International Movement We Are Church (IMWAC)
Movimiento Internacional Somos
|
Luigi de Paoli |
Maureen |
Dr. Thomas |
Elfriede Harth |
Lettera aperta
ai
PASTORI DELLA CHIESA CATTOLICA
e per conoscenza a tutto il
POPOLO di DIO
Carissimi
Pastori,
recentemente
Sede
"Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli
laici
al ministero dei sacerdoti"
avallata dalla firma dei responsabili di otto dicasteri vaticani.
Tale "Istruzione" ha sollevato consistenti critiche,
persino da parte di
membri del collegio episcopale cattolico.
Anche noi abbiamo voluto sottoporre
a discernimento tale documento,
perché riteniamo che le opinioni o le dottrine provenienti dal Magistero
debbano
essere avvalorate
dal consenso della comunità ecclesiale.
Vi proponiamo dieci quesiti e
gradiremmo ricevere le Vostre risposte.
Pentecoste
1998
°°°
1. LE FONTI
L’Istruzione vaticana è corredata di ben 119 note, così suddivise:
27 del
Concilio Vaticano II
27 del
Concilio Vaticano II
25 di
Giovanni Paolo II
42 del
CIC
4 del
Catechismo
15 di
Congregazioni romane
1 del
Sinodo dei Vescovi
1 mista
di: S. Tommaso, Concilio Trid. e Catechismo
1 di
Paolo (Efesini).
Le poche note neo-testamentarie (7) provengono dai testi conciliari: nessuna
citazione dai quattro vangeli.
Escludendo le 27 provenienti dal Concilio Vaticano II, le rimanenti 86
appartengono di fatto al Papa attuale in modo esplicito (25) o implicito
(dato che è il Papa stesso che ha disposto e approvato il Catechismo e il CIC
ed ha nominato i firmatari delle 8 Congregazioni, autori dell’Istruzione).
Colpisce, quindi, che la massa di note che dovrebbero dare fondamento a norme
pastorali di vitale importanza siano carenti di fonti evangeliche, della
chiesa primitiva e delle altre chiese cristiane.
Domandiamo: quale può essere l’autorevolezza di precise
disposizioni pastorali valide per un miliardo di cattolici in assenza di un
impianto documentativo storico-ecumenico, ma soprattutto evangelico, dato che
esso non si ispira esplicitamente alla vita, alle opere, e agli insegnamenti
di Gesù di Nazareth?
Ovverosia: si può considerare "cattolico" un documento se le fonti
sono quasi esclusivamente quelle degli ultimi 50 anni, senza la totalità
della tradizione, cioè i due millenni precedenti?
2. IL SACRO Il documento usa almeno 25 volte l’aggettivo
"sacro" per indicare: 4 volte la "sacra eucarestia", una
volta i "sacri paramenti" e ben 19 volte il "sacro ministero
del clero" (i "sacri ministri", i "sacri pastori",
il "potere sacro", la "potestà sacra", la "sacra
ordinazione", "consacrato con il sacramento dell`ordine").
Tale aggettivazione, seppur usata nel Concilio Vaticano II, è sconosciuta al
Nuovo Testamento: basta aprire un qualunque volume di "Concordanze
bibliche" per verificare che
Gesù
riferimento ai paramenti, che ai riti, o ai sacerdoti.
Domandiamo: quale grado di attendibilità può avere un documento
del Magistero se introduce un processo di "sacralizzazione" dei
ministeri o dei riti che Gesù e gli Apostoli non hanno mai operato ne
teorizzato, tanto più che Gesù ha agito da semplice laico non ordinato?
3. IL DOGMA
TRINITARIO
Fa un certo effetto leggere almeno 43 volte il termine "Chiesa"
(senza l’aggettivo "cattolica"!) e solo 4 volte la parola
"Gesù Cristo".
Mai
Domandiamo: Quale fondamento teologico-dogmatico possono avere
le riflessioni e le prescrizioni dell’Istruzione se prescindono completamente
da quello che è il dogma "centrale" e originale della fede
cristiana, che è il dogma di Dio-Trinità ?
Ovverosia: se la "Chiesa" prospettata della Curia Vaticana e
avallata dal Papa, non si modella né teoricamente né pastoralmente sulla SS.
Trinità, è ancora
del Padre-Figlio-Spirito, piena comunione tra eguali?
4. POPOLO
REGALE E PROFETICO
Nell’introduzione dell’Istruzione si legge che tutti sono "chiamati
all’edificazione del Popolo di Dio secondo i diversi ministeri e
carismi".
Inoltre si afferma che "comune è la dignità dei membri", "fra
tutti vige una vera uguaglianza" e che Gesù Cristo "ha voluto che
il suo unico e indivisibile sacerdozio fosse partecipato alla Sua
Chiesa". Queste enunciazioni hanno il pregio di ricordare antiche verità
sepolte, ma, a nostro modesto avviso, hanno due limiti che le rendono
evanescenti. Infatti:
a) se i laici sono chiamati a esercitare "ministeri e carismi" in
quanto "partecipi del Sacerdozio di Cristo", nel prosieguo del
documento tale chiamata si concretizza nel nulla, poiché tutto spetta al
clero ordinato;
b) se il Concilio Vaticano II ha riproposto
tutto "sacerdotale" ha anche esplicitato, due altri attributi
fondamentali, quello di popolo "profetico" (in una continua
conversione e lotta "contro i dominatori di questo mondo tenebroso e
contro gli spiriti maligni") e quello di popolo "regale". Il
primo è appena menzionato, il secondo nemmeno è citato.
Domandiamo: può essere ritenuto in linea con le risoluzioni del
Concilio questo documento curiale se mette in evidenza esclusivamente una
parte delle funzioni ministeriali della gerarchia a spese di funzioni-ruoli
carismi e ministeri del restante popolo di Dio?
5. I LAICI
Secondo l’Istruzione i laici, privi di una "regalità" riconosciuta,
non hanno alcun diritto, alcuna funzione concreta all’interno della Chiesa.
Essi non possono:
° presiedere l’eucarestia, anche in assenza di un "sacro
ministro"
° battezzare
° essere celebranti del matrimonio
° assumere la denominazione di pastore, cappellano, coordinatore o
tenere l’omelia
° avere voce attiva o passiva nel consiglio presbiterale
° avere voto deliberativo nei consigli parrocchiali, diocesani, nonché
nei consigli per gli affari economici
° proferire le orazioni o eseguire gesti riservati al sacerdote
celebrante
° distribuire l’eucarestia anche fuori della messa
° dare l’estrema unzione
° celebrare riti funebri
° studiare o formarsi nei seminari.
I fedeli laici possono essere delegati occasionalmente a svolgere alcune
delle funzioni suddette solo a due condizioni:
* per sostituire temporaneamente la mancanza di un "sacro ministro"
* dopo aver ottenuto il permesso del vescovo (un laico può commentare
l’omelia addirittura solo se ha il permesso della S. Sede).
Domandiamo: il Magistero proclama quotidianamente che la vita è
"sacra" fin dal concepimento. Ma lo stesso Magistero non riconosce
ai fedeli laici (non ordinati) alcun valore "sacro". Gradiremmo che
ci fosse chiarito: i fedeli laici sono sacri oppure no?
6. I SACRI
MINISTRI L’Istruzione afferma
che la missione dei laici è di "indole secolare", mentre quella dei
ministri è di indole "sacrale".
Questi ultimi possono:
– essendo dotati di potestà sacra, agire nella persona di Cristo Capo e
Pastore
– proclamare autorevolmente la parola di Dio e cioè: predicare,
catechizzare, sviluppare l’istruzione cristiana, fare l’omelia;
– disporre del munus docendi, sanctificandi et regendi
– essere i "soli dispensatori dei misteri divini"
– presiedere, a scopo esclusivamente consultivo, i consigli diocesani e
parrocchiali.
– formarsi in luoghi ad essi riservati (seminari).
I responsabili della curia vaticana non si discostano dal Concilio Vaticano
II, ma ne omettono significativamente alcune condizioni e prescrizioni.
Ad esempio, il Concilio afferma:
° i vescovi debbono "edificare il loro gregge nella verità e nella
santità, ricordandosi che chi è più grande si deve fare come il più piccolo e
chi è capo, come chi serve" (Lc 22, 26-27);
° "il vescovo è tenuto a considerare i sacerdoti come figli ed
amici, così come il "Cristo chiama i suoi discepoli, non servi ma
amici" (L.G. 28)
° "i sacerdoti..sono tuttavia discepoli del Signore come gli altri
fedeli" (P.O., 9);
° debbono essere "pronti ad ascoltare il parere dei laici, tenendo
conto con interesse fraterno delle loro aspirazioni e giovandosi della loro
esperienza e competenza… in modo da poter assieme riconoscere i segni dei
tempi";
° "i presbiteri devono scoprire con senso di fede i carismi, sia
umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono
riconoscerli con gioia e fomentarli con diligenza" (P.O. 9);
° "non esitino ad affidare ai laici degli incarichi al servizio
della Chiesa, lasciando loro libertà d’azione e un conveniente margine di
autonomia, anzi invitandoli opportunamente ad intraprendere con piena libertà
anche delle iniziative per proprio conto (P.O. 9);
° i presbiteri si trovano in mezzo ai laici per condurre tutti
all’unità della carità, "amandosi l’un l’altro con la carità fraterna,
prevenendosi a vicenda nella deferenza" (P.O. 9).
Domandiamo: quale legittimità può avere un documento ecclesiale
se esso estrapola da testi autorevoli parti che ne modificano il senso, fino
al punto da ricreare quei "due generi di cristiani" che il Concilio
aveva ritenuto antievangelico mantenere?
7. LITURGIA Nella prima costituzione sulle liturgia i padri del
Concilio Vaticano II si preoccupano che:
° "I fedeli non assistano come estranei o muti spettatori"
(S.C. 48) alla messa
° "L´ordinamento rituale della messa sia riveduto in modo che
"sia resa più facile la partecipazione pia e attiva dei fedeli"
(SC50)
Domandiamo: dato che nell’Istruzione vaticana non c’è traccia di
tale raccomandazioni, anzi, in relazione ai laici vengono indicati
costantemente e solamente divieti, abusi, limiti e obblighi, non sarebbe
opportuno che il collegio episcopale confermasse o dis-confermasse che il
ruolo dei laici nella liturgia è quello di "muti spettatori" o di
supplenti temporanei dei sacri ministri, con l’unico dovere di dire
"Amen"?
8. PRINCIPI
ASSOLUTI
L’Istruzione è sostanzialmente pensata per stabilire le differenze tra
sacerdozio battesimale e sacerdozio ordinato (differenza di "essenza e
non di grado") e per condannare "la prassi mirante a supplire alle
carenze numeriche dei ministri ordinati" che hanno "potuto far leva
su una concezione di sacerdozio comune dei fedeli che ne confonde l’indole …
favorendo tra l’altro la diminuzione dei candidati al sacerdozio ed oscurando
la specificità del sacerdozio".
E coerentemente conclude: "se nella comunità viene a mancare il
sacerdote essa si trova priva dell’esercizio e della funzione sacerdotale di
Cristo" per cui è "grave abuso che un fedele non ordinato eserciti,
di fatto, una qualsiasi `presidenza` dell`eucarestia".. Il tutto allo
scopo di "salvaguardare l’identità ecclesiale di ciascuno" e "per
non ingenerare errori nella mente dei fedeli".
Domandiamo: non si ingenera un grave errore nei fedeli
insegnando che i principi sono assoluti e la vita dei credenti un fatto
secondario, dato che si stima preferibile che milioni di cattolici restino
privi dell’eucarestia pur di non intaccare un "principio"
dogmatico-ecclesiastico? Ovverosia: come si concilia tale atteggiamento della
curia vaticana con quanto viene insegnato da Gesù Cristo, secondo cui
"il sabato è per l’uomo, e non l’uomo per il Sabato"?
9. IL
LINGUAGGIO
Il linguaggio prevalente dell’Istruzione è il seguente:
· "evitare deviazioni pastorali ed abusi pastorali"
· "attenersi alle disposizioni del diritto.."
· "mettere in atto i mezzi necessari per impedire…"
· "il CIC n. 766 stabilisce le condizioni per cui…"
· "si deve sempre agire iuxta Episcoporum Conferentiae praescripta"
· "abbisognano della "recognitio della Sede Apostolica"
· "… la predicazione può essere concessa in supplenza di…"
· "… si ritiene abrogata dal canone…"
· "la retta comprensione e applicazione di tale canone… richiede che
tale provvedimento eccezionale avvenga nell’accurato rispetto delle
clausole…"
· "cosa che, secondo il testo del canone, compete solo ad un
sacerdote…"
· "la normativa sancisce infatti…"
· "la presentazione delle dimissioni da parroco non lo fa cessare ipso
iure dal suo ufficio…"
· "questi organismi … codificati dalla legislazione canonica…"
· "la normativa codiciale sul consiglio presbiterale"
· "non possono pertanto godere del diritto di voce…"
· "sono pertanto invalide, quindi nulle, tutte le decisioni deliberate
da.."
· "solo quando tale consenso è richiesto espressamente dal diritto"
· "si pongano in atto i mezzi necessari per renderli conformi alla
vigente legislazione della Chiesa.."
· "la disciplina canonica sul ministro straordinario … deve essere
rettamente applicata…"
· "l’autorizzazione può essere concessa ad actum da…"
· "tale incarico suppletivo… deve essere esercitato a norma del
diritto…"
· "la legislazione canonica recepisce la dottrina…"
· "deve essere osservata la normativa canonica sulla validità della
delega e sulla idoneità…"
· "esiste il caso straordinario previsto dal can. 1112"
· "sono revocate le leggi particolari e le consuetudini vigenti"
Domandiamo: è questo il linguaggio che caratterizza il Regno di
Dio, il Popolo di Dio, il Corpo Mistico di Cristo, dei "veri artefici di
comunione"? Non saranno proprio i "seminari" i luoghi in cui
si strutturano e si tramandano questi linguaggi appropriati alle istituzioni
del "mondo"?
10. I VESCOVI
In chiusura l’Istruzione chiarisce che:
· "
affida il presente documento allo zelo pastorale dei vescovi diocesani… nella
fiducia che la sua applicazione produca frutti abbondanti…"
· "tale documento intende tracciare direttive precise per assicurare
l’efficace collaborazione dei fedeli non ordinati…"
· "… i sacri Pastori sono chiamati a svolgere il compito loro proprio di
promuovere la disciplina comune a tutta
ecclesiastiche" (CIC can. 392)
I firmatari dell’Istruzione vaticana affermano con molta sincerità che:
· si tratta di una "direttiva"
· il collegio episcopale come tale non è intervenuto nella sua preparazione
· i vescovi sono tenuti ad "applicare", per di più con zelo (e
senza alcun discernimento previo), il testo loro indirizzato
Si impone con forza la sensazione che i Pastori siano come Prefetti di
Polizia Vaticana, deputati alla "disciplina ecclesiale" e a far
"osservare tutte le leggi ecclesiastiche".
Domandiamo: come si concilia questo ruolo del "Pastore"
seconde
vaticana con quello del "Buon Pastore" secondo Gesù Cristo? E come
si concilia l’affermazione dell’Istruzione: "Il ministero …ordinato
viene costituito sul fondamento degli Apostoli…" con il fatto che il
papa e
trattano vescovi e ministri ordinati come soggetti che non hanno alcuna
partecipazione nelle decisioni pastorali e nemmeno il dovere di effettuare un
evangelico discernimento su di esse?
Cari vescovi,
a conclusione vi alleghiamo un passo del Papa del
VI-VII secolo, Gregorio Magno, che così si confessava davanti alla comunità
ecclesiale:
"So infatti che
spesso molte cose nella S. Scrittura che da solo non riuscivo a comprendere
le ho capite quando mi sono trovato in mezzo ai miei fratelli. Dietro questa
conoscenza ho cercato di capire anche per merito di chi mi era stata data
tale intelligenza. Così, con la grazia di Dio, avviene che aumenta
l’intelligenza e diminuisce la superbia, mentre per causa vostra imparo ciò
che a voi insegno, perché, ve lo confesso candidamente, il più delle volte
con voi ascolto quello che a voi dico. Perciò nella lettura di questo profeta
(Ezechiele) quando comprendo poco, è per mia ignoranza spirituale; quando poi
posso approfondire il suo senso, è per la grazia di Dio concessami dalla vostra
pietà"(Gregorio Magno, Hom.in EzII,6:PL9488D-949A).
Per spiegare che un maestro è sempre anche
un discepolo dei fedeli, perché costoro possono comprendere meglio di lui
altra occasione:
"Se il mio uditore e
lettore…non troverà di suo gradimento le mie interpretazioni,
tranquillamente lo seguirò come un discepolo segue il suo maestro. Ritengo
come un dono tutto ciò che egli potrà sentire e comprendere meglio di
me". (Gregorio Magno, Mor.30,27, PL 76,569C-570A)
Domandiamo: come si concilia questa posizione di Papa Gregorio
Magno con quanto affermato nell’Istruzione della S. Sede? Ovverosia: quale
dei due è (più) conforme al Vangelo?
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