Eluana è morta,
Eluana ora vive (libera
parafrasi di Isaia 53)
“Laudato sie, mi
signore, per sora nostra morte corporale”
di Paolo
Farinella, prete
Genova 9
febbraio 2009. Ha preso tutti in contropiede e se n’è andata con un sussulto di
dignità, quasi volesse scappare prima che gli avvoltoi del senato, comandati a
bacchetta dal loro padrone, decidessero di condannarla all’ergastolo in uno
stato di vita che vita non è, perché non umana. Se n’è andata, lontana da suo
padre e da sua madre, quasi volesse risparmiargli l’ultima goccia di fiele che
essi sorseggiano da diciassette anni. Se n’è andata, approvando le scelte della
sua famiglia, l’unica che in questa tragedia fu ed è scevra di interessi e la
sola che può vantare gratuità e amore senza ricompensa. Se n’è andata quasi a
smentire un pusillanime che non ha esitato a sfregiare la vita e la morte, il
Diritto e lo Stato per trarre vantaggi e benefici per sé e la sua bulimia di
potere. Se n’è andata per non essere complice del sigillo diabolico tra pagani e
devoti, scribi e farisei, che aggiungono pesi sulle spalle degli altri, senza
mai muovere un dito per aiutare a portarli.
E’ cresciuta
come un virgulto sorridente davanti a Dio e come una radice nella terra arida
degli avvoltoi. Non aveva apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lei diletto, perché in coma irreversibile. Disprezzata dal potere e dal fanatismo fu denudata ed esposta su
pubblica piazza, quando l’uomo senza ritegno e senza valore, celiò sulla sua
capacità di partorire. Donna dei dolori che ben conobbe il patire da oltre
diciassette anni, Eluana ora sta davanti a noi invisibile, ma presente,
promessa di vita oltre la soglia della morte, che come sorella viene ad
abbracciarla per trapiantarla nell’Eden della dignità. Disprezzata dagli scribi
e dai farisei, sempre contemporanei, non volle far parte del coro dei suoi
difensori per partito preso perché schiavi dei loro astratti principi, e non
sanno cosa sia libertà di decidere secondo coscienza, in nome di chi disse che
lei è comunque e sempre superiore al sabato. Gli urlatori in difesa della vita,
costi quel che costi, sono lefebvriani allo stato puro perché vogliono imporre
Dio anche a chi ha scelto di non credere: come quelli sarebbero capaci di
uccidere chi non si converte. Eluana è stata trafitta dalla superba protervia
che cerca ragione a forza di urla; schiacciata dalla impura indecenza, ora entra
nella vita che la morte annuncia e rivela, principio di
risurrezione
Chi ha ballato
sulla sua tomba prima ancora che morisse ha avuto anche l’impudenza di gridare
“assassino” e “boia” al mite babbo, l’unico che l’ha amata senza riserve, con il
coraggio di lasciarsi generare dalla figlia che lui aveva generato e anche
perduto. Finalmente ora può restituirla alla dignità della morte che è l’unico
modo per ridarle la vita. Nel turbinio di
questo mondo pazzo e folle, Eluana, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca;
come agnello condotta al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e
non aprì la sua bocca. Eluana è morta. Silenzio. Sipario.
(Nota. Intanto si sentono le rane
gracidare forte, ma in diminuendo, fino al silenzio totale. Si spengono le luci
in dissolvenza e il buio raddoppia il SILENZIO che tutti ascoltano senza
profferire parola).
Altissimu
onnipotente bon signore,
tue so le laude, la gloria e l’honore et onne
benedictione.
Laudato si, mi
signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò
skappare.
(San Francesco
d’Assisi, Cantico delle creature, vv. 1-2; 28-29; sec.
XIII)
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