ortodossa russa, ciascuno a proprio nome, ci rivolgiamo a tutti coloro da cui dipende la cessazione della guerra fratricida in Ucraina, con un appello alla riconciliazione e a un cessate il fuoco immediato… Piangiamo per il calvario a cui i nostri fratelli e le nostre sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti. Vi ricordiamo che la vita di ogni persona è un dono di Dio inestimabile e unico, e pertanto auguriamo il ritorno di tutti i soldati – sia russi che ucraini – alle loro case e alle loro famiglie, sani e salvi. Ci rattrista pensare all’abisso che i nostri figli e nipoti in Russia e Ucraina dovranno colmare per ricominciare a essere amici, rispettarsi e amarsi. Rispettiamo la libertà dell’uomo data da Dio e crediamo che il popolo ucraino dovrebbe fare la sua scelta da solo, non sotto la minaccia delle armi e senza pressioni da parte dell’Occidente o dell’Oriente… Ogni appello nonviolento per la pace e la fine della guerra dovrebbe essere considerato e accolto perché questo è il comandamento divino: “Beati gli operatori di pace”. Fermate la guerra!”
Sono belle ed evangeliche queste parole che testimoniano che la pace cristiana ispira una parte dell’Ortodossia . Anche la Chiesa ucraina, che fa riferimento a Mosca, ha preso posizione e il metropolita Onufrij, ha detto parole molto esplicite contro la guerra in atto.
Noi col popolo russo
La nostra sofferenza si estende al popolo russo, ai giovani di leva costretti al fronte, ai problemi economici che si stanno aggravando. È difficile che emerga un opinione pubblica consapevole, la censura si è molto rafforzata. Riceviamo notizie di vera e propria demonizzazione di chi dissente e di omologazione di tutti i media al regime. Però alcune voci contro la guerra riescono a farsi sentire. Prima di tutte quelle di ben 7500 studenti, specializzandi e docenti dell’Università Lomonosov di Mosca , che hanno scritto parole inequivocabili che potrebbero dare un segnale a tutta l’opinione pubblica russa. Il testo è questo: “Noi, studenti, specializzandi, docenti, personale e laureati della più antica università della Russia, l’Università Statale Lomonosov di Mosca, condanniamo categoricamente la guerra che il nostro paese ha scatenato in Ucraina……Le azioni compiute dalla Federazione Russa, azioni che la sua leadership definisce con l’espressione “operazione militare speciale”, sono guerra, e non c’è spazio per eufemismi o scuse in questa situazione. Esprimiamo il nostro sostegno al popolo dell’Ucraina e condanniamo categoricamente la guerra che la Russia ha scatenato. Come laureati della più antica università russa, sappiamo che le perdite subite in sei giorni di guerra sanguinosa – soprattutto umane, ma anche sociali, economiche e culturali – sono irreparabili. Chiediamo che la leadership russa cessi immediatamente il fuoco, lasci il territorio dello Stato sovrano dell’Ucraina e ponga fine a questa guerra vergognosa. Chiediamo a tutti i cittadini della Russia che hanno a cuore il suo futuro di unirsi al movimento per la pace. Siamo contro la guerra!”
Per un’Assemblea generale dell’ONU a tempo indeterminato
Le forze che premono in senso positivo sono tante ad aspettiamo con ansia che questa tragedia abbia una conclusione. Tra i possibili percorsi verso il cessate il fuoco ed un assetto stabile dell’intera area c’è la proposta di un’assemblea permanente dell’ONU riunita a tempo indeterminato che non si interrompa fino a che non si concordi una soluzione soddisfacente per tutti in merito alla sicurezza, alla situazione economica e al dialogo tra popoli vicinissimi per storia, cultura e religione.
19 marzo 2022 NOI SIAMO CHIESA
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