Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano
Uscire dal sistema dei cappellani militari
Cappellani sì, militari no.
La “guerra mondiale” in cui siamo immersi, dentro il sistema gigantesco di ingiustizia e di
complicità che la alimenta, ci spinge sempre più a valutare gli strumenti bellici “con una mentalità
completamente nuova”.
L’espressione è contenuta nella Costituzione conciliare Gaudium et spes (80) la quale aggiunge
che “la Chiesa si serve delle cose temporali nella misura che la propria missione lo richiede.
Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’ autorità civile. Anzi essa
rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso
potesse far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre
disposizioni” (76).
Da parte sua Papa Francesco, al Convegno della Chiesa italiana di Firenze (novembre 2015),
dichiarava: “Non dobbiamo essere ossessionati dal ‘potere’ anche quando questo prende il volto di
un potere utile e funzionale all’ immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i
sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso”.
Ritieniamo, quindi, sia arrivata l’ ora di una testimonianza evangelica limpida e radicale
per superare la presenza strutturata dei presbiteri nell’esercito, con il gesto unilaterale di
uscita dall’ attuale sistema dei cappellani militari. L’assistenza spirituale al personale militare
può essere assicurata da cappellani “senza stellette” non inquadrati nelle Forze armate.
Il venerabile Tonino Bello, intervistato il 28 giugno 1992 sui costi economici relativi
all’ integrazione organica dei sacerdoti nelle strutture militari, si dichiarava sensibile soprattutto
ai costi relativi alla credibilità evangelica ed ecclesiale. Per lui, e per noi, è necessario mantenere un
servizio pastorale distinto dal ruolo militare. “Accade già nelle carceri”, osservava: “non si vede per
quale motivo non potrebbe accadere anche nelle forze armate. Cappellani sì, militari no”.
Per questo è opportuno un esplicito pubblico impegno del Sinodo delle Chiese in Italia ad avviare
un processo di superamento del regime attuale.
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