NOI SIAMO CHIESA
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Una lobby che si pretende cattolica cerca di bloccare la legge contro l’omofobia
Della rissa parlamentare in corso sul progetto di legge contro l’omofobia, atteso da vent’anni, è protagonista la destra. All’interno di essa, il ruolo principale l’hanno gli stessi dei vecchi scontri sulle unioni di fatto e della campagna sul caso Englaro. Il substrato culturale di questi interventi ci sembra tutto di tipo ideologico con una visione distorta dei “nemici”: la modernità, il laicismo, la lobby gay, il gender e via di questo passo. Si sostiene che gli omosessuali sarebbero già protetti a sufficienza dalle leggi esistenti,che non sarebbero soggetti svantaggiati e che pretenderebbero di essere più uguali degli altri. Infine si creerebbe uno specifico reato d’opinione per chi critica gli omosessuali e le loro manifestazioni.
La realtà, il vissuto quotidiano è però assolutamente diverso, quotidiana è la sofferenza, nel corpo e nell’animo, di tanti che sono soli, non sono capiti e sono anche discriminati. Aree dell’opinione, alimentate dalla cultura del maschilismo, usano ancora la violenza, materiale e psicologica, nei confronti dei gay e delle lesbiche. Vittime sono soprattutto i giovani anche grazie all’uso spregiudicato dei socialnetworks. I continui episodi di cronaca testimoniano di una situazione pesante, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli e dei più estranei alle organizzazioni, pur necessarie, del circuito gay e lesbico.
Papa Francesco parla di ascolto, di comprensione, di misericordia, non di anatemi o di “campagne”.
Quì invece, nella nostra politica, si continua come prima. I cd “cattolici” in Parlamento organizzano la loro lobby, pongono i loro veti, fanno i loro ricatti, difendono i loro principi farisaici e si sciacquano la bocca parlando di “visione antropologica”.
Ci chiediamo se lo scontro è incentivato, in forme indirette, dalla Conferenza Episcopale, usando dell’ “Avvenire” e delle associazioni prolife che ad essa fanno capo. Se ciò non fosse, ci chiediamo perché i vescovi non intervengono a dire parole di segno contrario ed evangelicamente ispirate. Il loro silenzio, se dovesse continuare, li accusa.
Mentre tutte le sofferenze restano, si contrasta ogni intervento pubblico che almeno lanci un messaggio.
Fino a quando questa tragicommedia?
Roma, 23 luglio 2013 NOI SIAMO CHIESA
PS: Qui di seguito viene allegata una lettera scritta al giovane Matteo, suicidatosi per le angherie dei suoi compagni di classe
Una legge necessaria
di Gianni Geraci
Caro Matteo,
sono convinto che, dopo che, a sedici anni, ti sei tolto la vita, il Signore abbia voluto prenderti con sé, perché non si può condannare un ragazzo che, disperato per gli insulti dei compagni di scuola, decide di farla finita.
Adesso che sei vicino a Lui avrai senz’altro capito che grande errore hai fatto quando hai deciso di toglierti la vita e, proprio per questo, ti chiedo di seguire con il tuo sguardo e di raccomandare alla sua misericordia tutti quei ragazzi che si trovano nella brutta situazione in cui ti eri trovato tu quando hai deciso di farla finita.
Ti ricordi? I tuoi compagni ti prendevano in giro dandoti del “frocio” e tu non avevi il coraggio di denunciare questa subdola forma di persecuzione a nessuno, perché nessuno ti aveva spiegato che era comunque qualche cosa di ingiusto e di profondamente sbagliato.
Dopo che sei morto un gruppo di omosessuali credenti della Diocesi di Firenze ha deciso di organizzare una veglia per le vittime della violenza omofoba e della transfobia che, con il passare degli anni, è diventata un appuntamento che coinvolge tante chiese in molti paesi del mondo.
Sono sicuro, perché credo fermamente al dogma della Comunione dei Santi, che il successo di questa iniziativa è dovuto anche a te, alle tue preghiere di intercessione e alla particolare vicinanza che hai con Dio. E sono sicuro che, tutte le volte che vedi un gruppo di persone, riunite per chiedere al Signore di liberare il mondo dall’odio e dal disprezzo nei confronti di omosessuali e transessuali, tu le accompagni con un sorriso che diventa una benedizione.
Come ti avranno però insegnato in Paradiso, pregare non basta, perché senza una carità capace di tradursi in azione, la preghiera corre il rischio di diventare un alibi per non affrontare la realtà.
Uno dei modi in cui, concretamente, si possono evitare tragedie simili a quella che ti ha visto morire, è quello di introdurre delle leggi che puniscono qualunque forma di discriminazione e di incitamento all’odio nei confronti di omosessuali e transessuali. In Italia ci stiamo provando, ma, anche se la cosa può sembrare assurda, ci sono molte persone che, in Italia, questa legge non la vogliono.
Qualcuno dice che una legge di questo tipo toglierebbe alle varie religioni, che disapprovano gli atti omosessuali, la liberta di predicazione. Non si rendono conto, questi signori, che, quando non si hanno secondi fini, si può sempre disapprovare un determinato comportamento, senza usare toni che spingono all’odio e alla discriminazione: molti affermano, per esempio, che la masturbazione non è moralmente conforme alla dottrina cattolica, ma nessuno dice che chi si masturba è un pervertito, è un figlio del demonio o è una minaccia al benessere sociale.
Qualcun altro sostiene che, in Italia, non c’è bisogno di una legge contro l’omofobia, perché le leggi che già ci sono bastano a tutelare omosessuali e e transessuali. Mi chiedo se questi signori li leggono i giornali e se, nel leggerli, non vedono i tanti articoli che, con una cadenza quasi settimanale, parlano di omosessuali aggrediti, di transessuali picchiati, di ragazzi che si uccidono disperati perché non sopportano gli insulti omofobi dei compagni.
Qualcuno, infine, con un’ipocrisia davvero impressionante, arriva a dire che: «Con tutti i problemi che ha l’Italia non è certo il caso di perdere tempo per legiferare su certi argomenti!», come se le nostre Camere fossero intasate per i provvedimenti urgenti dovuti alla crisi economica. A queste persone vorrei far notare che, qualche settimana fa, il governo ha varato un decreto legge che equipara i figli naturali ai figli nati all’interno di un matrimonio: si tratta di un provvedimento sacrosanto, ma non certo collegato alle urgenze della crisi economica. Nessuno però ha detto che, «con tutti i problemi che ha l’Italia non è certo il caso di perdere tempo per legiferare su certi argomenti»!
Ho proprio l’impressione, mio caro Matteo, che dietro a questo tipo di obiezioni, in realtà, ci sia sempre e comunque quella paura nei confronti dell’omosessualità che è il terreno in cui poi si sviluppano e crescono il disprezzo per gli omosessuali, l’incitamento all’odio e la violenza nei loro confronti. Ecco perché è davvero indispensabile non cadere in questi tranelli orditi dal diavolo (che, come diceva C. S. Lewis, ci fa agire male illudendoci di agire per nobilissimi motivi) e messi in pratica da tante persone che, magari in buona fede, credono di servire Dio e invece servono il demonio, andando contro alle raccomandazioni che il Signore ci fa con la sua Parola e che la Chiesa ha cercato di tradurre nel suo Catechismo, quando, parlando dell’atteggiamento da tenere nei confronti delle persone omosessuali, sostiene che: «Al loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (CCC 2358).
Non possiamo fare come il Levita e come il Sacerdote che, nella parabola del buon Samaritano, sulla strada che porta da Gerusalemme a Gerico, hanno considerato le norme religiose sulla purità più importanti dell’urgenza di aiutare un uomo che era stato picchiato. E come noi, non possono comportarsi così nemmeno quelle persone che sostengono che una legge contro l’omofobia costituisce un attentato alla libertà religiosa (come abbiamo visto prima, si può condannare un certo comportamento di una persona senza incitare all’odio nei suoi confronti e usando parole rispettose), è inutile (come se la tua morte non ci fosse mai stata) o non è abbastanza urgente (quando si tratta di salvare anche solo una vita umana tutte le leggi diventano urgenti).
Davvero faccio fatica a capire tutta questa ostilità nei confronti di una legge che non fa altro che combattere tutte le forme di violenza che hanno come vittime gli omosessuali e i transessuali. Faccio fatica a credere che dietro a questa ostilità ci possa essere, in realtà, un nascosto compiacimento per quelle espressioni di disprezzo e di incitamento alla discriminazione che ti hanno spinto al suicidio. Faccio fatica a crederlo, ma faccio una fatica ancora maggiore a trovare altre motivazioni.
Ed è per questo, caro Matteo, che ti chiedo di intercedere per queste persone: perché il loro cuore, indurito dalla paura e dal disprezzo nei confronti di quelli che, come me, sono omosessuali, finalmente si apra all’azione liberante della misericordia di Dio, che ci vuole tutti vicini a lui e che, soprattutto, non vuole che la violenza, il disprezzo e l’odio ci dividano gli uni dagli altri.
Spero davvero che tutte le forme più o meno mascherate di opposizione a una legge che condanna l’omofobia, finalmente si sciolgano come neve al sole, e che si possa arrivare nei prossimi mesi ad avere anche in Italia una legge capace di prevenire episodi come quello di cui tu sei stato vittima.
Te lo dobbiamo, caro Matteo.
Te lo debbono anche quelli che non sono d’accordo con questa legge. E anche loro si darebbero da fare per approvare questa benedetta legge, se solo ascoltassero la voce di Dio che soffocano nel loro cuore.
22 luglio 2013
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