Chi era Alfredo Ormando?
Partendo dalla consultazione dei suoi libri inediti, che sono stati donati recentemente alla Civica Biblioteca di Bagheria, Piero Montana descrive con grande sensibilità la vita e la sofferenza dello scrittore nisseno Alfredo Ormando che il 13 gennaio del 1998 decise di bruciarsi vivo a Piazza San Pietro.
Ecce Omo! Alfredo Ormando: la vita, l’opera, il fuoco.
Devastato da una cocente emarginazione il 13 gennaio del
E tuttavia dalle sue ultime
ultraottantenne, che godeva di una pensione sociale, Ormando aveva pubblicato a sue spese nel 1995, il romanzo breve Il fratacchione e, nel 1997, cinque dei suoi racconti in una rivista da lui creata dal titolo I miserabili.
Ormando era nato a San Cataldo in provincia di Caltanissetta il 15 dicembre del 1958 da genitori analfabeti, operai di origini contadine. Era il decimo dei figli, l’ottavo di quelli viventi. Nella sua assai irrequieta fanciullezza e adolescenza non aveva mai seguito studi regolari. La licenza media veniva conseguita a vent’anni come privatista, la maturità magistrale nel 1993 all’età di 35 anni. La laurea di dottore in Materie letterarie alla memoria gli verrà conferita postuma il 14 dicembre 1998 presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Palermo.
Insofferente di ogni brutale disciplina, a partire da quella scolastica (ancora negli anni sessanta e fino ai settanta i metodi pedagogici di istruzione nelle scuole elementari e nelle medie erano alquanto discutibili), Ormando, dopo aver frequentato saltuariamente la scuola, al compimento dell’allora età dell’obbligo, aveva interrotto gli studi ed aveva cominciato a fare delle amicizie poco raccomandabili, entrando presto nel giro di cattive compagnie, la cui frequentazione, all’età di 16 anni, gli avrebbe comportato l’arresto, assieme ad altri sei minorenni e quattro maggiorenni, per il reato di associazione a delinquere. Rinchiuso nel Centro di Rieducazione di San Cataldo, ne sarebbe uscito dopo qualche mese.
Dopo il servizio di leva si dichiarava anticonformista per il suo look eccentrico e per essere diventato un capellone, la qual cosa, in quel tempo, in un paese assai retrogrado e provinciale, gli creava la nomea di arrusu ossia di omosessuale, che lo avrebbe costretto ad abbandonare San Catataldo e a trasferirsi a Palermo, dove conduceva una vita sessualmente disordinata, in condizioni economiche assai precarie. Tali esperienze verranno narrate nel romanzo autobiografico Il dubbio, scritto nel 1990, dove a riguardo leggiamo: «Cominciavo a mettere più cura nel vestire, ero sempre alla ricerca di abiti ricercati e soprattutto esclusivi e originali, non trovandoli iniziai a inventarmeli. Uno stock di foulards variopinti, di camicie di raso, di anelli e collanine facevano di me un finocchio a tutti gli effetti. I capelli li avevo piuttosto lunghi. Ero diventato un incosciente anticonformista. Sapevo di andare controcorrente, di attirarmi addosso le critiche della gente, il biasimo delle persone cosiddette eterosessuali, il ludibrio dei masculi, il malcontento dei familiari. La mia risposta alla società fu la stereotipata reazione del complessato, del timido, del frustrato, il quale risolve di inserirsi nella società degli uomini con l’attrarre su di sé l’attenzione con un comportamento che esula dalle norme vigenti del conformismo a cui tutti gli esseri limitati si attengono. Solo così mi sentivo di esistere».
Nel maggio del 1980 Ormando si trovava a Milano, dove, tra le altre occupazioni, svolgeva anche quella di rappresentante di commercio e dove, forse a causa delle sue ristrettezze economiche, deluso dalla vita, tentava il suicidio, ingoiando trenta compresse di Roipnol: la locandiera della pensione in cui alloggiava chiamava
Dall’ ottobre del 1981 al luglio del 1983 l’aspirante frate, conduceva vita religiosa nel convento cappuccino di Bronte, in provincia di Catania. Tale esperienza sarà raccontata nel romanzo breve Il fratacchione, scritto anni dopo, nel settembre del 1994, e pubblicato dalla casa editrice Publisicula di Palermo nel 1995. Sul retro della copertina della rivista I miserabili il libro veniva così pubblicizzato: «La problematica dell’ispirazione divina che porta un uomo alla scelta del sacerdozio pervade il romanzo, che narra di un ragazzo miscredente che si vota a Dio dopo la lettura di certi libri sulla vita dei Santi. Dopo aver visto sacerdoti che si affogano nel cibo, che si lasciano pesantemente trasportare dalla loro pedofilia, che diventano amanti e padri di figli illegittimi, che hanno il vizietto di baciare sulla bocca le donne il ragazzo preferisce abbandonare la Chiesa comprendendo di non essere votato alla vita sacerdotale. I due anni trascorsi in convento saranno serviti però a qualcosa, per esempio, ad avere maggiore stima e fiducia di se stesso».
Lasciato il convento Ormando si trasferiva a Firenze, presso un amico molto più anziano di lui. È in questo periodo che incominciava a scrivere la prima stesura delle sue fiabe, che verranno completate, anni dopo, in sillogi quali Novellando sotto le stelle, Le avventure del nubinauta Grissino, Il monte incantato ed altre fiabe.
Nell 1985 scriveva delle poesie di ispirazione leopardiana che pubblicava a sue spese col titolo Vagiti primaverili. Si interessava al contempo al
Nonostante questi interessi culturali (il teatro, la poesia, la narrativa) Ormando non si riprenderà mai dai suoi traumi, mostrando di non saper ricucire le ferite dell’anima mai cicatrizzate che quotidianamente gli venivano inferte dal pregiudizio e dall’emarginazione, tanto che in un incompiuto romanzo sull’AIDS, che aveva incominciato a scrivere nel 1985, usa queste parole per descriversi: «Ultimamente sono cambiate molte cose sulla mia vita, io stesso sono talmente mutato che faccio fatica a riconoscermi. Se dovessi fare un inventario di me stesso, non saprei da dove cominciare, visto che di umano mi è rimasto un sordo dolore ed un’animalesca rassegnazione. Conservo tuttora delle sembianze umane, ma internamente sono pura putredine, pasto per i vermi. Per quale sottile alchimia il mio corpo non si decompone? Forse dovrei interrogare gli scritti del divino Paracelso e del divino Ermete Trismegisto per uscire fuori dal circolo vizioso delle domande senza risposte».
Nel dicembre del 1989 Ormando iniziava a scrivere il romanzo epistolare Sotto il cielo di Urano. In questo libro, tra alti e bassi, tra frequenti sbalzi di umore, trovandosi nella vita reale in mezzo ad una strada, in alcune delle sue pagine più disperate, leggiamo la seguente confessione: «Le mie vicissitudini non sono molto dissimili da quelle che potrebbe vivere sulla propria pelle un individuo del Terzo mondo. No, la vita non è stata benevola nei miei confronti. Ho sperimentato in prima persona cosa significa salire e scendere le scale altrui, sentirsi un maruchien nel proprio paese vivere all’ombra di mia madre, essere umiliato, vilipeso, osteggiato, emarginato e porre fine ai miei giorni con il suicidio. Se un giorno dovrò scegliere la mia morte, opterò per darmi fuoco. Se dovrò andare ad arrostire nel fast food dell’inferno, tanto vale prepararsi per finire infilzato da uno spiedo e divorato dal fuoco della Geenna.»
In questo contesto tragico, l’unica magra consolazione che si offriva allo scrittore era data dalla considerazione che «non sarebbe la prima volta, se guardiamo alla storia dell’arte, che si suicidano degli aspiranti artisti, frustrati, incompresi, dileggiati, poveri e reietti come me».
L’opera che Ormando ci ha lasciato, al di là di ogni pregio letterario che non saremo noi a conferire, mette spietatamente a nudo il cuore di un uomo con il suo stigma sanguinante, gettando abbastanza luce sulla vita di un omosessuale che, quasi fustigandosi a sangue, non ci risparmia nulla, nelle sue confessioni, della sua disperata emarginazione e della sconfinata solitudine di cui – come è detto a conclusione di un’ ultima lettera per i posteri, spedita il giorno prima del suicidio all’agenzia Ansa di Roma – «non potrà mai farsi una ragione».
Di quest’opera l’omosessualità di Alfredo, dapprima latente e poi provocatoriamente e scandalosamente manifestata, è la più profonda chiave di lettura, che ci fa comprendere, passo per passo, un drammatico percorso di vita, un lucido e sistematico piano di rivolta, di protesta estrema, inaudita, che non poteva non sfociare in una catastrofe personale.
Piero Montana in seguito alla consultazione del materiale messo a disposizione dalla Biblioteca di Bagheria
Opere di Alfredo Ormando
Il Fratacchione – Romanzo pubblicato dalla casa editrice Publiscula di Palermo nel 1995
Il dubbio – Romanzo inedito
L’escluso – Romanzo inedito
Sotto il cielo di Urano – Romanzo inedito
Inferno – Parodia del primo canto dell’Inferno di Dante inedita
Novellando sotto le stelle – Raccolta di fiabe paesane inedite
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