SEMPRE PIÙ DISTANTI CHIESA STORICA E GESÙ RISORTO:
UN SAGGIO DI PSICANALISI DEL CRISTIANESIMO
34262. ROMA-ADISTA. Di fronte alla carenza di ricerche psicoanalitiche su questo tema, "mente e passione mi hanno progressivamente animato a intraprendere un viaggio nelle ‘viscere’ di un organismo così complesso ed eterogeneo qual è il Cristianesimo". Sono le parole con cui Luigi De Paoli – psichiatra, già coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa" – introduce Psicanalisi del Cristianesimo (113 pgg., disponibile gratuitamente on-line sul sito www.tevere.org), una ricerca che intende "individuare l’evoluzione delle dinamiche inconscie che caratterizzano l’organizzazione storica del Cristianesimo". "La premessa d’obbligo per chi desidera fare un percorso ‘psicoanalitico’ – spiega De Paoli – è che la mente umana lavora sulla base di due ‘logiche’": un processo di elaborazione "primario" (inconscio-non razionale) ed un processo "secondario" (cosciente-razionale, tipico delle scienze moderne). Queste due logiche convivono mantenendo in equilibrio libertà e creatività da un lato, ordine e stabilità dall’altro. Per studiare il Cristianesimo occorre dunque sapere che "in una prospettiva psicoanalitica tutti gli aspetti fondamentali dell’esperienza ‘cristiana’, come la fede nel Figlio di Dio, il Risorto, i miracoli, la salvezza, l’Eucarestia, la vita eterna, ecc., hanno la loro radice ‘anche’ nei processi primari, che per loro natura sono a-spaziali e a-temporali, totalmente incuranti delle contraddizioni, per cui un soggetto può essere contemporaneamente umano e divino, morto e vivente, adulto e infante". Secondo De Paoli, riferendosi esclusivamente ad una logica di tipo secondario (come fanno ad esempio le scienze cosiddette esatte), persino la Resurrezione, perno che fonda e sorregge l’intero credo cristiano, rischia di apparire come una grande menzogna, o quantomeno una ‘magia’ difficilmente corroborabile. Inoltre, i Vangeli sinottici non brillano per coerenza: la testimonianza della resurrezione, infatti, è affidata a due (o tre) donne, che hanno creduto alla testimonianza di due angeli (o un angelo o, forse, solo un giovane raggiante). Dunque, nessuno ha ‘visto’ il Nazareno risorgere. E l’osservazione empirica è proprio il requisito che valida la conoscenza nel mondo occidentale moderno. "Detto ciò, ridurre la Resurrezione ad allucinazione collettiva (…) significa privarsi della possibilità di spiegare come schiere di poveri, di infermi, di schiavi, di donne possano aver sopportato montagne di ingiustizie, di vessazioni e di dolori identificandosi con le sofferenze del Nazareno e con la speranza di una Vita Nuova". Mons. Romero, che – afferma De Paoli – è "la copia fotostatica" di Gesù, così ha interpretato la sua ‘resurrezione’: "Se mi uccidete io risorgerò nel popolo salvadoregno".De Paoli sfrutta a piene mani le categorie della teoria psicanalitica per contestualizzare, nell’ambito della disciplina, Gesù e la Chiesa di oggi, ricostruendo così le differenti manifestazioni del Cristianesimo nei secoli successivi alla morte di Gesù. E non lo fa per desacralizzare un’eventuale menzogna millenaria, quanto piuttosto per svelare i meccanismi di una visione del mondo fluida, in dialogo continuo con il contesto storico-sociale e con l’inconscio individuale e collettivo, che sono alla base di ogni interpretazione della realtà, compresa quella cristiana. Rispetto alle prime comunità cristiane, ad esempio, il Concilio di Nicea (indetto nel 325 da Costantino) ‘trasforma’ Cristo da "malfattore crocifisso" a "Re della gloria", da Figlio sottomesso a "Signore che trionfa sul mondo". E i cristiani, da perseguitati che erano, diventano i nuovi persecutori. De Paoli parla anche dell’eredità di S. Agostino, divenuta poi patrimonio indiscutibile della dottrina ecclesiastica. Agostino reinterpreta il "disordine pulsionale" – identificato da Gesù nell’accumulo di beni e di potere – con la "concupiscenza della carne" e, passando per Adamo ed Eva, istituisce una gerarchia tra uomo e donna, anima e corpo, "Città di Dio e città terrena", sconosciuta ai primi cristiani. Lo studio dell’"inconscio istituzionale" comporta quindi il disvelamento delle logiche sotto cui la Chiesa cattolica si è allontanata dall’esempio del "falegname-profeta-guaritore-martire e risorto" e si è discostata sempre più dalla "struttura fraterna, comunitaria, paritetica, autogestita, povera, non stanziale inaugurata da Gesù". Questa affermazione acquista maggiore rilievo se si considera che la morale, la dottrina e soprattutto l’organizzazione della Chiesa non discendono da specifici dettami evangelici ma dai Concili ecumenici del primo millennio, che hanno progressivamente distanziato il "Gesù Risorto" dal "Gesù storico".
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