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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

I valdesi da papa Francesco per la prima volta in Vaticano

Un incontro all’insegna della fraternità

Matteo De Fazio


L’udienza privata in Vaticano del 7 marzo e i precedenti colloqui. Intervista al moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini

Dopo la visita a Torino il 22 giugno 2015, valdesi e metodisti tornano a incontrare papa Francesco, questa volta in Vaticano. Sebbene non sia il primo incontro tra gli esecutivi e il pontefice, è la prima volta che una delegazione valdese e metodista fa visita al papa all’interno delle mura vaticane. Ne parliamo con il moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini.

Un nuovo passo storico?

«Questo incontro è sicuramente la conferma di un cammino che sta diventando stabile e quotidiano. Il papa ha compreso che nel nostro tempo, tra le urgenze della storia, le chiese cristiane devono percorrere una via radicalmente diversa da quella del passato. Pur rimanendo differenze e divergenze profonde, però, ci sono tante cose che ci uniscono. La collaborazione, il dialogo e la fraternità tracciano il cammino nuovo che dobbiamo percorrere e l’incontro che abbiamo avuto in Vaticano ha confermato questa intenzione e lo stile che tutti avevano già visto durante la visita a Torino. Un incontro importante con un clima di fraternità confermato».

Qual è la novità rispetto agli altri incontri con Francesco?

«Nel passato, dal Concilio Vaticano II, noi abbiamo incontrato tutti i papi, ma nell’ambito di visite di delegazioni ecumeniche, come è successo con me nel settembre del 2013. La novità è che Francesco è il primo papa che ha voluto avere un incontro specifico, particolare, per iniziare con noi una collaborazione nuova. Con la sua visita a Torino, poi la restituzione della visita a “casa sua” il clima è cambiato, e non soltanto nei nostri confronti. Questi incontri hanno incoraggiato sia noi sia diverse realtà locali cattoliche a riprendere i fili di collaborazioni che negli ultimi anni si erano molto allentati con un clima ecumenico decisamente più freddo».

Avete parlato dei corridoi umanitari di Fcei e Sant’Egidio?

«Sì, e ieri nell’Angelus in piazza San Pietro ha voluto menzionare il progetto dei corridoi umanitari che recentemente ha portato in Italia un centinaio di siriani in sicurezza; un progetto nostro, fatto in collaborazione con la comunità di Sant’Egidio, che intende essere un esempio che dimostra che è possibile intervenire in questo dramma epocale dei profughi che scappano dalla guerra con iniziative umanitarie che permettono trasporti sicuri. Il papa è molto sensibile a questo tema, ha voluto riconoscere questo progetto, che è l’unico in Europa, possibile per la nostra volontà ecumenica caparbia. Su temi come la responsabilità sociale dei cristiani, cattolici e valdesi, ma in generale i protestanti riformati, si trovano su posizioni comuni. Unendo le forze e andando nella stessa direzione, si possono fare grandi cose».

Quando c’è un obiettivo comune, l’ecumenismo è più facile?

«Anche le chiese, come le persone, ogni tanto hanno bisogno di essere confrontate con grandi sfide: questo fa riflettere e apre gli occhi. Certamente viviamo un tempo in cui le chiese sono sfidate dalla secolarizzazione che ci rende tutti più umili, e poi dal mondo, in cui le condizioni generali delle persone peggiorano. Questo ha aiutato le chiese a fare un esame di coscienza e cercare di percorrere una strada di maggiore impegno con più forza, determinazioni e con visioni nuove».

Come è stato vissuto l’incontro dalla delegazione?

«L’udienza privata faceva parte dell’intensa agenda papale. La nostra delegazione che rappresentava gli esecutivi delle nostre chiese, la Tavola valdese, il Comitato Permanente dell’Opcemi e la Facoltà Valdese di teologia è rimasta molto colpita dallo stile di papa Francesco: semplicità, chiarezza e centrare il punto senza giri di parole. Ma ancor di più il riferimento alla Bibbia, che nel cattolicesimo si è incrementato dal Concilio Vaticano II e che ormai parte integrante del patrimonio cattolico. Nelle riflessioni del papa i riferimenti ai Vangeli sono stati molti, non come citazioni, ma come punto di partenza per un’azione coraggiosa che i cristiani devono avere. Siamo rimasti soddisfatti dall’incontro, molto positivo e incoraggiante».

Semplicità, anche nella reggia vaticana?

«Il contesto di quel palazzo è impressionante. Il Vaticano è superiore a qualunque altra reggia imperiale che abbia visto. Sicuramente un fatto che per dei valdesi continua a rimanere problematico e fa riflettere: la ricchezza, la potenza, la bellezza di questi palazzi. Ma ciò che è importante, nonostante il contesto così diverso dal tempio di Torino, è che si incontrano dei cristiani che vogliono impegnarsi per il mondo e la società, cercando quella testimonianza essenziale che l’insegnamento di Gesù ha passato a tutti i discepoli».


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Commenti

Una replica a “I valdesi da papa Francesco per la prima volta in Vaticano”

  1. Avatar Celso
    Celso

    Abbiamo molto da imparare dai Valdesi come Chiesa Cattolica, storicamente gli abbiamo massacrati, per anni ignorati, ma dovremmo essere molto rispettosi ed imparare da loro la fedeltà Evangelica e la loro visione di comunità che valorizza tutti i suoi membri e gestendo la propria Chiesa in modo Sinodale, questo molto tempo prima dei nostri Concili.

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