Josef Mayr-Nusser
Josef Mayr-Nusser (Bolzano, 27 dicembre 1910 – Erlangen, 24 febbraio 1945) nato in una famiglia di contadini profondamente credente dell’Alto Adige, divenne dirigente dell’Azione Cattolica della parte tedesca della diocesi di Trento (di cui all’epoca facevano parte la Bassa Atesina, Bolzano, Merano e la Val Venosta) nel 1934.
In occasione delle Opzioni in Alto Adige del 1939 si schierò con i Dableiber, ovvero coloro che, contrari all’emigrazione verso il Terzo Reich, vollero rimanere in Italia[1] e aderì segretamente al movimento antinazista “Andreas Hofer Bund”. Lavorò presso la ditta Amonn di Bolzano e nel 1943 diventò padre di un bimbo. Era uno tra gli esponenti più importanti dell’Azione Cattolica locale.
Dopo l’annessione dell’Alto Adige-Südtirol alla ZOP (Zona d’operazioni delle Prealpi, praticamente annessa al Reich) fu arruolato forzatamente nelle SS e il 7 settembre 1944 partì dalla stazione di Bolzano, per recarsi su di un treno formato da tre vagoni bestiame in Germania, a Konitz in Prussia (oggi Chojnice), presso una caserma di addestramento di quel famigerato corpo. Al momento di prestare il giuramento, nonostante i consigli contrari di camerati e superiori, si rifiutò di pronunciarlo, per motivi di coscienza. Fu quindi processato e condannato a morte.[1] Imprigionato, fu poi avviato su un treno merci verso il campo di sterminio di Dachau, ma morì il 24 febbraio 1945 a Erlangen, durante il viaggio, per i maltrattamenti subiti, la fame e la sete.
Si tratta di un personaggio fino a pochi anni fa poco popolare fra i sudtirolesi, che lo consideravano per certi versi un traditore sia come Dableiber sia come nemico del nazismo, per il quale una parte non indifferente della popolazione aveva simpatizzato negli anni fra il 1935 e il 1945. La salma fu traslata a Bolzano nel 1958 e ora riposa nella piccola chiesa di San Giuseppe, a Stella di Renon, sopra Bolzano.
Verso la fine del secolo la sua figura è stata rivalutata anche nei circoli più conservatori, nell’ottica di una tardiva ma sincera riflessione sulla compromissione di una parte dei sudtirolesi con il nazismo. La sua storia e la sua testimonianza di fede e di coraggio civile sono state raccontate dal giornalista bolzanino Francesco Comina nel libro Non giuro a Hitler. La testimonianza di Josef Mayr-Nusser (prefazione del figlio Albert Mayr) San Paolo, Cinisello Balsamo, 2000.
La causa di beatificazione ha portato al riconoscimento del martirio in odio alla fede con decreto della Congregazione per le Cause dei Santi dell’8 luglio 2016.[
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